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Ospitalità come pluralità, non fusione. Dalla tradizione biblica e classica all’attualità

La rivista bimestrale di divulgazione teologica dell’EMP «CredereOggi» si interroga sul tema dell’ospitalità, tra sfida dell’accoglienza e spiritualità, tra dinamiche psicologiche e politica

22 Novembre 2016| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

All’ospitalità, tema di rovente attualità, è dedicato l’ultimo fascicolo di CredereOggi, il bimestrale di divulgazione teologica delle «Edizioni Messaggero Padova». Un tema complesso che scaturisce da quel processo di globalizzazione che ci spinge verso una «nuova umanità». Il taglio del fascicolo è, come di consueto, quello dell’approfondimento articolato e interdisciplinare.

La rivista traccia una sorta di excursus storico-concettuale sulla philoxenìa, come la chiamavano gli antichi greci, e su come essa sia cambiata nel tempo. L’ospitalità è infatti una forma di accoglienza dalle radici antiche, che ha attraversato la storia e le culture rendendo possibile lo sviluppo della civiltà. Da sempre è legata alla dimensione religiosa: «l’ospite è sacro», gode della protezione divina e lo si accoglie ponendosi al suo servizio, come fece Abramo a Mamre (cf. Gen 18).

Nella cultura odierna la situazione è profondamente mutata. L’ospitalità non è più considerata come un’esperienza spirituale e in molti casi è intesa semplicemente come un «intrattenere parenti e amici» o clienti, basti pensare al settore turistico-alberghiero. Ma l’arrivo di masse di profughi che bussano alle porte dell’Europa, in fuga dalla guerra o alla ricerca di un futuro migliore, rende necessario un ulteriore ripensamento del concetto di ospitalità.

Se indubbiamente le migrazioni sono fenomeni complessi di cui devono occuparsi in primis le istituzioni nazionali e internazionali, possono anche rappresentare un terreno fertile per la società civile e le comunità ecclesiali. Tanto più che nella fede cristiana l’ospitalità sta alla base della spiritualità come attitudine non negoziabile. Un gesto elementare della vita comune, che rappresenta una delle più alte forme di carità. Non si tratta di attuare un vago spiritualismo o un ingenuo buonismo, bensì di realizzare l’incontro tra le differenze che lo straniero porta con sé, senza limitare le nostre identità, consapevoli che l’ospitalità richiede pluralità, non fusione.

In questa direzione, si muovono i contributi ospitati nel fascicolo: Francesco Spagna (La sfida dell’accoglienza. L’ospitalità da una prospettiva storica e antropologica); Umberto Curi (Accoglienza e ospitalità. L’altro che è in noi); Germano Scaglioni («Ama lo straniero» (Dt 10,18). L’ospitalità nella Bibbia); Lorenzo Biagi (Etica e ospitalità); Vincenzo Rosito (L’ospitalità come categoria politica: esiste un diritto all’ospitalità?); Anna Bissi (Dinamiche psicologiche dell’ospitalità); Marco Dal Corso (La spiritualità dell’ospitalità); Fabio Scarsato (L’ospitalità nella vita religiosa e nella tradizione francescana). Completano la rivista la sezione Documentazione e l’Invito alla lettura, ricco repertorio bibliografico ragionato organizzato da Placido Sgroi.

 

Leggi il sommario, l’editoriale e l’articolo di Fabio Scarsato sul sito «Credere Oggi»:

http://www.credereoggi.it/upload/2016/sommario215.asp