Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
La “buona economia” nel «Messaggero di sant’Antonio», speciale Emilia Romagna/Progetto Antonio 20-22
A settembre 12 pagine dedicate all’Emilia Romagna con servizi, interviste, approfondimenti. Il mensile francescano ripercorre il cammino di Antonio lungo la penisola a 800 anni dal suo arrivo
Ogni mese una regione toccata dal Santo e un tema a lui caro che la contraddistingue
La fraternità francescana non prevede esclusi né esodati, ma solo sobrietà, semplicità, solidarietà, condivisione e giustizia, perché tutti possano partecipare alla grande festa della vita. Lo sapeva bene frate Antonio, che nel 1231, qualche mese prima della morte, aveva convinto il Comune di Padova, con podestà Stefano Badoer, a mitigare le durissime pene per i debitori insolventi, spesso povera gente vittime degli usurai. Un racconto quello dell’antico statuto padovano che «evidentemente ci emoziona per la nostra fatica a tenere assieme impegno spirituale e cittadinanza attiva e partecipativa, doveri religiosi e responsabilità civile. Dubbi che neanche sfioravano Antonio, francescanamente convinto com’era che, per toccare il cielo con un dito, bisognava avere i piedi ben piantati sulla terra. E che ogni realtà è sempre l’altra faccia della medaglia di qualcos’altro. Non siamo esseri disincarnati, e le nostre vie verso il paradiso passano anche da una buona ed evangelica economia», scrive nell’introduzione alle pagine dedicate all’Emilia Romagna il direttore del mensile fra Fabio Scarsato ("I soldi in tasca").
È infatti l’economia, o meglio la “buona economia”, il tema che il «Messaggero di sant’Antonio» ha scelto per il numero di settembre, che ripercorre un’altra tappa del cammino compiuto 800 anni fa dal Santo, attraverso lo speciale di 12 pagine con servizi, interviste, approfondimenti nell’ambito del progetto “Antonio 20-22” (www.antonio2022.org).
Di esempi di un’economia a misura d’uomo, e non di Wall Street, ce ne sono molti in Emilia Romagna e Luisa Santinello in “Sant’Arcangelo, fratelli e possibile” ci porta a conoscere l’omonima cooperativa sociale «Fratelli è possibile», avviata da un gruppo di francescani secolari di Cesena e sviluppatasi nella cittadina romagnola, che dal 2006, con la sua attività di mediazione sociale, rigenera i legami e trasforma i conflitti in opportunità. Anche in ambito delle imprese e del mondo del lavoro, e anche in questo periodo, in cui la crisi economica acuita dalla pandemia ha messo alla prova tutti, dall’operaio al ristoratore, dalla madre di famiglia al manager d’azienda. Le attività – grandi e piccole – hanno sofferto il peso di un’economia al collasso. Molte non ce l’hanno fatta. Altre però, stringendo i denti, sono riuscite a fare di necessità virtù. Come? Battendo nuove strade, ripensando il proprio ruolo, sempre e comunque al servizio del bene comune.
Per restare nel concreto, inoltre, questo mese Caritas Sant’Antonio, la onlus di solidarietà dei frati della Basilica di Sant’Antonio in Padova, ha deciso di sostenere il progetto denominato «Laboratori migranti» che fa da tramite tra disoccupati e aziende. Si tratta di corsi per imparare a ricercare un lavoro e a scrivere un buon curriculum vitae, offerti gratuitamente dall’Antoniano di Bologna non solo a immigrati, ma a tutta la collettività. Un progetto che coinvolge 55 volontari e 85 partecipanti, molti dei quali o vivono in strada o hanno perso il lavoro per colpa della crisi economica o per problemi familiari. A illustrarlo è Luisa Santinello in “Un laboratorio per ricominciare”.
Il progetto bolognese sostenuto da Caritas Sant’Antonio è un esempio di quella «economia del prendersi cura» che stava allora a cuore a sant’Antonio, così come oggi a papa Francesco. Nei Sermoni il primo scriveva: «Le ricchezze, se si accumulano, e se soprattutto non sono proprie, ma hanno provenienza furtiva, emanano fetore di peccato e di morte. Se invece vengono distribuite ai poveri e restituite ai loro proprietari, rendono feconda la terra della mente e la fanno fruttificare». Ne parla fra Danilo Salezze in “La ricchezza nelle nostre mani”, che affronta il tema dell’economia nel francescanesimo, dalla fioritura duecentesca degli ordini mendicanti fino alla sostenibilità dei conventi di oggi, la cui chiave è la “restituzione” e la “condivisione”.
In “Tra sacro e profano” infine Sabina Fadel ci immerge attraverso l’arte nella cronaca locale dei tempi passati, ricostruendo luoghi e personaggi. Il racconto parte da uno dei più famosi miracoli del Santo e tra i più rappresentati dagli artisti: quello in cui Antonio fa parlare un neonato, che discolpa la madre accusata ingiustamente di adulterio dal marito in preda a una crisi di gelosia. Pochi sanno che l’episodio in questione si svolse nel 1228 a Ferrara (oggi in Emilia, all’epoca parte delle Romagne) e per la precisione nell’attuale via Zemola, nel cuore della Ferrara medievale, all’interno della dimora di Taino degli Obizi, il «marito geloso».
Il «Messaggero di sant’Antonio» media partner del progetto “Antonio 20-22”
Il «Messaggero di sant’Antonio» è media partner del progetto “Antonio 20-22” (www.antonio2022.org), con cui la Provincia Italiana di S. Antonio di Padova dei frati minori conventuali vuole ricordare gli ottocento anni della vocazione francescana di Antonio e del suo incontro con Francesco d'Assisi (“Antonio 20-22” è in fase di rimodulazione del proprio calendario a causa degli eventi pandemici). Mese dopo mese sulla rivista le pagine “Sui passi di Antonio” e “Antonio oggi” saranno dedicate a una differente regione italiana (o a un territorio antoniano significativo) e declinate attraverso un tema caratterizzante e un luogo di devozione popolare legato al Santo, ripercorrendo idealmente il cammino fatto da Antonio in Italia. Di seguito il piano editoriale:
MESE |
REGIONE/TERRITORIO |
TEMA |
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Emilia Romagna/1 |
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Settembre |
Emilia Romagna/2 |
Economia (usura) |
Ottobre |
Friuli Venezia Giulia |
Missionarietà |
Novembre |
Veneto |
Pietà popolare |
Dicembre |
da Padova al Mondo |
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