Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
Arturo Brachetti si racconta al «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di maggio
La ricercatrice italiana che assiste i governi per salvare le vittime di guerre e crisi umanitarie, la Cappella italiana in Scozia, l’indimenticato frate cappuccino che prestò servizio a Sydney per oltre 60 anni
E ancora l’Associazione campani nel mondo della Columbia Britannica e l’informatico abruzzese a Dubai
Artista eclettico di levatura internazionale, attore, autore, regista. È Arturo Brachetti, il più grande trasformista al mondo, amato dal pubblico di ogni continente. In occasione del suo ultimo spettacolo intitolato Solo, che si appresta a varcare i confini nazionali, Alessandro Bettero lo intervista per il «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di maggio. In “Cioccolato ed emozioni” lo showman si racconta e racconta il suo varietà magico e surreale, molto autobiografico, in cui porta in scena il Peter Pan che è in lui.
Come vengono messe in salvo le persone disabili durante un bombardamento in Ucraina? Quali sono i bisogni di chi vive alla frontiera tra Burkina Faso, Mali e Niger, una delle zone più difficili al mondo? Queste e altre ricerche, commissionate di volta in volta da Unione europea, Onu o singoli governi, sono il pane quotidiano di Marta Testa, classe 1996, di Castelfiorentino (Firenze), junior research reporting officer di Impact Initiatives, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra che da anni si preoccupa di assistere, con i propri studi, grandi istituzioni internazionali affinché prendano «le decisioni giuste». L’articolo “Testa a Ginevra, cuore in Italia” è di Andrea D'Addio.
Un legame indissolubile lega l’Italia alle Orcadi, selvagge isole nell’estremo Nord della Scozia. In una di queste remote isolette avvenne quello che ancora oggi è definito “Il miracolo del Campo 60”: la costruzione e la decorazione della Cappella italiana da parte di un gruppo di nostri prigionieri di guerra guidati da Domenico Chiocchetti, catturati sul fronte nordafricano tra il 1940 e il 1941. Lichena Bertinato racconta una storia tutta italiana che parla di speranza e creatività e che ha colorato di un’inaspettata umanità le drammatiche pagine della Seconda guerra mondiale. Oggi rimane uno straordinario monumento all’amicizia tra i popoli.
Ci porta in Australia Sara Bavato con “Grazie, padre Gonelli!”. Il frate cappuccino Atanasio Gonelli, originario di Cattognano di Comano (Massa Carrara), è stato padre spirituale della comunità di Sydney per più di mezzo secolo, vivendo il proprio apostolato con grande umiltà e altruismo. Sessantadue anni di servizio, tanto che, a distanza di undici anni dalla scomparsa, la sua eredità continua a toccare le vite di migliaia di persone in Australia, rimanendo un esempio di solidarietà grazie alle opere di beneficenza dispensate dalla fondazione che porta il suo nome.
Vittorio Giordano con “Campani, giovani e tradizione” ci fa conoscere Giuseppe Rea, presidente dell’Associazione campani nel mondo della Columbia Britannica. Mentre molte associazioni chiudono perché manca un ricambio generazionale, in Canada i campani investono sui giovani. Senza contare i rapporti consolidati con il Centro italiano di cultura, sede di tutte le associazioni italiane, e il Consolato d’Italia, oltre a iniziative di beneficenza a favore di ospedali e banchi alimentari.
Dagli Emirati Arabi arriva invece la storia di Generoso D'Agnese intitolata “Tecnologia e creatività”. È quella dell’ingegnere informatico Luigi Russo, nato a L’Aquila trent’anni fa, che dopo la laurea al Politecnico di Milano e una serie di corsi di formazione internazionali, vive e lavora a Dubai, una metropoli che dal 2018 ospita anche un’associazione di abruzzesi negli Emirati Arabi Uniti e nei Paesi del Golfo, presieduta da Valeria Di Santo Della Penna, e il cui presidente onorario è lo chef stellato Nico Romito.
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