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800 anni “portati bene”, il «Messaggero di sant’Antonio» dedica il numero di giugno all’anniversario della vocazione francescana del Santo

Gli auguri di papa Francesco ai Frati Minori Conventuali con l’auspicio di sperimentare la «santa inquietudine» di Antonio. La rivista ripercorre la devozione antoniana, tra tradizione e innovazione, dai vip ai tantissimi devoti della porta accanto

3 Giugno 2020| di Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

«Auspico che questa significativa ricorrenza susciti, specialmente nei Religiosi francescani e nei devoti di Sant’Antonio sparsi in tutto il mondo, il desiderio di sperimentarne la stessa santa inquietudine che lo condusse sulle strade del mondo per testimoniare, con la parola e le opere, l’amore di Dio». Sono i sentiti auguri di papa Francesco a padre Carlos Alberto Trovarelli, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e, con lui, a tutta la grande famiglia antoniana ormai sempre più globale. La missiva, scritta dal pontefice il 15 febbraio scorso, apre il numero di giugno del «Messaggero di sant’Antonio», un numero speciale dedicato alla devozione antoniana, tra tradizione e innovazione, dai vip ai tantissimi devoti della porta accanto. «Il suo esempio di condivisione con le difficoltà delle famiglie, dei poveri e disagiati, come pure la sua passione per la verità e la giustizia, possano suscitare ancora oggi un generoso impegno di donazione di sé, nel segno della fraternità – prosegue Bergoglio che, una volta sul soglio pontificio, ha scelto il nome del fondatore dei francescani –. Penso soprattutto ai giovani: questo Santo antico, ma così moderno e geniale nelle sue intuizioni, possa essere per le nuove generazioni un modello da seguire per rendere fecondo il cammino di ciascuno. Mi associo spiritualmente a quanti prenderanno parte alle diverse iniziative promosse per vivere nella preghiera e nella carità questo Ottavo Centenario Antoniano. A tutti auguro di poter ripetere con Sant’Antonio: «Vedo il mio Signore!». È necessario “vedere il Signore” nel volto di ogni fratello e sorella, offrendo a tutti consolazione, speranza e possibilità di incontro con la Parola di Dio su cui ancorare la propria vita».

Nell’editoriale “800 anni portati bene” fra Fabio Scarsato ricorda che «per i padovani, ma non solo per loro, noi frati minori conventuali della Basilica di Padova siamo ovviamente i “frati di sant’Antonio”. Più sbrigativamente ancora i “frati antoniani”. Il nostro è un così ingombrante santo che è dura spiegare che e noi e lui siamo in realtà frati francescani, di quelli fondati da san Francesco d’Assisi. Senza dire, tra l’altro, che quando lo era Antonio, l’ordine francescano non risultava ancora diviso nelle sue varie anime, che avrebbero dato infine vita alle tre famiglie del Primo Ordine (frati minori, conventuali e cappuccini, tutti osservanti la stessissima regola ma con tradizioni e attualizzazioni storiche diversificate). In realtà, però, sono convinto che né Francesco d’Assisi né Antonio di Padova si offendano più di tanto di questa devota confusione». Una contiguità, quella dei due santi, che si è tradotta anche nel logo di questo 8 centenario, “Francesco-Antonio 2020”, a partire dai due nomi e da i loro due simboli più riconosciuti: il tau, l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico ma con la grafia che assume nell’alfabeto greco (τ), con cui san Francesco amava firmare le proprie lettere, segno di salvezza che non può non ricordare la Croce; il bianco giglio per sant’Antonio, simbolo di sapienza e di purezza di cuore, o meglio l’uno e l’altro assieme. I due simboli si incontrano a formarne uno nuovo, rimando anche all’incontro che pare avvenne tra i due santi, alla fine di maggio dell’anno 1221, in Assisi. «Ma il cammino di Antonio fu lungo, pieno di sorprese divine e incontri umani. Come le due piccole figurine francescane, ai bordi dell’immagine, ci fanno intuire», spiega il direttore.

La devozione a sant’Antonio è il fulcro del «Messaggero di sant’Antonio» di giugno, pensato come un numero speciale interamente dedicato al Santo. Nomi famosi del mondo della cultura, come Alessandro D’Avenia, dello spettacolo come Gianni Morandi, dello sport, come Marco Tardelli, ma anche persone comuni, uomini e donne sconosciuti, coppie, giovani e vecchi: tutti a raccontare il «loro» Santo, l’amico irrinunciabile, il fedele compagno di una vita. E c’è anche chi lo fa a colpi di acquerelli, matite, foto, tempere, come un gruppo di artisti che hanno realizzato il loro personale ritratto di Antonio. Gli editorialisti del mensile francescano hanno invece sviluppato un tema antoniano a partire dal proprio ambito di competenza. E così, tra questi, l'economista Luigino Bruni ha parlato di usura, grande battaglia di Antonio nella Padova del Duecento; la storica Lucetta Scaraffia si è occupata della beata Elena Enselmini, dietro la cui determinazione ci sono il messaggio rivoluzionario del Poverello d’Assisi e la forza espressiva di sant’Antonio; padre Giulio Albanese di Antonio e i poveri (da sempre difensore dei più deboli, come agirebbe oggi il Santo di fronte alle ingiustizie e alle sopraffazioni della nostra società globalizzata?); Ermes Ronchi della spiritualità e della dimensione “sana” della devozione.

Il sommario del nuovo numero su www.messaggerosantantonio.it.


Allegati disponibili


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