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Passi per “risorgere” sul «Messaggero di sant’Antonio» di aprile
Tra le novità il fotoreportage di un cammino a piedi attraverso l’Europa di una coppia italiana, il dossier su migranti attivi nel volontariato italiano, il fotoreportage dal campo profughi di Lesbos e molte rubriche che affrontano il tema del Coronavirus
“Cammini, passi per risorgere” è il titolo del numero di aprile del «Messaggero di sant’Antonio». Non solo cammini fisici, come quello a piedi per il continente europeo che ha ispirato la storia di copertina, ma anche spirituali, come quello dei credenti verso la Pasqua, e ancora interiori, come quello di ognuno di noi in queste difficili settimane stravolte da un nemico invisibile, il Covid-19, obbligati a rivedere le priorità delle nostre vite per oltrepassare l’emergenza sanitaria e ricominciare a vivere con una consapevolezza nuova.
Inevitabilmente il tema della pandemia che sta sconvolgendo il mondo entra in molte delle consuete rubriche del mensile. Quella di salute curata da Roberta Villa, epidemiologa, si occupa di bambini e ragazzi, perché il lungo periodo di isolamento dovuto alla chiusura delle scuole e alla necessità di restare a casa può lasciare il segno. Michela Murgia nella rubrica Approdi dedica al virus la riflessione “Siamo tutti naufraghi”; Goffredo Fofi affronta il tema del carcere in tempo di pandemia; nella rubrica di economia Luigino Bruni parla del “Virus del capitalismo”; padre Danilo Salezze in “Abbandonare per trovare” affronta come, «in questo tempo dal sapore apocalittico che sta dividendo la nostra epoca tra un “prima” e un “dopo”, sulle ceneri di una globalizzazione finita molto male», possiamo riscoprire «quel “minimo” che ci consenta relazioni più umane, la coltivazione degli affetti migliori, la compassione per le creature e per il Creato».
L’insolita esperienza di cammino attraverso il continente europeo, durata un intero anno (da ottobre 2018 a ottobre 2019) e raccontata dai protagonisti Anna Rastello e Riccardo Carnovalini in “365 volte Europa” ,ci aiuta a sognare un tempo in cui riprenderemo a camminare nel mondo, forse in modo meno frenetico e con valori più chiari a cui riferirci. La coppia ha toccato una ventina di Stati europei, dalla Spagna al Belgio, dalla Polonia fino alla Grecia, munita solo di perseveranza, scarpe comode, zaino in spalla e … silenzio, soprattutto social. Zero selfie e instant photo su Facebook e Twitter, immergendosi totalmente in ogni situazione vissuta, facendosi riempire da tutto ciò che ha incontrato: odori, sapori, colori, rumori, persone. «Il silenzio ci fa sentire in sintonia con la terra attraversata passo dopo passo e sguardo dopo sguardo, non è un vuoto da riempire. I silenzi fanno bene anche all’essere coppia».
Il ricchissimo dossier di Giulia Cananzi “Volontari insoliti” offre uno sguardo rivoluzionario sui migranti. Una recente ricerca condotta dal Centro studi Medì e promossa dal CSVnet, con la direzione scientifica del sociologo Maurizio Ambrosini, svela infatti la presenza di molti immigrati nelle file del volontariato italiano. Il loro identikit contraddice i più comuni stereotipi: sono colti, integrati e si battono per il bene di tutti. Non più vittime, ma cittadini attivi. Un fenomeno nato sottotraccia, che oggi in Italia ha numeri e motivazioni sempre più significativi.
L’intenso fotoreportage “Emergenza immigrazione a Lesbos” di Alessio Paduano è un viaggio nell’inferno di Moria, sull’isola del Mar Egeo divenuta uno dei più grandi campi profughi al mondo, dove è in corso una crisi umanitaria. L’ex base militare in grado di accogliere circa 3 mila persone ne conta circa 20 mila. Il 60 per cento proviene da Afghanistan e Siria – Paesi attualmente in guerra – mentre il resto da Medio Oriente e dall’Africa. L’85 per cento è composto da rifugiati, gli altri sono classificati come migranti, mentre i minori rappresentano il 40 per cento della popolazione. E anche a Lesbos, da poco, è sbarcato il Covid-19.
“San Leopoldo degli umili” è l’intervista di Nicoletta Masetto al regista Antonello Belluco sul suo ultimo film Sulle mie spalle dedicato a san Leopoldo Mandić, «martire del confessionale» da poco nominato patrono dei malati di tumore. L’uscita nelle sale, inizialmente programmata per il 3 aprile, è slittata a fine primavera a causa dell’ emergenza sanitaria.
In “Uno stent per vivere” Claudio Zerbetto racconta la storia di Giuseppe Bungaro, giovane inventore di Fragagnano (Taranto), che dopo una seria malattia cardiaca e grazie alla sua passione per la medicina e al suo impegno per la salute del prossimo, ha progettato un nuovo stent pericardico, capace di ridurre i rischi post operatori dei pazienti sottoposti ad angioplastica.
Infine, Stefano Marchetti in “Beatles Revolution” ripercorre la storia della band di Liverpool a 50 anni dallo scioglimento. Un fenomeno musicale epocale quello dei Beatles, che con le loro canzoni hanno toccato le corde profonde di un’enorme massa di giovani, di ieri e di oggi, intercettando il loro bisogno di leggerezza, ma anche di cambiamento.
Il sommario del nuovo numero su www.messaggerosantantonio.it.