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“La verità paga”, parola di Oliver Stone. Sul «Messaggero di sant’Antonio» di ottobre l’intervista al regista americano

La parola-guida del mese “stare” per re-imparare a vivere dopo il covid, il focus sui chiaroscuri dei big data, il fotoreportage sui profughi Rohingya

6 Ottobre 2020| di Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

“Fratelli tutti” è il titolo della copertina del «Messaggero di sant’Antonio» di ottobre, dedicata alla nuova omonima enciclica di papa Bergoglio sulla fraternità e l’amicizia sociale: un inno alla fratellanza universale, all’indomani dei drammatici giorni del covid-19. Il Santo Padre, che ha scelto il nome del Poverello, come già per la precedente Laudato si’, si è ispirato ancora una volta agli scritti di san Francesco: «Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (Ammonizioni, 6, 1: FF 155). Ne parla anche l’editoriale di padre Fabio Scarsato “In regola da 797 anni”. Poche parole compongono la regola francescana, «Osservare il santo Vangelo», che richiamano responsabilità, libertà e fantasia, e la necessità impellente di sentirsi “fratelli tutti”.

La parola-guida di questo mese, per una ripartenza post-Covid che sia rigenerazione, è “stare”. Il dossier “Stare, voce del verbo vivere”, di Giulia Cananzi e Nicoletta Masetto, indaga come la pandemia abbia stravolto il significato di questo verbo. Non si sta più allo stesso modo in nessun luogo: a casa, al lavoro, in città e persino dentro di noi. Declinare il verbo “stare” in modo nuovo, diverso, creativo è diventato una delle più grandi sfide che abbiamo di fronte, e il dossier lo fa attraverso le riflessioni di alcuni testimoni: l’inventore dell’asilo del mare e del bosco Danilo Casertano, gli architetti della “città elastica” Jorge Lobos ed Eleonora Carrano, la filosofa Suzy Zanardo e uno dei più grandi psichiatri italiani, Eugenio Borgna. Il reportage “Donne che sanno stare” di Sabina Fadel, dal monastero delle clarisse di San Damiano a Borgo Valsugana (Trento), indaga invece la scelta di queste suore contemplative che hanno fatto del “confinamento” la loro condizione naturale.

“La verità paga” è l’intervista di Giulia Cananzi in esclusiva a Oliver Stone in occasione della presentazione della sua autobiografia Cercando la luce al Festival del viaggiatore ad Asolo (Treviso). Un incontro, quello con il «Messaggero», per ripercorrere gli alti e bassi di una vita controcorrente non solo professionale, punteggiata di fallimenti e grandiosi successi (tre premi Oscar e cinque Golden Globe). Sullo sfondo la critica all’America di oggi e all’omologazione che minaccia la libertà di tutti.

Stefano Marchetti firma un interessante approfondimento sui big data: “Fatti non foste per vivere… di like”. La nostra quotidianità è ormai fatta di “dati” che lasciamo continuamente, da quando passiamo la carta fedeltà al supermercato, a quando facciamo una ricerca in internet oppure utilizziamo il navigatore. Abbiamo a disposizione in tempi rapidissimi una quantità di informazioni inimmaginabili trent’anni fa, ma siamo consapevoli che i nostri dati possono servire a qualcuno per disegnare il nostro profilo, capire le nostre passioni o venderci qualcosa, da oggetti a fake news?

“Ascoltando le loro storie ho pianto” è il titolo di un originale fotoreportage sui Rohingya, firmato da padre Bernardo Cervellera, con foto scattate direttamente nei campi profughi e inviate tramite i social al concorso fotografico lanciato dal video maker Shafiur Rahman su Instagram “Rohingya Photography Competition”. Secondo l’Onu i Rohingya, una popolazione di etnia bengalese, a maggioranza musulmana sunnita, cacciata dal Myanmar e riparata in Bangladesh, sono la minoranza più perseguitata al mondo e la loro storia di soprusi e violenze subite è tra le più dolorose.

 

Il sommario del nuovo numero sul sito Messaggerosantantonio.it


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