Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa

La maratona di New York vista con gli occhi e le scarpe del nostro corrispondente, canti e ballate folk italiani in Chiapas e un’archeologa-scrittrice palermitana a Parigi

Sono alcune delle storie dei nostri emigrati nel «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di novembre

2 Novembre 2017| di Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

La maratona che si correrà domenica nella Grande Mela sarà, come ogni anno dal 1970, una grande festa di strada, in cui residenti e podisti si riappropriano della città. E quest’anno avrà un significato ancor più particolare dopo l’attentato del 31 ottobre. In “New York, la mia maratona”, Vincenzo Pascale, una delle penne dell’edizione per l’estero del «Messaggero di sant’Antonio», racconta la “propria” corsa: quest’anno infatti il nostro corrispondente “festeggia” la sua decima partecipazione alla celebre kermesse che conta oltre 50 mila partecipanti da 90 nazioni (circa 3mila iscritti italiani), 250 mila richieste di iscrizione, almeno 3 milioni di spettatori. Una maratona, quella di Pascale, all’insegna di una causa sociale: la disabilità.

“Dalla parte di Manuela”, a firma di Nicoletta Masetto, ci fa conoscere Manuela Diliberto, palermitana di nascita, bolognese d’adozione e ora emigrata a Parigi. Archeologa e scrittrice, la donna, sorella di Pierfrancesco, in arte Pif, dalla capitale francese parla del suo ultimo romanzo, L’oscura allegrezza, ma anche del suo sguardo disincantato sull’Italia. Ambientato nel 1911, il libro offre uno scorcio storico dell’Italia ante Prima Guerra mondiale (all’epoca alle prese con crisi economica, nascita di populismi e nazionalismi, problemi di genere, sfiducia nella classe dirigente) che appare oggi di incredibile attualità. «La realtà di allora non è così diversa – racconta Manuela –. Anche oggi molte situazioni impongono una presa di coscienza, scegliendo la “parte giusta” dove stare».

Note di Pizzica o di Ciaramella nel Chiapas, nel Messico del sud? Non è un miraggio: Nicola Nicoletti, corrispondente dal Paese dell’America Latina, nel suo “Tarantelle senza frontiere”, ci racconta del musicista salentino Carlo Massarelli, trapiantato in Messico e fondatore, con altri artisti europei emigrati in Messico, di Tarantella sin fronteras, gruppo amatissimo dagli abitanti del Chiapas. Un innesto riuscitissimo che esporta oltre oceano non solo le atmosfere folk pugliesi e campane, ma anche canti dialettali e romantiche ballate piemontesi di origine contadina.

 


Allegati disponibili


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