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"Critica della ragione manageriale e della consulenza" (ed. EMP), Luigino Bruni spiega perché l’economia ha bisogno di virtù diverse da quelle economiche

Il libro delle Edizioni Messaggero Padova verrà presentato al Festival Francescano di Bologna domenica 24 settembre alle ore 17.00 (Palazzo d'Accursio, Cappella Farnese). Con l’autore dialoga Alberto Vela

31 Agosto 2023| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio stampa Messaggero di S. Antonio Editrice

Possono le virtù, ieri generate altrove, oggi essere prodotte dalle imprese? Come mai nelle aziende si parla di “risorse umane” e non di “esseri umani”? Perché si assiste al fenomeno delle “grandi dimissioni”, ovvero milioni di lavoratori, spesso giovani, che lasciano il proprio impiego senza alternative? L’economista Luigino Bruni nel suo nuovo libro Critica della ragione manageriale (e della consulenza), appena pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova, passa in rassegna questi fenomeni e li rilegge in profondità facendo costante riferimento all’umanesimo biblico. Condensata in poco più di 100 pagine nasce così una critica, nel senso kantiano del termine, della ragione manageriale e della consulenza che stanno diventando sempre più la “ragione” non solo dell’economia, ma dell’intera vita sociale, dalla scuola alle chiese. Non una critica alle “persone” dei manager, si badi, ma una critica al “sistema di governance” delle organizzazioni moderne.

L’autore legge l’attualità, smascherando alcuni inganni nei quali siamo immersi e mettendo in discussioni molti “dogmi” che quasi tutti accettiamo acriticamente, come ad esempio quello della meritocrazia «con cui – si legge nell’introduzione – si legittima eticamente la disuguaglianze, perché i talenti non sono interpretati come dono ma come merito individuale». Un fenomeno, questo, che sta entrando prepotentemente anche nella scuola, scrive Bruni, dove può causare effetti devastanti perché «la scuola deve ridurre, non aumentare le disuguaglianze». Emerge così come l’economia abbia un bisogno vitale di virtù diverse da quelle economiche, perché le stesse virtù aziendali richiedono altri valori che le imprese non sono capaci di generare da sole. Tutte le imprese e tutte le organizzazioni vivono se attingono a falde più profonde di quelle del business.

Un’imprenditoria che sembra aver smarrito il suo punto cardinale, il capitale relazionale: «Le relazioni sono centrali anche nel mondo del lavoro, quindi nelle imprese e nelle molte istituzioni, che sono sistemi complessi, ma prima di ogni altra cosa sono sistemi di relazioni umane. È dentro queste relazioni tra persone, quindi dentro le loro bellezze e ambivalenze, che l’impresa, nasce, vive, cresce, genera le crisi e le supera, cambia, declina, muore, qualche volta risorge». Ma le imprese si affidano sempre più a società di consulenza che diventano vettori di espansione dell’«ideologia del management, costruita attorno ai tre dogmi dell’incentivo, della leadership e della meritocrazia». La critica, precisa l’economista, non riguarda le imprese tout-court di cui non nega l’importanza, bensì l’ideologia del mangement e della consulenza «perché barando si presenta come laicamente tecnica», snaturandone la parte buona.

Così l’autore nell’introduzione: «il grande progetto postmoderno della cultura aziendale di crearsi da sola le virtù di cui ha bisogno per raggiungere i propri obiettivi (un progetto che esploreremo in queste pagine) incontra nella gratuità il suo limite che sembra invalicabile, perché tutte le virtù non nascono e non crescono senza libertà ed eccedenza rispetto agli obiettivi aziendali posti dalla direzione. Non saremo mai lavoratori eccellenti se non impariamo, da qualche parte, che siamo più grandi del nostro lavoro, che valiamo di più degli stipendi e degli incentivi, e che restiamo persone degne anche il giorno che falliamo come lavoratori e imprenditori. Solo imparando a sprecare, inefficientemente, tempo con colleghi, dipendenti, clienti e fornitori, solo perdendo tempo in chiacchiere inutili lungo i corridoi, posso sperare di diventare un giorno un buon manager, e magari anche un manager efficiente di un’efficienza che sa restare umana e quindi capace di pietas. Solo riconoscendo che i miei talenti sono per il 90% dono della vita e solo per il 10% merito posso riconoscere i meriti degli altri e non condannare i demeritevoli come maledetti».

Dieci i capitoli - 1. La consulenza come risposta alla crisi epocale; 2. La buona consulenza è sussidiaria; 3. L’essenziale castità relazionale; 4. Il grande peso delle differenze; 5. Ferita e benedizione nelle imprese e nelle comunità; 6. L’illusione della leadership; 7. Elogio della sequela; 8. L’anti-leadership del monachesimo; 9. I demeriti della meritocrazia; 10. Due ispirazioni bibliche per la governante – preceduti da un’introduzione In 7 punti (e mezzo) e chiusi dalle conclusioni intitolate L’umanesimo dei rigatoni.

Il libro, già disponibile in anteprima sul sito dell’editore, sarà in libreria dall’11 settembre. Presentazione al Festival Francescano di Bologna domenica 24 settembre alle ore 17.00 (Palazzo d'Accursio, Cappella Farnese). Info qui: https://www.festivalfrancescano.it/evento/critica-della-ragione-manageriale-e-della-consulenza/

 

DATI BIBLIOGRAFICI

Titolo: Critica della ragione manageriale (e della consulenza)
Autore: Luigino Bruni
Argomento: Attualità
Collana: Ifuoricollana
Editore: Edizioni Messaggero Padova
Tipologia: Libro, PDF, ePub
Dimensioni libro: 15,0 x 20,5
Pagine: 112
Pubblicazione:  08/2023
Numero edizione: 1
ISBN: 9788825058109
Scheda libro: https://www.edizionimessaggero.it/scheda-libro/luigino-bruni/critica-della-ragione-manageriale-9788825058109-15727.html

 

L’AUTORE - Luigino BRUNI (Ascoli Piceno, 1966), economista e storico del pensiero economico con un particolare profilo di interesse per l’economia civile, sociale e di comunione, si è da sempre interessato anche di filosofia. All’Università Lumsa di Roma è ordinario in economia politica e coordinatore del dottorato in scienze dell’economia civile. È consultore del dicastero per i laici, editorialista di «Avvenire» e direttore scientifico dell’evento “The Economy of Francesco”. È presidente della Scuola di economia civile con sede a Figline e Incisa Valdarno (FI), che ha promosso e co-fondato insieme a Stefano Zamagni. Tra i suoi ultimi libri La comunità fragile (Cittanuova, 2022), Capitalismo meridiano (Il Mulino, 2022), e con le Edizione Messaggero Padova L’economia che fa vivere (2022).


Allegati disponibili


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