
Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
Sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo Damiana Natali e la sua musica come suono dell’anima
In primo piano anche l’ultima intervista a Gabriel A. Battista, co-ceo di NIAF, ponte tra Italia e Usa, e la storia delle dodici blogger di “Amiche di fuso”
Fin da piccola sognava di dirigere un’orchestra. Oggi è tra le poche donne al mondo a salire sul podio con la bacchetta, con grande capacità e forza d’animo. In «Musica, suono dell’anima» Claudio Zerbetto intervista Damiana Natali, direttore d'orchestra, un ruolo tradizionalmente maschile. Secondo la stimata musicista, apprezzatissima a livello internazionale, «l’orchestra è una metafora della convivenza interculturale, pura sintesi di mondi apparentemente diversi. Si scrive in bianco e nero, ma porta con sé tutti i colori». Questa testimonial dell’italianità nel mondo ha sempre confessato il suo legame particolare con sant’Antonio, «l’Amico di sempre che ti accompagna e ti prende per mano», come ha raccontato al mensile francescano.
In una società come quella americana che fa dell’assimilazione la sua principale prerogativa sociale, brilla un organismo che difende oltre 25 milioni di americani di origine italiana. È la NIAF, la National Italian American Foundation, fondata nel 1975 a Washington per promuovere un’immagine positiva degli italo-americani, preservarne il ricchissimo patrimonio storico-culturale e rafforzare i rapporti bilaterali tra le due sponde dell’Atlantico. Vittorio Giordano in “NIAF, il ponte tra Italia e Usa” intervista Gabriel A. Battista, co-ceo del sodalizio dal 2017, purtroppo recentemente scomparso. Quella che vi proponiamo è la sua ultima intervista: un omaggio al suo impegno e un’eredità morale per la comunità italo-americana.
Da più di cinque anni www.amichedifuso.com è un punto di riferimento digitale per una comunità al femminile in crescita, quella expat. In “Amiche di fuso” Sara Bavato svela la storie di queste dodici blogger che raccontano i Paesi dove risiedono, attraverso il magazine digitale, la pagina Facebook e il profilo Instagram dove il gruppo spiega come si vive in giro per il mondo e, in alcuni casi, anche cosa vuol dire rientrare in Italia e ricominciare daccapo a casa propria. Seguire i loro canali social significa passare dagli Emirati Arabi agli Stati Uniti nel giro di un post, con soste a portata di clic anche in Congo, Svizzera, India, Taiwan, Giappone, Kuwait, Italia e Australia.
Sono quattro, vengono da ogni parte d’Italia e almeno una volta al mese, da circa un anno, cercano di far ridere chiunque parli italiano a Berlino. Lo fanno con uno spettacolo di stand-up comedy, il format tanto caro agli americani con il quale si dà vita a monologhi comici pensati per far ridere e riflettere il pubblico in sala. Ce li presenta Andrea D’Addio in “Quattro comici a Berlino”: sono Gabriele Iaconis, 35 anni, napoletano, che di giorno gestisce un chiosco in un centro commerciale; Alessandro Lorenzo, classe 1985, di Schio, provincia di Vicenza, insegnante di tedesco in classi internazionali; Carlo Rossi, 47 anni, di Bergamo, scrittore di monologhi “col passamontagna”, e Fabio Corigliano, 45 anni, di Reggio Emilia, autore satirico per diverse testate.
In “Orgoglio genovese” Laura Napoletano ci porta in Cile a conoscere l’Associazione ligure di Santiago del Cile, icona della presenza italiana nel Paese che vanta anche una cittadina, Capitan Pastene, dedicata all’omonimo esploratore genovese. A guidarli è il presidente Claudio Massone Stagno, intenzionato a mantenere ben saldi i legami con la terra d’origine per i suoi 470 iscritti e per le nuove generazioni.
A Maurizio Mastrangelo, consulente aziendale e formatore, l’Italia andava e stretta decise di lasciare il suo Molise per Dublino. Analogamente il suo socio, Marco Giannantonio, anch’egli di Campobasso, si lasciò alle spalle una promettente carriera di avvocato per condividere con Mastrangelo il sogno di creare in Irlanda il più importante gruppo di promozione del made in Italy nel settore enogastronomico e turistico. Nacque così nel 2004 il loro progetto imprenditoriale denominato “Flavour of Italy”, come il titolo dell’articolo di Alessandro Bettero.

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Il populismo visto da papa Francesco sul «Messaggero di sant’Antonio» di febbraio
Tra le novità anche il fotoreportage sui minori stranieri non accompagnati, il dossier tra storia e memoria, la seconda parte del percorso “Sui passi di Antonio” in occasione degli 800 anni della vocazione francescana del Santo senza nome
“Populista sarà lei” di Alberto Friso è dedicato alla parola politica più in voga del momento: populismo. In libreria le hanno dedicato titoli e analisi schiere di editorialisti e osservatori sociali. L’inedita quanto preoccupante fortuna che il populismo vive in questa stagione alle più diverse latitudini interroga su radici e conseguenze, sullo stato di salute delle nostre democrazie e della società contemporanea. L’articolo ripercorre il fenomeni nel tempo, nelle varie declinazioni ideologiche che lo sottendono, nelle interpretazioni degli analisti di matrice cattolica. Con un’anteprima esclusiva: un inedito di papa Francesco scritto per l’introduzione all’edizione italiana del libro Popolo e cultura del teologo argentino Rafael Tello (1917-2002) in uscita per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova. Un testo, quello del pontefice, che aiuta a interpretare il fenomeno populista alla luce di quella «teologia del popolo» di influenza argentina più volte richiamata da Bergoglio.
“Noi, no!”, l’editoriale del direttore fra Fabio Scarsato, mette in luce la nostra contraddittoria indisponibilità a rinunciare al nostro livello di vita raggiunto, sia esso economico o culturale, a fronte della crisi economica ed ecologica che stiamo vivendo, che ha messo davanti ai nostri occhi l’urgente bisogno di un cambio radicale di mentalità: l’impossibilità di continuare a produrre e consumare a questi ritmi, depredando e distruggendo ovunque, rendendo apocalittico il futuro delle nuove generazioni. Una crisi, come ha evidenziato papa Francesco nella sua «Laudato si’», direttamente proporzionale a quella umana: migrazioni, terrorismo, povertà. Nel nostro non voler cambiare stile di vita «c’è il peso della nostra impronta ecologica, c’è la finanziarizzazione dell’economia, c’è il delirio d’onnipotenza, c’è la nostra egoistica insostenibilità… ci sta un bel po’ delle cause che hanno portato a questa “terza guerra mondiale diffusa”».
La storia di Copertina “Dafhimes Kashida, ragazzi soli nel mondo” è ripresa nel fotoreportage di Giovanni Mereghetti. “Dafhimes Kashida” è un acronimo creato unendo le iniziali dei nomi dei minori stranieri non accompagnati protagonisti di questo racconto per immagini e parole. Una scelta stilistica e deontologica di rispetto, quella dell’autore, di non mostrare volti e non indicare storie personali, ma solo collettive. Perché ognuno dei ragazzi incontrati nel suo viaggio ha alle spalle una storia pesante: violenze fisiche, torture psicologiche, abusi sessuali, schiavitù, privazioni, abbandono.
In vista della 28° Giornata mondiale del malato Claudio Zerbetto in “È Lui il vero ristoro” ci porta tra i cappellani in corsia che vivono il “ministero della vicinanza” negli ospedali, negli istituti di cura e nelle case, laddove ci sono ammalati, disabili, anziani soli. Compagni di viaggio nella malattia con le parole della fede e l’umanità della condivisione.
La storia ha valore solo se indaga e ci interroga sul nostro presente. È patrimonio dell’umanità che sa andare oltre le tante memorie spezzate che ancora continuano a dividere intere comunità. Il dossier “Il senso di ciò che siamo” di Nicoletta Masetto ripercorre tante “memorie spezzate”, dal caso Aldo Moro al Vajont, dall’olocausto degli ebrei alla Resistenza, alla ricerca di una “storia ritrovata” che ha significato solo se dà senso a ciò che siamo.
Un’applicazione per trovare facilmente la chiesa più vicina con i relativi orari di apertura e delle celebrazioni. È l’idea innovativa e di successo di quattro giovani milanesi, la cui storia è raccontata da Sabina Fadel nella storia di vita “DinDonDan, l'app della Messa”.
Che cosa significa oggi parlare di spiritualità? In che modo la ricerca dell’Assoluto influisce sull’arte contemporanea? Luisa Santinello è andata a cercare la risposta al Maxxi di Roma, nell’ambito della mostra «Della materia spirituale dell’arte». Il suo racconto nell’articolo “Lo spirito dell’arte”.
Continua il percorso “Sui passi di Antonio” avviato col primo numero dell’anno in occasione degli 800 anni dalla vocazione francescana del Santo per antonomasia. A febbraio ci si sofferma sull’infanzia di un giovanissimo Antonio, al secolo Fernando, con un servizio corale scritto a più mani da fra Fabio Scarsato, Gilberto Borghi, Chiara Gatti e Paolo Marino Cattorini. Nella sezione “Antonio oggi” Pedro Teutónio Pereira del Museo di Lisbona-Sant’Antonio ci mostra “La Lisbona di Fernando”, tra storia e devozione per l’Antonio a cui diede i natali, mentre fra Danilo Salezze in “Acchiappasogni” racconta i sogni del giovanissimo canonico agostiniano.
Il sommario del nuovo numero su www.messaggerosantantonio.it dal 1° di febbraio.

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Ottocento anni fa la vocazione francescana di Antonio: sul «Messaggero di sant’Antonio» di gennaio inizia un percorso biennale che ripercorrerà le tappe della vita del Santo
Tra le novità anche il dossier di Gianni Riotta sulle “rivoluzioni giovanili” motori di cambiamento in ogni epoca, il fotoreportage sui quartieri di Roma, l’intervista a Manuel Bortuzzo
Nel 2020 ricorrono gli ottocento anni dalla vocazione francescana di Antonio, che fino al 1220 era un canonico agostiniano. A questo grande tema, che accompagnerà tutto il Messaggero di sant’Antonio nel corso del nuovo anno e del prossimo, è dedicata la copertina di gennaio: “1220-2020 Da Fernando a Antonio” (illustrazione di Luca Salvagno). A partire da questo mese, il percorso biennale ci porterà attraverso le pagine di catechesi a ripercorrere i passi di Antonio da quando, a Coimbra, decise di vestire il saio francescano per sorella povertà e cambiare il suo nome di battesimo Fernando, lasciando agi e sicurezze dell’abbazia di Santa Cruz (era il 1220), fino all’incontro ad Assisi con san Francesco (1221). «Vogliamo interrogare Antonio, e farci accompagnare da lui lungo le spesso contorte strade delle nostre esistenze», scrive il direttore fra Fabio Scarsato in “L’inizio del viaggio”, seguendo le tappe della sua vita che 800 anni fa egli rimise in gioco con tutta la sua umanità per rispondere a una nuova chiamata di Dio.
Gianni Riotta firma il dossier “Siamo nati liberi”, un viaggio nello spazio e nel tempo, dalle piazze dei giovani dei Friday for future a quella di Hong Kong, dai nostri giorni a quelli di Nelson Mandela e del “rivoluzionario” Silvio Pellico. L’egemonia dei despoti, che sembra dominante nelle grandi dittature e seducente anche nelle democrazie, alla fine cederà il passo. Perché nelle tante proteste locali, ragazze e ragazzi, incuranti dei parrucconi, ricordano che l’uomo e la donna nascono liberi.
Un mondo in pace è molto più di un luogo in cui non ci sono guerre. In tante parti d’Italia operano «Scuole di pace», che hanno come compito quello di disegnare nuovi percorsi di dialogo e di confronto. Ne scrive Nicoletta Masetto in “L’unica cosa giusta”. Il tema dei conflitti armati viene ripreso anche nel contributo di graphic journalism di Camilla Zaza dedicato al commercio di armi nel mondo.
Claudio Zerbetto intervista, in esclusiva per il mensile, Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto azzurro olimpico costretto su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito alla schiena da un proiettile. Manuel parla della vicenda e confida il suo sogno: ricominciare a «vincere».
Il 26 gennaio fa il suo esordio la «Domenica della Parola», la prima da questo 2020 in poi, dedicata a favorire la celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. A istituirla papa Francesco, «perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura». Ne scrive Alberto Friso in “Contemporanei del Vangelo”.
Gli scatti di Paola Favoino nel reportage fotografico “Roma allo specchio” fanno emergere un quadro contradditorio di una delle più belle città del mondo, dove bellezza e degrado da un lato, e vecchi, nuovi abitanti e turisti dall’altro, si mescolano e convivono.
Alessandro Bettero presenta la mostra “Milano anni '60” (fino al 9 febbraio a Palazzo Morando, Milano) che con foto, manifesti, oggetti di design documenta il boom economico del capoluogo lombardo. Un cambiamento che influì su urbanistica, trasporti, cultura e società.
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Natale nella “Terra promessa”, dove la pace tra ebrei e arabi è possibile, sul «Messaggero di sant’Antonio» di dicembre
Tra le novità anche il focus sulle bioplastiche, il fotoreportage lungo le vie del racket della prostituzione a Castelvolturno, le interviste a Vincenzo Morgante di TV2000 e Nunzio Galantino
È dedicato al Natale in Terra Santa il «Messaggero di sant’Antonio» di dicembre. Il dossier del mese “Terra promessa” racconta come si vive il Natale nei luoghi in cui è nato Gesù attraverso storie di solidarietà, vicinanza, promozione di pace e giustizia fra ebrei e palestinesi. I giornalisti del mensile sono andati a caccia di storie di perdono e amore che attraversano quella che un tempo era la terra del popolo eletto, mentre oggi è la terra perduta, sfigurata dall’odio e dalla violenza, come spiega il direttore fra Fabio Scarsato. C’è la cooperativa Syndianna di Galilea che promuove la cooperazione arabo-ebraica coltivando i vigneti nella Valle del Cremisan (“Olive e vino per lavare le ferite” di Nicoletta Masetto). La storia di Yehuda Stolov, che si è trasformato da ebreo radicale in fondatore di una delle più importanti esperienze di dialogo interreligioso in Terra Santa (“Nati per vivere assieme” di Giulia Cananzi). Il “prima” e il “dopo” degli israeliani Chen e Netta e dei palestinesi Mohamed e Osama che, da guerriglieri a vario titolo, uno contro l’altro, hanno riposto le armi e sono diventati attivisti dell’associazione Combatants for peace (“Combattenti per la pace” di Alberto Friso). Il modello di dialogo , rispetto e convivenza unico in Terra Santa del villaggio Neve Shalom – Wahat al-Salam, che significa Oasi di pace, a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv dove ebrei e arabi palestinesi convivono insieme (“Abbattiamo i muri per incontrare l’altro” di Claudio Zerbetto).
A partire dal XX secolo la plastica è diventata uno dei materiali più presenti nella nostra quotidianità. Difficile farne a meno per la sua praticità di utilizzo, ma al tempo stesso le sue ricadute negative in termini di inquinamento sono pesanti. Che cosa fare? La ricerca scientifica è in grado di proporre alternative valide? In “Bioplastiche, queste sconosciute” Maria Giovanna Romanelli fa il punto della situazione sulla ricerca, guardando alle nuove normative europee sulle plastiche usa e getta che, a partire dal 2021, non si potranno più utilizzare.
La chiamano la «professione più vecchia del mondo», quasi a voler giustificare una pratica che è, in realtà, la forma più assoluta di sfruttamento di un essere umano. E che rappresenta, per le organizzazioni criminali, la terza fonte di guadagno dopo il traffico di armi e quello della droga. Nel fotoreportage “Le vie di Castelvolturno” Alessio Paduano ci porta nel comune della provincia di Caserta dove più della metà della popolazione è costituita da immigrati, per lo più irregolari, e dove le ragazze nigeriane, che arrivano in Europa convinte di costruirsi una vita migliore, vengono ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. A loro è dedicato anche il box di Nicoletta Masetto “Medea in strada”, spettacolo teatrale itinerante lungo le strade della prostituzione in varie città italiane.
Al buon uso delle parole, nella vita quotidiana, nelle relazioni e in tv sono dedicate le due interviste di Sabina Fadel a Nunzio Galantino, nuovo presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, incontrato in Basilica del Santo in occasione di Solidaria 2019 (“Confini e sconfinamenti”), e a Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e InBluRadio, realtà editoriali targate Cei, dove informazione e intrattenimento hanno il sapore e lo stile del Vangelo (“La televisione dei contenuti”).
«Il Signore vuole da tutti noi che si diventi sempre più grandi. Ecco il motivo delle prove: vivere, lasciando che tutto il senso della nostra vita lo sappia e lo conosca Lui solo». Così scriveva Benedetta Bianchi Porro, proclamata beata il 14 settembre scorso. In “Che sia Benedetta!” don Andrea Vena ripercorre la vita e la testimonianza di questa giovane donna, conosciuta attraverso i suoi scritti e i suoi famigliari.
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La poesia è per tutti nel «Messaggero di sant’Antonio» di luglio-agosto
Tra le novità anche l’approfondimento sul mondo degli oratori, l’inchiesta sulla christian music dal rock al pop e i fotoreportage dallo Sri Lanka e da Giuliano Teatino in Abruzzo
Ma davvero la poesia è per “pochi eletti”? La realtà è differente perché il linguaggio poetico si rivolge a tutti e, contrariamente alle attese, piace soprattutto ai giovani. Ne parla nel dossier “Versi per tutti” Sabina Fadel, che sul tema giovani e poesia intervista anche il poeta Davide Rondoni. Il focus di Andrea Semplici racconta come nella storia recente i poeti abbiano dato forza ai popoli che hanno fatto la rivoluzione, dal Nicaragua alla Russia.
“Oratorio, casa da abitare” di Claudio Zerbetto è un’incursione estiva nel mondo dei patronati, che sono 8mila in Italia con 2 milioni di giovani e giovanissimi che li frequentano. L’estate è infatti il periodo in cui questi spazi ecclesiali propongono ai ragazzi diverse iniziative ricreative, di solidarietà e formazione, dai Grest ai campi scuola, senza temere l'accoglienza a tutto tondo degli stranieri. L’articolo fa il punto anche sulle nuove regole per minori e adulti che li accompagnano.
L’inchiesta di Alberto Friso “Quanto è rock la musica cristiana!” ci porta tra le note e i testi del panorama della musica cristiana al di fuori della liturgia, con sorprese e conferme del panorama cattolico, tra rock, pop e rap. Perché i cristiani hanno sempre cantato e suonato musica sacra e hanno il pieno diritto di cantare la propria fede anche fuori dalle chiese, come testimoniano i molti autori, cantanti e band con produzione dichiaratamente cristiana, dal blues al jazz, dalla dance al metal.
A tu per tu con il «coach» della Umana Reyer basket, Walter De Raffaele, che, a pochi giorni dalla vittoria in campionato, da Venezia è venuto a piedi nella Basilica padovana per dire il suo grazie a sant’Antonio. Nell’intervista “Uno scudetto per il Santo”, curata da Sabina Fadel e fra Andrea Vaona, il primo allenatore della squadra si racconta: «al di là del risultato ottenuto che, in fondo, è un motivo un po’ futile, credo che nella vita ci sia sempre un disegno più grande ed è giusto rendersene conto e riconoscerlo».
“Il giro del mondo in una Biennale” di Luisa Santinello è un viaggio a Venezia alla scoperta di uno degli appuntamenti artistici più importanti al mondo. Un grande spazio di creatività e dialogo che richiama ogni due anni centinaia di migliaia di turisti. Un evento per tornare a sognare e riflettere su passato, presente e futuro.
Due i fotoreportage di questo mese: “Ritrovarsi in Sri Lanka” di Paola Favoino e “Il miracolo del giglio” di Andrea Semplici. Nel primo l’autrice racconta attraverso la storia di Asanka, quella di tanti srilankesi che lasciano la loro terra e attraversano mari e oceani in cerca di lavoro. Nel secondo guidati dall’autore si va alla scoperta della doppia festa per sant’Antonio a Giuliano Teatino, in provincia di Chieti, dove, oltre al 13 giugno, il Santo viene festeggiato anche il 19 agosto.
Male e bene, terra e cielo, esterno e interno, coppie di opposti nei quali proiettiamo limiti e speranze è il tema dell’editoriale “Zombi e alieni” di fra Fabio Scarsato che prende spunto dalla produzione letteraria, cinematografica e dei fumetti horror e fantascientifica.
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“Matti da slegare” nel «Messaggero di sant’Antonio» di giugno
Tra le novità anche il dossier sul giornalismo costruttivo, il disagio abitativo con il rischio sovraindebitamento delle famiglie e fotoreportage
“Matti da slegare” è il titolo della copertina del «Messaggero di sant’Antonio» di giugno, che richiama il tema dello speciale interno a cura di Giulia Cananzi “Sant'Antonio tra i matti” dedicato al “Progetto 13 giugno” di Caritas Antoniana onlus. L’intervento ha come obiettivo la costruzione e l’avviamento di un centro di riabilitazione in Togo a favore dei più poveri tra i poveri, ovvero i malati psichiatrici, seguendo le tracce di Grégoire Ahongbonon, il «Basaglia d’Africa». Un progetto importante sia per la sua valenza simbolica, sia per l’ammontare del finanziamento necessario, 490mila euro, che come di consueto viene presentato ai lettori del mensile. Il racconto di viaggio nel Paese africano è di fra Giancarlo Zamengo, direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», con le foto di fra Fabio Scarsato, direttore responsabile del mensile. Nel suo editoriale “La mia povera Africa”, Scarsato, spiega le motivazioni che stanno alla base del progetto 2019: «Mi rendo conto che, questa volta, sant’Antonio - attraverso la Caritas Antoniana - non va in un Paese povero per fare la carità: ma per giustizia. Per aiutare Gregoire, suor Simona, Martin, Jonas, père David e tanti altri, a ridare dignità ai tanti malati non meglio diagnosticati. Matti, posseduti dagli spiriti maligni o dal demonio, a seconda del credo. Dove l’unica medicina a cui puoi votarti è l’esorcismo, variamente inteso e ancor più praticato: legando il malato, isolandolo da tutti, costringendolo a riti e digiuni incomprensibili. Perché la dignità, se non ce l’hanno gli ultimi, non ce l’ha nessun altro».
Il dossier del mese “Comunicare il positivo”, scritto da Giulia Cananzi, Sabina Fadel, Nicoletta Masetto, Claudio Zerbetto, è dedicato ai media e al modo diffuso di raccontare i fatti, con un occhio al cosiddetto “giornalismo costruttivo”. Sommersi dalle notizie negative che occupano la maggior parte degli spazi nei media, talvolta urlate o, peggio, false e contraddittorie, molte persone cedono agli slogan, all’aggressività, alla tentazione di un mondo semplificato. Ecco perché occorre comunicare bene e comunicare il meglio, senza sensazionalismi ma usando “parole che illuminano”.
Alberto Friso in “Casa amara casa” fa il punto sul disagio abitativo, tema tornato recentemente sulle prime pagine dei giornali. Il Messaggero si sofferma sul dramma pignoramento quando i debiti assediano anche la sudata prima casa, sulle sue cause, sulla legge e sulle possibili uscite dal sovraindebitamento.
Il discernimento spirituale è insieme metodo e obiettivo della vita cristiana. Per riconoscere l’opera di Dio nella vita di ciascuno. E per divenire, sempre più, credenti maturi, responsabili e, soprattutto, liberi. Se ne occupa Sabina Fadel in “Discernimento... per tutti”, con le illustrazioni del fumettista Luca Salvagno.
Due i fotoreportage del mese: “Professione portatore” di Adriano Marzi racconta il logorante lavoro degli sherpa nepalesi, senza cui sarebbe impossibile scalare l’Himalaya, mentre “Figli di Sardegna” di Paola Favoino l’universo antico, ma sempre attuale, dei pastori sardi, dalle tradizioni tramandate di padre in figlio all’ingiusto sfruttamento del loro lavoro.
Infine Claudio Zerbetto in "I bambini salveranno il mondo" intervista Michele Mirabella, uno dei personaggi televisivi più amati. Per tutti è il «professore», uomo di vasta cultura, ora anche dottore in medicina e da sempre “in umanità”.
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Sul nuovo numero del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero “geni expat” di ieri e di oggi, dal Leonardo che non ti aspetti al progettista di un bus elettrico modulare a Dubai
Tra le altre novità della rivista, la storia del Congresso nazionale degli Italo-Canadesi e quella della Familia abruzzese di Rosario in Argentina
A Leonardo Da Vinci, sacro e profano, a 500 anni dalla morte, è dedicata la copertina del numero di maggio del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero e il servizio di Alessandro Bettero “Quel Leonardo che non ti aspetti” (con le illustrazioni di Guido Scarabottolo). Di Leonardo - uomo, artista, scienziato, filosofo - “italiano all'estero” ante litteram (lavorò in Francia, dove morì ad Amboise) il Messaggero si sofferma sugli aspetti forse più curiosi, come la sua conoscenza dei macchinari e dei metodi di produzione della lana e della seta (i suoi progetti diedero impulso fin dal Cinquecento a Milano a quella che diventerà la capitale della moda, anticipando in un certo senso il “made in Italy”), quella in ambito musicale che lo portò a inventare la “viola organista”, fino alle idee del Leonardo gourmet, dove leggenda e verità s’intrecciano.
È tutto italiano, o per meglio dire padovano, l’innovativo sistema di trasporto pubblico elettrico presentato recentemente in scala 1:10 negli Emirati Arabi in vista di Expo Dubai 2020 e che ora lo sceicco vuole realizzare in dimensioni reali. Si tratta di un bus modulare con singole unità che si agganciano e si sganciano sollevate da terra, tanto da apparire come navicelle volanti. Entrano nei centri abitati, effettuano soste, percorrono vie, si fermano al numero civico. Il progetto è di Tommaso Gecchelin, 33 anni, ingegnere padovano, due lauree, Fisica e Disegno industriale, fondatore della Next Future Transportation e un lavoro nella Silicon Valley. Claudio Zerbetto intervista questo giovane inventore in “A Dubai il mio autobus componibile”.
Il Canada è una delle nazioni più tricolori del mondo, con il suo milione e mezzo di cittadini d’origine italiana, settima comunità etnica del Paese. E con un’italianità viva, forte, dinamica e sempre proiettata al futuro, grazie al lavoro costante di centinaia di associazioni e organismi comunitari. Tra questi il “Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi”, vero motore propulsore dell’italianità in Canada, sia sotto il versante della promozione del patrimonio storico-artistico italiano, sia nella tutela degli interessi e della reputazione dei nostri emigrati. Le tappe di questa importante istituzione viene ripercorsa da Vittorio Giordano nell’articolo “Il Congresso ha fatto la storia”. Secondo i dati dell’ultimo censimento, nel Paese degli aceri vivono 1.587.970 canadesi d’origine italiana, il 4,6 per cento della popolazione totale.
“Una Familia che si ritrova anche on line” è la storia raccontata da Generoso D'Agnese e della Familia abruzzese di Rosario, in Argentina, che “riunisce” i suoi aderenti attraverso una rivista digitale. L’associazione guidata oggi da Marcelo Castello, nato da emigranti originari da San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), venne fondata nel 1964 ed è particolarmente attiva. Tra i molti progetti che promuove c’è la riunione annuale del CRAM, il Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel mondo, la partecipazione alle iniziative culturali estive in Abruzzo e l’offerta sempre più ricca di corsi di italiano per argentini con radici italiane.

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La nuova geografia del bene sul «Messaggero di sant’Antonio» di aprile
Tra le novità del nuovo numero anche il fotoreportage su Lampedusa, l’approfondimento su come ricostruire la fiducia tra sacerdoti e fedeli dopo gli abusi del clero, storie di vita e umanità
È una nuova «geografia del bene» quella che sta rivoltando l’Italia e che emerge dal dossier “Costruttori di umanità” di Nicoletta Masetto, Giulia Cananzi e Claudio Zerbetto. A compierla un esercito pacifico di uomini e donne che il presidente della Repubblica chiama, appunto, «costruttori di umanità», e che i giornalisti del «Messaggero di sant’Antonio» raccontano nelle pagine di aprile. Storie di gente comune che non si gira dall’altra parte e che, sottotraccia e senza clamore, cerca di “ricostruire” la nostra Italia.
Nell’era dei social network, dove conta avere tanti “seguaci”, il direttore fra Fabio Scarsato nel suo editoriale, intitolato “Follower”, si sofferma sulla coerenza mediatica del «modello» Gesù, che alla quantità preferiva (e preferisce) la qualità dei suoi discepoli.
Ugo Lucio Borga firma il fotoreportage “Lampedusa, l'isola che accoglie”. Se in questo lembo di terra gli sbarchi sono sempre più sporadici, i lampedusani non cancellano la memoria e, con essa, la stessa identità di porto aperto della loro isola. Con loro «l’accoglienza non sarà in discussione», racconta dalle colonne del mensile il sindaco Salvatore Martello.
In “La scomparsa della tenerezza” Lucetta Scaraffia affronta un tema spinoso, che ha spezzato, irrevocabilmente, qualcosa nel rapporto tra sacerdoti e fedeli: gli abusi sessuali del clero. Rivelare i meccanismi perversi di potere e punire i responsabili, senza coprirli col silenzio, è la via indicata dal papa per combattere questa piaga e per riconquistare il diritto alla tenerezza, anche nella Chiesa.
“La mia guerra silenziosa” di Nicoletta Masetto è la storia dell’«uomo che sussurra alle mine». Davide Campisi, uno dei più esperti sminatori della Brigata Folgore, richiestoci anche da altri Paesi, è stato in tutti i teatri bellici degli ultimi anni e non si è mai arreso. Una guerra, la sua contro le mine, che non finisce mai. Perché ogni 20 minuti nel mondo, un uomo, una donna o un bambino saltano su una mina, anche a conflitto ufficialmente cessato.
Il primo, ma anche l’ultimo respiro, quello dei bambini nati morti che un’antica tradizione voleva venissero portati dinanzi all’altare della Madonna, nella chiesa di Casez, in Trentino, per implorare un miracolo “à répit”, una resurrezione temporanea, giusto il tempo di battezzarli. Grazie a un archivio parrocchiale del Settecento, fra Fabio Scarsato svela piccole storie anonime di dolore e speranza (“In paradiso… per un soffio”).
Tra opere d’arte contemporanea e lavori «site specific», il Chiostro del Bramante a Roma celebra con una mostra il valore dell’immaginazione nella nostra quotidianità. Ne scrive Luisa Santinello in “L'arte fa sognare”.
Il sommario del nuovo numero su www.messaggerosantantonio.it dal 1° di aprile.

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Parlano italiano i robot di Fukushima, gli ultimi cantastorie nei tram di Melbourne, il primo pompiere italiano in Germania
Storie di emigrazione nelle pagine del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di novembre
A Tokyo Michele Guarnieri, ingegnere informatico mantovano, ha fondato HiBot, una delle più grandi aziende nipponiche nel campo della robotica. È lui che ha realizzato i due «snake-like robot» (robot a forma di serpente) utilizzati nella centrale nucleare di Fukushima per riprendere immagini, scattare foto e raccogliere dati dopo il rovinoso tsunami del 2011. Nell’articolo “I miei robot a Fukushima” di Claudio Zerbetto, il 43enne di Mantova dal 2001 al Tokyo Institute of Technology racconta cosa lo ha portato fuori dall’Italia e le differenze tra il nostro Paese e il Giappone in materia di tecnologia robotica.
Presenze leggendarie dei tram di Melbourne erano i connies, non solo controllori che vendevano i biglietti a bordo, ma veri e propri punti di riferimento che regalavano arte, musica e sorrisi ai passeggeri. L’ultimo connie è Roberto D’Andrea che oggi guida un gruppo di artisti di strada dispensando nei tram non solo buon umore, ma anche informazioni sull’ambiente e la storia locali. Il suo impegno l’ha trasmesso anche ai tram di Calcutta, grazie a un’associazione indo-australiana da lui fondata. Ne parla Sara Bavato in “Melbourne chiama Calcutta”.
Come si diventa pompieri a Berlino? Lo spiega Davide Palmisano, 29 anni, nato a Francoforte sul Meno ma con radici a Fermo, dopo una vita fatta di continui cambiamenti: di casa tra Germania e Italia, di scelta scolastica, di lavoro. Oggi è l’unico italiano e tra i pochissimi stranieri a far parte del corpo dei Vigili del fuoco tedesco. Una strada perseguita con una buona dose d’impegno. A raccontare la sua storia Andrea D’Addio in “Davide, pompiere a Berlino”.

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La fiaba di Gloria e Marco, l’italiano che custodisce i tesori di Versailles, Marco Polo e la passione riaccesa dal suo testamento
Storie di emigrazione nelle pagine del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di luglio-agosto
Un anno fa morivano nel rogo della Grenfell Tower a Londra Gloria Trevisan e Marco Gottardi, due ventisettenni veneti. La mamma di Marco, Daniela Burigotto, ha raccontato la loro storia in una fiaba illustrata che, in queste settimane, arriva in Gran Bretagna. Nicoletta Masetto nell’articolo “Una fiaba per Marco e Gloria” ripercorre, insieme ai genitori di Marco, i sogni e le speranze dei due innamorati emigrati.
È italiano il conservatore del patrimonio storico-artistico della Reggia di Versailles, in Francia. In “Forleo, custode di Versailles” Claudio Zerbetto spiega come e perché Danilo Forleo, 34enne italiano di origini bergamasche, è arrivato a coprire quel ruolo, partendo dai suoi studi in Italia e all’estero.
Una rilettura contemporanea del testamento di Marco Polo da parte di studiosi europei e asiatici ha riacceso la passione non solo per il mercante e viaggiatore italiano più famoso in Cina, ma anche per la Via della Seta, con grandi prospettive per il futuro della cultura e dei commerci. Ce ne parla Alessandro Bettero in “L'ultimo segreto di Marco Polo”.