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La Speranza al centro del «Messaggero di sant’Antonio» di dicembre: dal Natale al Giubileo, un invito a confidare nell'amore di Dio

In primo piano l'editoriale “Una Chiesa povera per i poveri”; le storie di vita sostenute da Caritas S. Antonio a Padova; Giovanna Maria Gatti e le parole che curano; suor Anna Nobili e il fenomeno Holy dance

2 Dicembre 2025| di Ufficio stampa Messaggero di S. Antonio Editrice

E ancora, in missione tra gli ultimi di Sud Sudan, Palestina, Etiopia e Giordania; i francescani del Sol Levante; gestire il tempo per gestire la vita, il “triestino” sant’Antonio


Filo conduttore del numero del «Messaggero di sant’Antonio» di dicembre è il tema della speranza, sia legata al Natale - festa di speranza per antonomasia per i cristiani -, ma anche al Giubileo che stiamo vivendo e che si avvia alla conclusione. La copertina propone un particolare dell’adorazione dei Magi, uno dei capolavori di Altichiero da Zevio presenti nell'Oratorio di San Giorgio annesso alla Basilica di Sant’Antonio a Padova. È questo ciclo pittorico a tema natività che offre lo spunto per il percorso di arte e poesia focalizzato sui protagonisti della nascita di Cristo, proposto all’interno nel dossier “Natale di Speranza” curato dall’équipe di Pastorale dell’Arte al Santo (pdf integrale in allegato).

Molti gli spunti che declinano il tema della speranza in vari modi. L’editoriale del direttore, fra Massimiliano Patassini, intitolato “Una Chiesa povera per i poveri”, ricorda come Gesù nasca povero, per invitarci a confidare non nei beni materiali, ma nell’Amore di Dio. Lo ha ribadito lo stesso papa Leone XIV nel suo primo documento, dedicato per l’appunto ai poveri.

All’interno dell’Istituto Teologico S. Antonio Dottore di Padova c’è una residenza per i famigliari delle persone ricoverate nell’ospedale cittadino, ma anche un collegio per gli universitari a basso reddito e il convento dei frati. Un incrocio di vite e di storie, sostenuto da Caritas S. Antonio attraverso il 5 per mille. Lo racconta Giulia Cananzi nell’articolo “Il castello delle storie” (pdf integrale in allegato).

“Parole che curano” è il titolo dell’intervista che Sabina Fadel ha realizzato a Giovanna Maria Gatti, medico, senologa, psicoterapeuta, esperta di medicina integrata. Una speranza, la sua, che invita a riscoprire quel «guaritore» interno a ciascuno di noi, capace di aiutarci a trovare la strada della cura per noi stessi e per gli altri.

Note di speranza sono quelle della musica su cui danza suor Anna Nobili, un passato da cubista e ora fondatrice di Holy Dance (associazione aperta a persone di ogni età che vogliono esprimere la propria fede danzando). La sua vicenda è narrata da Fabio Dalmasso in “Danzare con Dio”.

Donna di speranza è indubbiamente anche suor Aziza, al secolo Azezet Habtezghi Kidane, che ha dedicato la sua vita agli ultimi tra Sud Sudan, Palestina, Etiopia e Giordania e per prima ha denunciato la tratta che schiavizzava migliaia di persone nel Sinai. Ne parla Romina Gobbo in “La missione è la gente”.

Segno di profonda speranza è pure la piccola, ma significativa, presenza francescana conventuale in Giappone. Ne scrive Andrea Canton in “Francescani del Sol Levante”, un viaggio ad Akabane, distretto a nord di Tokyo, dove sorge la piccola chiesa conventuale fondata alla metà del secolo scorso da due frati provenienti da Nagasaki. Un miracolo di inculturazione e fede.

Un tema di attualità che coinvolge la nostra quotidianità è quello trattato da Luisa Santinello in “Il tempo che siamo”, un’analisi approfondita sul tema del tempo.  Viviamo immersi in esso ma non abbiamo ancora imparato a gestirlo: da cosa dipende il nostro rapporto con il tempo? Come è cambiato nel corso degli anni? Una relazione burrascosa, che può migliorare (pdf integrale in allegato).

Infine, tra le rubriche mensili, da segnalare Basilica e dintorni, curata da Alberto Friso, che racconta  iniziative, realtà e testimonianze francescane. Questo mese, l’articolo “Sant’Antonio, il triestino” è un viaggio nel capoluogo giuliano per conoscere la piccola fraternità francescana secolare della parrocchia di Santa Maria Maggiore, che attraverso un circuito virtuoso ha ridato vita alle edicole antoniane sparse nella città.


Allegati disponibili


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