Basilica del Santo | ComunicatoStampa
Domenica 20 novembre al Santo la commemorazione del Venerabile padre Placido Cortese nel 78° anniversario della morte a opera della Gestapo
La Vicepostulazione continua le ricerche in Italia e all’estero per ottenere il riconoscimento del “Martirio” del sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in collaborazione con l’Università di Padova
L’annuale Commemorazione della morte del Venerabile Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio» durante la Seconda guerra mondiale, si terrà domenica 20 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, nella Basilica di Sant’Antonio a Padova con una santa messa alle ore 11.00. La celebrazione sarà presieduta da mons. Antonio Oriente, Delegato vescovile per la Vita consacrata della Diocesi di Padova, e animata dalla Cappella Musicale Antoniana.
Oltre al consueto momento di preghiera al termine della liturgia al Memoriale-Confessionale di padre Cortese (dal quale il francescano organizzava il soccorso e la fuga di centinaia di persone, tra ebrei, militari alleati e quanti erano perseguitati dal nazifascismo), durante la messa sarà letto integralmente il Decreto sull’eroicità delle virtù emanato dal Dicastero delle Cause dei Santi il 30 agosto 2021 su autorizzazione di papa Francesco, in forza del quale al Servo di Dio è stato attribuito il titolo di Venerabile.
Tale decreto equivale a una sentenza o pronunciamento definitivo sulla causa di beatificazione e canonizzazione di Cortese, al quale si riconosce di aver esercitato “in grado eroico” tutte le virtù cristiane (teologali, cardinali e quelle riguardanti il suo stato di persona consacrata con i voti religiosi). Il documento ricorda anche i principali passaggi della Causa, iniziata vent’anni fa con l’inchiesta diocesana svoltasi a Trieste, diocesi in cui avvenne la morte di Cortese, fino al giudizio finale lo scorso anno da parte dei Padri Cardinali e Vescovi che compongono il Dicastero delle Cause dei Santi.
«La Causa non è chiusa del tutto, perché si potrebbe procedere alla beatificazione dopo il riconoscimento di un “miracolo” ottenuto per l’intercessione del Venerabile – precisa padre Giorgio Laggioni, Vicepostulatore –. A meno che, come si è detto già altre volte, non venga riconosciuto il “martirio” secondo le norme vigenti, fatto che consentirebbe la beatificazione di padre Cortese senza altri passaggi». Per questo la Vicepostulazione continua a lavorare sia per tenere viva la fama di santità e la devozione verso il Venerabile Cortese, sia per avviare ulteriori ricerche in archivi italiani ed esteri che potrebbero far scoprire e approfondire alcuni aspetti dell’impegno di Cortese durante l’occupazione nazifascista, sia portare al riconoscimento del “martirio”.
Allo stato attuale sono stati avviati alcuni progetti in collaborazione con il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (CASREC) dell’Università di Padova, che garantisce alle ricerche un alto valore dal punto di vista scientifico. In particolare, nell’ambito del progetto di memorializzazione dell’ex campo di concentramento di Chiesanuova (Mozione “Segni tangibili di memoria nell’area dell’ex Caserma Romagnoli a Chiesanuova”, approvata dal Consiglio comunale di Padova il 21 febbraio 2022), dove il Venerabile svolse un’intensa opera di carità, sarà condotta a cura del professor Antonio Spinelli un’indagine archivistica completa, spingendosi anche nei fondi esistenti nei territori dell’ex Jugoslavia.
«Sono inoltre in fase di progettazione altre ricerche finalizzate a chiarire in particolare l’ultimo tratto dell’esistenza terrena di Cortese, con l’arresto da parte della Gestapo l’8 ottobre 1944 fuori del sagrato del Santo, il suo trasferimento a Trieste nel quartier generale della stessa Gestapo in Piazza Oberdan, gli interrogatori accompagnati da brutali torture e la morte – prosegue Laggioni –. Se le intuizioni in questa fase troveranno puntuali riscontri d’archivio, si potranno acquisire quegli elementi determinanti che potranno riaprire, si spera vivamente, la questione del “martirio”. Tutto questo per dire che la causa del nostro Venerabile è più che mai viva e aperta e che la sua testimonianza fino al “martirio” ha un’eco ormai diffusa».
Tra le testimonianze più importanti in questo senso è da segnalare la deposizione, nel novembre 1945 a Londra davanti alla Commissione d’inchiesta militare, dell’allora sergente britannico Ernest Charles Roland Barker (1919-1953), poi promosso maggiore, che nel 1944 durante una missione speciale venne catturato dai tedeschi e portato a Trieste nel bunker della Gestapo, nei giorni in cui era trattenuto anche Cortese, che egli vide straziato dalle torture. Dichiarò Barker allora: «Io stesso ho visto molti prigionieri [nel bunker], Croati, Italiani e di altre nazionalità che erano stati maltrattati, avevano gli arti fratturati e avevano ricevuto il cosiddetto ‘trattamento elettrico’ che spesso provocava ustioni e altre lesioni al corpo. C’era in particolare un prete italiano, il parroco della chiesa di Sant’Antonio [sic], a Padova, al quale erano state estratte con la forza le unghie, spezzate le braccia [da intendere anche: mani], bruciati i capelli e che portava i segni di ripetute fustigazioni sul suo corpo. In seguito mi è stato detto che gli avevano sparato». Lo scorso anno, le memorie di Barker sono state pubblicate in Gran Bretagna nel libro Behind enemy lines with SOE – Major E. C. R. Barker BEM (ed. Frontline Books 2021), che riporta anche tale deposizione.
Allegati disponibili
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