Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
Il «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di settembre intervista in esclusiva Giuseppe Cataldo, l’ingegnere aerospaziale italiano del Goddard Space Flight Center della Nasa
Il maestro vetraio vicentino amato in tutto il mondo, il lavoro nero e sottopagato in Germania, il concorso dei cortometraggi sui migranti italiani in Venezuela, i marchigiani di Montreal e i friulani di Ho Chi Minh City
L’intervista in esclusiva del mese, a cura di Alessandro Bettero, è intitolata “Il signore delle stelle” e ha come protagonista Giuseppe Cataldo, l’ingegnere aerospaziale italiano di origini pugliesi che lavora al Goddard Space Flight Center della Nasa, vicino a Washington. È il nostro connazionale che sta preparando i protocolli di sicurezza per il rientro sulla Terra dei campioni di suolo marziano, che potrebbero nascondere forme di vita estinte. Ed è sempre lui che ha preso parte a uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni: il James Webb Space Telescope, attualmente in orbita a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra per scoprire l’origine dell’universo e l’evoluzione delle galassie e dei pianeti. Osservando il cielo da vicino, Cataldo percepisce però anche l’invisibile mano di Dio che tutto regge e governa. «Per me scienza e fede sono complementari - confessa - La scienza non è in grado di rispondere a tutte le domande. Alcune sono di competenza della fede, della religione, della filosofia».
Soffia il vetro «façon de Venise», a mano, secondo uno stile che rimanda ai tempi antichi della Serenissima, ma il suo atelier è a Camisano Vicentino, un paese al confine tra Padova e Vicenza divenuto in poco tempo una minuscola Murano di terraferma. Lui è Simone Crestani, uno studente d’informatica convertitosi all’arte del vetro, che in pochi anni è diventato un maestro vetraio di fama mondiale, particolarmente celebrato e ricercato in Francia e oltreoceano. A incontrarlo per i lettori del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero Antonio Gregolin in “Murano a Vicenza”.
È di attualità l’articolo “Stop al lavoro nero” di Andrea D'Addio che parla di lavoro nero o sottopagato con Umberto Mastropietro, referente della Commissione imprenditoria del Comites di Berlino, l’organismo rappresentativo della comunità italiana nella capitale tedesca. Una questione di stringente attualità in Germania è quella del lavoro non a norma di legge, soprattutto nell’ambito della gastronomia. Nel 2021 la Guardia di finanza tedesca ha avviato 3.200 indagini su casi di possibile lavoro nero o sotto il salario minimo di 9,50 euro l’ora. Manca un analogo dato italiano, ma il confronto sembra comunque impietoso, anche se, secondo Mastropietro, nemmeno in Germania «è tutto oro quel che luccica».
Con la scoperta degli enormi giacimenti di petrolio in Venezuela, nell’Ottocento, il Paese accolse un numero enorme di migranti europei. Tra questi, oltre 252 mila italiani, che diventarono la comunità straniera più numerosa, precedendo spagnoli e portoghesi. Oggi www.farecinemavenezuela.com, il sito web del concorso di cortometraggi «Fare Cinema – El inmigrante italiano», permette di vedere 102 cortometraggi in concorso dal 2020 al 2022 che raccontano alcune delle migliaia di storie di chi ha deciso di lasciare l’Italia per stabilirsi in Venezuela. Ne scrive Marinellys Tremamunno in “Immigrazione, corti online”.
Con “Marchigiani intraprendenti” Vittorio Giordano ci porta in Canada a conoscere Alma Canada, l’associazione regionale dei marchigiani fondata a Montreal nel 1976 da monsignor Igino Ragni. Moltissime le iniziative culturali e solidali che l’associazione, oggi presieduta da Anna Perrotti e composta da 350 famiglie e 1.400 soci, ha portato avanti in 46 anni di attività. Tra queste attività, anche il conferimento di borse di studio ai nostri connazionali che vivono in Canada per un totale di 173mila dollari dal 1996.
Con i suoi 20 anni di guerra, il Vietnam è entrato a far parte della «brutta storia» dell’umanità, immortalata in decine
di film incentrati sugli orrori della guerra e in proteste civili in mezzo mondo. Per molti è ancora difficile coniugare questa terra con il lavoro e il progresso economico, eppure da almeno vent’anni la nuova frontiera dell’imprenditoria mondiale si è spostata sul fiume Mekong. E tra i pionieri dell’italianità in quest’angolo di Asia vi sono anche Daniele D’Odorico, Eliano Michelin, Francesco Zaramella, Nicola Martinuzzi, Raffaele Somma, che nella città di Ho Chi Minh City (l’ex Saigon) hanno fondato un Fogolâr Furlan, dove i friulani e non solo possono scambiarsi opinioni, condividere tradizioni e promuovere prodotti tipici. È quanto racconta Generoso D'Agnese in “Il Fogolâr di Ho Chi Minh”.
Pdf articoli integrali scaricabili dall’area download ALLEGATI
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»