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Dagli USA nuovi documenti sulla “Catena di salvezza” di padre Cortese, tra i collaboratori il medico e politico Angelo Lorenzi, fondatore delle Acli padovane

Domani, sabato 18 novembre alle 17.00, nel 73° anniversario della morte, la Commemorazione al Santo del francescano «Martire della Carità» di cui è in corso la causa di canonizzazione

17 Novembre 2017| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

Spuntano nuovi documenti storici sulla “Catena di salvezza” di padre Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio», torturato e assassinato dalla Gestapo nel 1944 per aver salvato centinaia di civili, militari ed ebrei perseguitati dalla furia nazifascista. Tra le novità, il nome, mai emerso fino a oggi tra i collaboratori del Servo di Dio Cortese, del medico e politico padovano Angelo Lorenzi. La notizia anticipa il 73° anniversario della morte del frate che si celebrerà al Santo domani, sabato 18 novembre: alle ore 17.00 la messa presieduta dal biografo di Cortese padre Apollonio Tottoli e trasmessa anche in streaming web sul sito Santantonio.org; a seguire, la preghiera al Memoriale-confessionale dal quale il francescano coordinò le operazioni del movimento segreto di carità. Nell’occasione sarà ricordata anche la figura di Carla Liliana Martini, scomparsa il 25 settembre scorso, generosa collaboratrice, insieme alle sorelle Renata, Teresa e Lidia e ad altri giovani padovani, della “Catena di salvezza”.

Nelle ultime settimane sono giunti a Padova dal National Archives and Records Administration (NARA), USA, alcuni documenti di grande interesse sia per la causa di canonizzazione di padre Cortese sia sotto il profilo prettamente storico. Tra quelli che si sono rivelati una vera sorpresa, una lettera alla Allied Screening Commission (Commissione Alleata di Verifica) spedita da Lugano e datata 5 giugno 1946, in cui si citano due persone “fondamentali” nell’aiutare i soldati alleati a fuggire dall’Italia: padre Cortese e, appunto, Angelo Lorenzi. La missiva, che dai primi riscontri in corso di verifica potrebbe essere stata scritta dall’allora viceconsole britannico in Svizzera, attribuirebbe al francescano l’aver fatto fuggire nel Paese elvetico circa 200 (il numero non è chiarissimo) soldati inglesi. Il mittente della lettera conservata al NARA trascrive a questo proposito una precedente missiva dello stesso Lorenzi, con cui il medico informava della morte in «carcere» (il riferimento è al bunker della Gestapo a Trieste) di padre Cortese e di aver collaborato con lui.

Figura di spicco nel panorama sociopolitico nazionale, Lorenzi, nato nel 1892 a San Pietro Valdastico (Vicenza), all’epoca comune di Rotzo, poi residente a Padova in via del Santo, aderì al Comitato di liberazione nazionale per il quale faceva da collegamento ed ebbe un ruolo importante nelle trattative per la resa dei fascisti che avevano ancora in mano Padova dopo il 25 aprile: i negoziati avvennero nel convento del Santo, nella famosa Sala bianca o Parlatorio del Rettore, detto anche dei Vescovi, dove fu firmato il patto di resa il 27 aprile 1945. Dopo la Liberazione Lorenzi collaborò anche con il prete-partigiano monsignor Giovanni Nervo nel trasporto degli internati dai campi di concentramento al Collegio Barbarigo per una prima accoglienza. Libero docente di Terapia fisica all’Università di Padova, fu senatore della Repubblica dal 1948 per quattro legislature, fondatore e primo presidente delle ACLI padovane. Ebbe tre fratelli tutti sacerdoti, tra questi don Alfonso Lorenzi, che fu per molti anni parroco di Saonara, anche durante l’ultima guerra. Di Lorenzi sono ancora viventi due figlie.

Un altro significativo documento, arrivato recentemente al vice postulatore della causa di canonizzazione, padre Giorgio Laggioni, è un biglietto ritrovato nel fascicolo che raccoglie la documentazione su padre Cortese. Si tratta di un “Report of outside investigation”, nel quale, in poche righe, si afferma che salvò prigionieri di guerra (Pows) ed ebrei (Jews). È uno dei rari documenti in cui si accenna al salvataggio di ebrei da parte del frate del Santo.

«La causa di canonizzazione del nostro confratello prosegue il suo iter – spiega padre Laggioni –. Dopo l’approvazione a gennaio scorso della Positio da parte della Consulta storica della Congregazione delle cause dei santi, passerà all’esame dei Consultori teologi che esprimeranno il loro voto sulle virtù eroiche esercitate dal Servo di Dio. Se tutto andrà bene, la parola passerà al Papa che potrà promulgare il decreto della Congregazione, attribuendo al Servo di Dio Placido Cortese il titolo di Venerabile, come è accaduto in questi giorni per Papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani. Restiamo in attesa del miracolo richiesto per la beatificazione. Intanto continuano le testimonianze di affetto da parte di fedeli e pellegrini che si soffermano in preghiera davanti al Memoriale di padre Placido e chiedono con fiducia la sua intercessione per qualche grazia particolare».


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Si è spenta Carla Liliana Martini, una delle ultime testimoni della “Catena di salvezza”

I funerali della padovana che collaborò con padre Cortese per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo domani a Zanè, nel vicentino

26 Settembre 2017| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

Si è spenta ieri mattina Carla Liliana Martini, un’altra preziosa collaboratrice della “Catena di salvezza”, il movimento fondato a Padova nel settembre 1943 dal Servo di Dio padre Placido Cortese, all’epoca direttore del Messaggero di sant’Antonio, per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo.

Il movimento di carità organizzato in segreto, sotto le cupole del Santo, ebbe come protagoniste molte giovani donne, tra cui appunto Carla Liliana, l’ultima delle sorelle padovane Martini. Con padre Cortese e le sorelle Renata, Lidia e Teresa (deceduta nel dicembre scorso), e altri giovani coraggiosi, Carla Liliana rischiava quotidianamente la propria vita per salvare quella di ebrei, perseguitati dai regimi dittatoriali, rifugiati, civili senza colpa. Per questo, Carla Liliana pagò con il carcere e il lager.

I funerali saranno celebrati domani, mercoledì 27 settembre, alle ore 10.30, nella Chiesa parrocchiale di Zanè (VI), dove abitava. Vi parteciperanno alcuni frati della Basilica di sant’Antonio.

«Ognuno di noi, conserva un ricordo vivissimo di quella coraggiosa donna – commenta padre Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di canonizzazione di padre Cortese – Rimane indelebile tutto quello che lei, assieme alle sorelle e ad altre donne, ha saputo fare collaborando alla mirabile “Catena di salvezza” che ha visto il nostro Servo di Dio padre Placido Cortese tra i protagonisti principali. Ci resta, oltre ai ricordi personali, la sua preziosa testimonianza al processo di beatificazione di padre Cortese, ampiamente riportata nella “Positio”, allo studio dei consultori storici e teologi della Congregazione delle Cause dei Santi ».

Come ha ricordato alcuni anni fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, queste donne incarnarono la «dimensione popolare» e quella «fraterna collaborazione» tra persone di idee politiche diverse che, dopo l’8 settembre 1943 molto contribuì a recuperare nel nostro Paese la «dignità smarrita» (discorso per il 25 aprile 2015 a Milano).

Carla Liliana Martini è nata nel 1926, undicesima di dodici fratelli. Dopo l'8 settembre '43 operò nella rete di solidarietà che aveva il suo riferimento in padre Cortese. Arrestata nel marzo 1944 con altre donne e la sorella, venne prima incarcerata a Venezia, quindi deportata nel lager di Mauthausen e, poi, nel campo di lavoro obbligatorio di Linz. Nel giugno 1945 fece ritorno con la sorella a Padova: appena scesa dal camion in Prato della Valle, corse con Teresa al Santo dove scoprì che padre Cortese era stato rapito dalla Gestapo nell’ottobre del ‘44.
Dopo la Liberazione fu riconosciuta partigiana della Brigata Pierobon. Terminati gli studi, si sposò con Carlo De Muri e si trasferì a Zanè, dedicandosi all'insegnamento. Solo molti anni dopo la prigionia Carla Liliana riuscì a raccontare di quei terribili anni per «cancellare l’odio con l'amore». Negli anni recenti Carla Liliana si recava in moltissime scuole e biblioteche a parlare ai giovani della Resistenza e di quanto accadutole. Quei ricordi confluirono anche in un libro (Catena di salvezza, ed. EMP 2005).


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Il 27 gennaio al Santo il ricordo di quanti collaborarono con padre Cortese alla «catena di salvezza» di perseguitati e internati dal nazifascismo

Alla vigilia della «Giornata della memoria», in basilica si celebra la messa in ricordo dei collaboratori del Servo di Dio padre Placido Cortese, rapito e ucciso dalla Gestapo nel 1944

25 Gennaio 2017| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

Giovedì 26 gennaio, alle ore 18, nella Basilica del Santo sarà celebrata la Messa in suffragio dei collaboratori e delle collaboratrici del Servo di Dio padre Placido Cortese, nella sua opera di soccorso dei prigionieri nei campi di internamento (in particolare in quello di Padova-Chiesanuova) e nella «catena di salvezza» dei perseguitati militari, civili, ebrei dal nazifascismo.

La celebrazione presieduta da padre Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di canonizzazione di padre Cortese, rapito dal sagrato del Santo, torturato e ucciso dai nazisti nel novembre del 1944 nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste, sarà l’occasione per ricordare, alla vigila della «Giornata della memoria», persone tanto coraggiose ed esemplari nella loro attività, nascosta e preziosa, che portò in salvo molti perseguitati negli anni terribili 1943-1944, durante i quali la città di Padova conobbe sofferenze, violenze e lutti dolorosi.

In particolare sarà ricordata la padovana Teresa Martini Redetti, scomparsa il 24 dicembre scorso all’età di 97 anni, che dopo l’8 settembre del ’43 assieme alle sorelle Lidia, Carla Liliana e Renata e ad altre valorose giovani, collaborarono attivamente con padre Placido Cortese nell’eroica opera di salvezza di tanti perseguitati. Nel marzo del 1944, Teresa e Liliana vennero arrestate insieme ad altre donne, deportate nel lager di Mauthausen e, successivamente, spostate nel campo di lavoro obbligatorio di Linz. Rientrata a Padova al termine della guerra, Teresa sposò il medico Andrea Redetti, conosciuto nei campi di concentramento. Maestra per anni a Due Carrare e attiva politicamente, Teresa Martini Redetti soltanto molto tempo dopo, negli anni della vecchiaia, riuscì a parlare dei terribili mesi di prigionia nei campi nazisti e lo fece soprattutto con incontri rivolti a giovani e studenti.

Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 25 aprile 2015, nel suo discorso a Milano, queste donne incarnarono la «dimensione popolare» e quella «fraterna collaborazione» tra persone di idee politiche diverse che, dopo l’8 settembre 1943 molto contribuì a recuperare nel nostro Paese la «dignità smarrita».

Al Santo nel 2014, nello stesso luogo in cui padre Cortese confessava e dirigeva le operazioni di soccorso ai perseguitati, è stato inaugurato il suo «Memoriale», visitato ogni anno da migliaia di persone. Molte le testimonianze annotate dai fedeli nel libro qui collocato, a dimostrazione dell’interesse, in costante aumento, verso il frate martire originario di Cherso.


A questo link le video-testimonianze di due sorelle Martini, Lidia (scomparsa) e Carla Liliana, tratte dal libro con dvd Padre Placido Cortese. Il Coraggio del Silenzio di Paolo Damosso (ed. EMP):
https://youtu.be/_B_t5LUZBNg

Le sorelle Lidia e Liliana Martini parlano del funzionamento della «catena di salvezza» coordinata da padre Cortese.


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