Basilica del Santo | ComunicatoStampa
Sant’Antonio ci vuole “come Maria”
Messaggio del Rettore e dei frati della Basilica del Santo in occasione della festa di sant'Antonio 2017
Nel 1665 il pittore Pietro Liberi affresca il soffitto della sagrestia della Basilica del Santo con la Gloria di sant’Antonio, che raffigura la Vergine e Gesù bambino che accolgono il Santo al suo arrivo in cielo tra un tripudio di angeli. Questa immagine è il simbolo dell’edizione 2017 del Giugno Antoniano, cioè della tradizionale rassegna di eventi in onore del Santo di Padova che si è ispirata quest’anno ai centenari delle apparizioni mariane a Fatima e della fondazione della “Milizia dell’Immacolata” da parte di san Massimiliano Kolbe, il francescano conventuale martire ad Auschwitz. Due anniversari e due figure, quella di Maria madre di Dio e di Kolbe, che vanno al passo con la grande devozione per la Madonna di frate Antonio, tanto che nel 1231, sentendosi prossimo alla morte, chiese di essere portato nell’amato convento padovano di Maria Mater Domini, primo nucleo di quella che divenne poi la basilica antoniana.
La devozione a Maria è presente lungo tutto l’arco della vita di sant’Antonio ed egli ne parla a più riprese poi nel suo libro dei Sermoni. Qui il Santo inserisce vari scritti per alcune feste della Madonna e un sermone è dedicato all’Assunzione della Vergine. Ora, poiché secondo la tradizione sant’Antonio nasce a Lisbona il 15 agosto del 1195, festa dell’Assunzione di Maria, mentre san Massimiliano Kolbe nasce al cielo nel bunker della fame ad Auschwitz alla vigilia dell’Assunta, il 14 agosto 1941, ci pare interessante cogliere in questa provvidenziale coincidenza, che accomuna i due Santi con la festa di Maria Assunta in cielo, un messaggio per noi oggi.
Allora ascoltiamo il nostro Santo, il quale scrive: “Con la beata Maria dobbiamo sorridere e godere della nascita del Figlio suo; ma dobbiamo partecipare anche al suo dolore: nella passione del Figlio la sua anima fu trapassata da una spada, e quello fu il secondo parto, doloroso e ricolmo di ogni amarezza” (Dom. I dopo Natale §14). Solo attraverso la notte della croce e della spada dell’Addolorata si giunge a contemplare il Signore. Di qui l’annuncio dell’Assunzione di Maria in anima e corpo.
Nel suo scritto sant’Antonio nota che anche noi, nella preghiera che ci unisce a Dio e fa arrivare a noi la vita divina, possiamo davvero essere innalzati a Dio, non rimanere sottoterra, nella nostra morte quotidiana. Come Maria, anche ciascuno di noi è chiamato a diventare – dice Antonio – il luogo dove poggiarono i piedi del Signore. Il Signore scendendo sulla terra ha avuto bisogno di un luogo pulito dove appoggiare i piedi, la Vergine Maria gliel’ha offerto. Per questo Maria è salita con il Signore che non dimentica quanto ha fatto per Lui: l’ha glorificata al di sopra degli angeli perché si è resa piccola, umile e accogliente.
Questa è la strada evangelica tracciata anche come esempio per i fedeli: più si va in giù davanti al mondo, e più si sale agli occhi del Signore, fino all’unione definitiva al di là della morte e del tempo. Questa è la via al cielo che Maria ci indica nel Magnificat: “Lui ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1, 52). Gesù aveva detto: “chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14, 11) e l’apostolo Pietro: “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1 Pt 5, 5).
Se ci domandiamo allora perché sant’Antonio è intercessore ascoltato presso il Padre, e al contempo è capace di provocare il cuore di tanti con la sua parola e la sua vita, possiamo rispondere che è perché ha imparato da Maria santissima l’umiltà. Ha annunciato il Vangelo vincendo la tentazione del potere, la tentazione della superbia, la tentazione – direbbe oggi papa Francesco - delle mondanità, di tante mondanità che ci sono e ci portano a recitare la vita o a voler apparire. Non c’è infatti servizio in politica, nel lavoro, nella scuola o nella famiglia senza umiltà. “Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv. 13,12 ), dice Gesù dopo aver lavato i piedi ai suoi apostoli. Il Vangelo di Gesù è annuncio di gloria, ma tramite l’umiliazione. Tramite l’amore che si china sull’altro – profugo, migrante, disoccupato, solo, malato, carcerato, emarginato, povero… - e si prende cura di lui.
Saremo cristiani efficaci se, come sant’Antonio, usciamo da noi stessi per predicare Cristo crocifisso, scandalo e pazzia, e se facciamo questo seguendo Gesù con uno stile di umiltà, di vera umiltà, di amorosa umiltà. “Che parlino le opere”, predicava sant’Antonio. Così come parla una lingua comprensibile a tutti il gesto di san Massimiliano Kolbe che dona la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia.
Come frati del Santo portiamo in cuore tutte le necessità dei tanti devoti sparsi per ogni angolo del mondo e le deponiamo ai piedi di sant’Antonio, nostro potente intercessore e con le sue parole preghiamo la Vergine Maria:
Orsù, dunque, nostra Signora, unica speranza! Illumina, ti supplichiamo, la nostra mente con lo splendore della tua grazia, purificala con il candore della tua purezza, riscaldala con il calore della tua presenza. Riconcilia tutti noi con il tuo Figlio, affinché possiamo giungere allo splendore della sua gloria. Amen. (Annunc. [I] §6).
A nome dei frati del Santo
Oliviero Svanera, Rettore della Pontificia Basilica di Sant’Antonio