Messaggero di sant'Antonio ed. italiana per l'estero | ComunicatoStampa

L'Italia oltre confine, il«Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di gennaioindaga il boom di espatri di giovani connazionalinel mondo

Un viaggio tra arte, storia e identità, dal pioniere della fotografia Antonio Beato al genio musicale di Domenico Zipoli, dall’amore per la Grande Mela del triestino Russo, fino all'omaggio all'icona del teatro brasiliano Maria Della Costa

29 Dicembre 2025| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio stampa Messaggero di S. Antonio Editrice

Sono soprattuttogiovani e continuanoa partire.Per l’Aire sono ben 6,4milioni i connazionaliall’estero: la 21ªregione dello Stivale. Dalle colonne del «Messaggero di sant'Antonio»edizione italiana per l’esterodi gennaio Alessandro Bettero in “Talenti in mobilità”intervista Del­fina Licata, la curatrice dell’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, approfondendo le dinamiche che portano all’estero o fanno rientrare in patria i nostri connazionali. In vent’anni si sono registrati 1.600.000 espatri di cittadine e cittadiniitaliani a fronte di 826mila rimpatri. Sono per lopiù giovani provenienti da Lombardia, Nordest eMezzogiorno d’Italia che hanno scelto principalmentel’Europa. È uno dei dati più eclatanti della XX edizione del rapporto della Fondazione Migrantes, organismodella Conferenza episcopale italiana. Perché la questione della mobilità, da e verso l’Italia,impone anche s­fide pastorali e non solo politiche.

Nel suggestivo Museo Fortuny, a Venezia, con la mostra «Antonio Beato. Ritorno a Venezia - Fotografie tra viaggio, architettura e paesaggio» (fino al 12 gennaio), siintrecceranno arte, viaggio e sperimentazione. La città lagunare riscopre infatti uno dei suoi ­figlipiù inquieti e curiosi: quell’Antonio Beato che èstato un pioniere della fotografia del secondo Ottocento fino ad abbracciare l’alba del XX secolo. Insieme al fratello Felice e al cognato James Robertson, è stato reporter documentaristico e di guerra, esploratore instancabile del Mediterraneo, dell’Egittoe dell’Asia, capace di costruire un immaginario visivo cheancora oggi modella e nutre quell’idea esotica chel’Occidente ha dell’Oriente. Con “Il fotografo del Nilo” Alessandro Bettero rende omaggio ad Antonio Beatoricostruendone lastoria, i percorsi di vita, gli intrecci familiari e professionali e, soprattutto, il ruolo nella definizione della fotogra­fia di viaggio.

A cento anni dalla nascita, la rivista antoniana con “Della Costa,star delle scene” di GiorgiaMiazzoripercorre la vita diMaria Della Costa, icona nazionale del teatrobrasiliano di origini italiane. Nata il 1° gennaio 1926a Flores da Cunha (Rio Grande do Sul)da una famiglia di migranti di Feltre (Belluno), dopo un’infanzia di indigenza e difficoltà, esordì come modella e si appassionò alla recitazione, perfezionandosi in Portogallo. Nel tempo l’attrice rivoluzionòil teatro brasiliano, rappresentandolo in tutte leepoche, forme e luoghi. Rimase profondamentelegata alla cultura contadina delle sue originivenete, che le trasmisero passione e spirito disacrificio, facendo del lavoro uno dei suoi principalivalori etici. Di sé stessa disse : «La miaorigine italiana è molto forte. Il Veneto è la miaterra. […] Sonoveneta nell’anima e nel cuore».

Dall’Argentina arriva l’articolo di Marinellys Tremamunno intitolato “La rivoluzione di Zipoli”. Trecento anni fa, il 2 gennaio1726, moriva a CórdobaDomenico Zipoli, musicistaitaliano che, diventato gesuita,trascorse l’ultimo decenniodella sua vita nella città che allora si trovava nelVicereame del Perù, oggi in Argentina. Nato a Prato il 17 ottobre 1688, era già unorganista stimato quando, dopo anni trascorsi aRoma sotto la guida dei maestri più in vista dell’epoca,nel 1716 scelse di entrare nella Compagnia di Gesù, stabilendosi a Córdoba. Grazie alla sua attività musicale, divenne un ponte tra Europae Americhe, trasformando il linguaggio musicale barocco europeoin uno strumento di evangelizzazione e dialogonelle missioni della Compagnia di Gesù inAmerica Latina.

Dagli Stati Uniti arriva invece la storia del triestino Ricky Russo, classe 1973 raccolta da Fabio Dalmasso in “New York secondo Ricky Russo”.In patria grande appassionato del mondodella musica, giornalista del quotidiano«Il Piccolo» di Trieste, ma anche autoredi programmi radiofonici e televisivi su Radio-TvCapodistria, negli States è ripartito da zero e senzacontatti, rincorrendo il sogno americano,trovando molto di più: l’amore e un sensodi appartenenza. La passione per la «grande mela» arriva da lontanoe affonda le sue radici nella storia famigliare: i parenti della madre, i Cerljenko, scapparono dallaJugoslavia durante la Seconda guerra mondialeper rifugiarsi in America, nelQueens.

 

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