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La nuova geografia del bene sul «Messaggero di sant’Antonio» di aprile
Tra le novità del nuovo numero anche il fotoreportage su Lampedusa, l’approfondimento su come ricostruire la fiducia tra sacerdoti e fedeli dopo gli abusi del clero, storie di vita e umanità
È una nuova «geografia del bene» quella che sta rivoltando l’Italia e che emerge dal dossier “Costruttori di umanità” di Nicoletta Masetto, Giulia Cananzi e Claudio Zerbetto. A compierla un esercito pacifico di uomini e donne che il presidente della Repubblica chiama, appunto, «costruttori di umanità», e che i giornalisti del «Messaggero di sant’Antonio» raccontano nelle pagine di aprile. Storie di gente comune che non si gira dall’altra parte e che, sottotraccia e senza clamore, cerca di “ricostruire” la nostra Italia.
Nell’era dei social network, dove conta avere tanti “seguaci”, il direttore fra Fabio Scarsato nel suo editoriale, intitolato “Follower”, si sofferma sulla coerenza mediatica del «modello» Gesù, che alla quantità preferiva (e preferisce) la qualità dei suoi discepoli.
Ugo Lucio Borga firma il fotoreportage “Lampedusa, l'isola che accoglie”. Se in questo lembo di terra gli sbarchi sono sempre più sporadici, i lampedusani non cancellano la memoria e, con essa, la stessa identità di porto aperto della loro isola. Con loro «l’accoglienza non sarà in discussione», racconta dalle colonne del mensile il sindaco Salvatore Martello.
In “La scomparsa della tenerezza” Lucetta Scaraffia affronta un tema spinoso, che ha spezzato, irrevocabilmente, qualcosa nel rapporto tra sacerdoti e fedeli: gli abusi sessuali del clero. Rivelare i meccanismi perversi di potere e punire i responsabili, senza coprirli col silenzio, è la via indicata dal papa per combattere questa piaga e per riconquistare il diritto alla tenerezza, anche nella Chiesa.
“La mia guerra silenziosa” di Nicoletta Masetto è la storia dell’«uomo che sussurra alle mine». Davide Campisi, uno dei più esperti sminatori della Brigata Folgore, richiestoci anche da altri Paesi, è stato in tutti i teatri bellici degli ultimi anni e non si è mai arreso. Una guerra, la sua contro le mine, che non finisce mai. Perché ogni 20 minuti nel mondo, un uomo, una donna o un bambino saltano su una mina, anche a conflitto ufficialmente cessato.
Il primo, ma anche l’ultimo respiro, quello dei bambini nati morti che un’antica tradizione voleva venissero portati dinanzi all’altare della Madonna, nella chiesa di Casez, in Trentino, per implorare un miracolo “à répit”, una resurrezione temporanea, giusto il tempo di battezzarli. Grazie a un archivio parrocchiale del Settecento, fra Fabio Scarsato svela piccole storie anonime di dolore e speranza (“In paradiso… per un soffio”).
Tra opere d’arte contemporanea e lavori «site specific», il Chiostro del Bramante a Roma celebra con una mostra il valore dell’immaginazione nella nostra quotidianità. Ne scrive Luisa Santinello in “L'arte fa sognare”.
Il sommario del nuovo numero su www.messaggerosantantonio.it dal 1° di aprile.