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Dal Canada all’Australia, viaggio nel Natale degli emigranti italiani sul numero di dicembre del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero

Tra le novità, l’altoatesino che vive in Groenlandia tra gli inuit e le attività del Circolo siciliano di Santa Fe in Argentina

4 Dicembre 2019| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

«Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi» recita il proverbio popolare. Vale anche per gli italiani all’estero che a dicembre si riuniscono per celebrare la festa più attesa dell’anno. Anzi, vale soprattutto per loro, lontani dalla terra d’origine e più che mai affezionati al Natale. In questo periodo gli italiani emigrati in Canada diventano un’unica, grande famiglia. In “Natale fra nostalgia e tradizione” Vittorio Giordano porta i lettori del «Messaggero di sant’Antonio», edizione italiana per l’estero di dicembre, a Montréal tra presepi, piatti regionali e una grande voglia di stare insieme per condividere valori e usanze che rafforzano il senso di appartenenza all’Italia. A fargli da guida i rappresentanti delle principali associazioni dei nostri connazionali nella metropoli del Quebec.

Natale protagonista anche nell’articolo di Sara Bavato “Il presepe vivente di Melbourne”. La rappresentazione della natività in questa città in Australia è unica nel suo genere. Ogni anno viene messa in scena dal pugliese Virgilio Marcianò, dal 1967 nel Paese dei canguri. Un appuntamento immancabile per 30mila persone che, nel corso di tre serate a ridosso del 25 dicembre, fanno un salto indietro nel tempo, tra centurioni, bighe, botteghe, mulini e l’immancabile stalla con la Sacra famiglia, in una Betlemme ricostruita grazie a una squadra di artigiani volontari e un centinaio di comparse.

La gioventù in Alto Adige, gli studi in psicologia e medicina, la passione per gli sport estremi che lo ha portato ad attraversare a piedi deserti di sabbia e di ghiaccio. E, infine, il colpo di fulmine per una terra tanto bella quanto inospitale. Ha un che di fantastico la storia di Robert Peroni (classe 1944) che, capitato nel 1980 in Groenlandia come guida di una spedizione, da venticinque anni vive e lavora insieme agli inuit nella Casa Rossa di Tasiilaq, sulla costa est dell’isola. In “Clima, inuit a rischio” Luisa Santinello intervista l’uomo che nel Paese dei ghiacci ha aperto un hotel ecosostenibile per dare speranza  a questa minoranza etnica che corre il pericolo di estinguersi.

Il ministro degli esteri argentino, Jorge Faurie, ha definito Santa Fe de la Vera Cruz, la nona città per popolazione con i suoi 550mila abitanti, una provincia «tra le più italiane dell’Argentina». In questo angolo del Paese addossato all’Uruguay sono tante le piccole industrie che portano un nome italiano e altrettanti sono i cognomi di italiani che vi abitano. Tra essi, Giuliano Ovando Salemi, direttore d’orchestra e segretario generale del Circolo Siciliano di Santa Fe, dopo esserne stato presidente per sei anni. Generoso D'Agnese nell’articolo “I siciliani di Santa Fe” racconta come l’associazione guidata dal musicista di origini siracusane sia impegnata per rimanere collegata strategicamente al sistema italiano, dalla cultura al turismo.
 


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