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La notizia della Resurrezione a messaggi whatsapp sul «Messaggero dei Ragazzi» di aprile

Nell’inchiesta del mese i giovanissimi raccontano come darebbero oggi la notizia della Pasqua di Gesù. E ancora la moda, il trucco e il parrucco dagli Etruschi ai nostri giorni, e molte attività da fare in casa

10 Aprile 2020| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

La Pasqua è il tema di copertina del MeRa di aprile e dell'inchiesta “Ma che bella notizia”. Davide Penello ha chiesto ai ragazzi di oggi come darebbero, a duemila anni di distanza dal racconto del Vangelo di Giovanni (Gv 20, 1-10), il messaggio della Risurrezione di Gesù. Se Maria Maddalena, all’alba di quella domenica, trovando il sepolcro di Gesù vuoto corse a dirlo a Pietro e Giovanni, i quali, increduli, corsero a loro volta a verificare l’accaduto, cosa succederebbe ai nostri giorni, nell’Anno Domini 2020, in cui Maria Maddalena avrebbe naturalmente con sé il cellulare? La notizia, sulle ali veloci dei messaggi digitali, farebbe il giro del mondo in pochissimi secondi! Ma questa notizia di un Dio che ha stravolto l’ordine naturale della storia risorgendo da morti ha ancora il potere di suscitare emozioni? Se lo smartphone permette di ridurre le distanze, può anche avvicinare a un mondo reale fatto di sguardi, di lacrime e di corse a perdifiato per raccontare questa bella notizia? Un gruppo di ragazzi e ragazze di 14 anni hanno risposto al MeRa in modo sincero e mai banale.

Se per il proverbio “l’abito non fa il monaco”, è vero anche che pure i vestiti vogliono la loro parte. Abiti e scarpe possono dirci qualcosa. In particolare gli abiti da lavoro possono raccontarci sempre molto di ieri o di oggi. Il dossier “I vestiti parlano di noi” di Laura Pisanello prende spunto dalla mostra sui vestiti da lavoro alla Fondazione Mast di Bologna “Uniform. Into the work / out the work” per farci viaggiare nel tempo e nei diversi mestieri, che in qualche caso hanno anche ispirato la moda.

“Rasna vanitosi”, il focus del mese a firma di Massimiliano Patassini e illustrazioni di Isacco Saccoman, ci porta tra gli Etruschi a scoprire il tema della cosmesi dei nostri antenati. Anche gli Etruschi, una delle civiltà più interessanti e misteriose che sono cresciute in Italia, si facevano belli, come dimostrano i reperti pervenuti fino a noi. La prima sorpresa è che tra di loro si chiamavano “Rasna”, una parola di origine incerta che potrebbe significare rasoio o rasatura. Di sicuro gli Etruschi ci tenevano al loro aspetto, in particolare le donne. Solo vanità o cura del proprio corpo, visto che la parola “cosmesi” deriva da “cosmo”, e il cosmo è ciò che si contrappone al caos, al disordine?

Giulia Baiocchi si occupa invece di capelli in “Ma cosa ti passa per la testa?” su usi, mode, tendenze, nella storia e ai nostri giorni, in tema di capelli. Tra tutte, le trecce che erano usate in particolare dalle donne (ma anche gli uomini non le disdegnavano) di tutte le civiltà: egizia, assira, cretese, etrusca. Se nell’antica Roma erano le vestali a intrecciarsi i capelli, le trecce resistono sino ai nostri giorni, anche per merito di alcuni personaggi, come Greta Thunberg, idolo della Green & Braids Revolution, o di cantanti come Selena Gomez o Ariana Grande.

Non mancano nel mensile antoniano per i giovanissimi una serie di rubriche con spunti per attività pratiche, giochi, quiz, enigmistica, ricette e fumetti, da leggere e fare in casa.

 

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