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«Vogliamo giustizia per George Floyd. Il razzismo è un sottoprodotto della segregazione nelle grandi città americane». Sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero l’intervista ad Antonio M. Romanucci, avvocato della famiglia Floyd

Sul sito del mensile in anteprima l’intervista esclusiva che uscirà a ottobre all’avvocato della famiglia Floyd. Le aspettative per l’esito dei processi e un’analisi lucida delle cause e degli antidoti alle discriminazioni razziali negli Stati Uniti

7 Settembre 2020| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

«Il razzismo è un sottoprodotto della continua segregazione nelle grandi città americane e della nostra incapacità di educare i giovani sui danni causati dalle disuguaglianze in tutte le classi sociali. Alla fine, tutti pagano un prezzo per il razzismo e le disuguaglianze, sebbene questo non sia sempre evidente nella vita quotidiana». Sono le parole raccolte dal «Messaggero di sant’Antonio» di Antonio M. Romanucci dello Studio Romanucci & Blandin di Chicago, uno dei legali che rappresentano la famiglia di George Floyd nella causa civile intentata contro la Città di Minneapolis e i quattro agenti coinvolti nella sua morte durante un fermo di polizia nel maggio scorso. Il sito del «Messaggero di sant’Antonio» pubblica in anteprima l’intervista esclusiva, che uscirà a ottobre sull’edizione italiana per l’estero all’interno di un ampio dossier di Alessandro Bettero dedicato alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, nella quale il legale (che insieme al collega Ben Crump rappresenta i Floyd nell’azione civile ma non nel procedimento penale) racconta sia le aspettative per i processi, sia la preoccupazione per il clima di discriminazione e pregiudizi che si respira negli Stati Uniti e interessa vari gruppi etnici, soprattutto gli afroamericani.

Al di là della causa penale - per cui la famiglia, molti attivisti del movimento Black Lives Matter e l’opinione pubblica internazionale si aspettano giustizia sulla base dei video che tutti abbiamo visto grazie a tivù e social network -, c’è grande attesa anche per le ricadute della causa civile. «Speriamo che essa possa essere di stimolo a riforme permanenti e significative negli Stati Uniti per una polizia al servizio di tutti senza distinzioni, smilitarizzando i dipartimenti di polizia e facendo in modo che siano espressione delle comunità locali», afferma ancora Romanucci.

Sollecitato dalle domande di Alessandro Bettero, il legale dei Floyd parla del “sogno americano” a quasi 250 anni dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America e della promessa dei diritti alla vita, alla libertà e alla felicità invocati da Thomas Jefferson: «Jefferson viene citato quando si parla del “sogno americano”: non solo la ricerca della vita, della libertà e della felicità, ma in particolare il fatto che tutte le persone sono create uguali. Attualmente, negli Stati Uniti è difficile pronunciare le parole fondative su cui è nato il Paese ed essere sinceri al riguardo. Non c’è dubbio che gli Stati Uniti siano diventati molto ricchi, ma anche le disuguaglianze economiche si sono ampliate».

Tra gli altri temi trattati, la protesta violenta e le statue abbattute o danneggiate come quelle di Cristoforo Colombo, i pregiudizi  e gli stereotipi sugli italiani e sugli italoamericani, e il futuro delle giovani generazioni.

L’intervista integrale si può leggere qui: https://messaggerosantantonio.it/content/romanucci-vogliamo-giustizia

Pdf intervista integrale scaricabile dall’area download ALLEGATI

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