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Salute mentale da stigma a dignità grazie all’intuizione dello psichiatria Basaglia a un secolo dalla nascita, nel «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo

E ancora: la rete di artiste italiane a Londra, i dolci di san Giuseppe nel mondo, il COSMI in Pennsylvania, la federazione Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften in Germania, la traduttrice italiana delle opere del filosofo danese Kierkegaard

27 Febbraio 2024| di Ufficio stampa Messaggero di S. Antonio Editrice

Cento anni fa, l’11 marzo 1924, nasceva a Venezia Franco Basaglia, psichiatra e neurologo, padre morale della legge 180 del 1978, detta anche «legge Basaglia», nata con il proposito di rivoluzionare l’intera cultura psichiatrica facendo uscire dal ghetto dei manicomi le persone malate, sottraendole allo stigma sociale e all’isolamento, e restituendo loro quella dignità e quella tutela che erano state negate in precedenza. Nel «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo, il dossier “Il male oscuro” di Alessandro Bettero ripercorre quanto è stato fatto nel tempo e quanto c’è ancora da fare. Nel mondo, una persona su otto ha un disturbo mentale, cioè un miliardo di esseri umani. Il 14% sono adolescenti (World Mental Health Report, OMS). Il 20% degli italiani soffre di un disturbo psichico, in particolare ansia e depressione (Rapporto Headway).

In occasione dell’8 marzo, festa della donna, l’articolo “Creative a Londra” di Lichena Bertinato è un inno all’altra metà del cielo che si occupa di arte. In un mondo in cui la presenza delle donne in questo settore è ancora marginale, quattro italiane raccontano perché hanno scelto la metropoli inglese come laboratorio artistico, e il modo in cui la città ha contribuito alla loro affermazione. Queste autrici provengono da ogni parte del Belpaese e hanno scelto la capitale londinese per dedicarsi a fotogiornalismo, pittura, scultura, promozione dell’arte e curatela di musei e gallerie facendo rete nel nome di una solidarietà tra donne.

“San Giuseppe a tavola” di Giorgia Miazzo è un viaggio nel mondo attraverso i dolci della festa di san Giuseppe del 19 marzo. Una tradizione gastronomica che si celebra dal 1480, dopo l’approvazione di papa Sisto IV. Non in tutti i Paesi del mondo, però, la ricorrenza cade a marzo. In quelli di tradizione anglosassone, ad esempio, la ricorrenza si festeggia la terza domenica di giugno. Ancora oggi sono molti i dolci tipici regionali italiani legati a san Giuseppe (tra questi bigné, zeppole, frittelle di riso, la raviola, il calzone e le sfince) che si possono gustare nelle molte pasticcerie gestite da italo-discendenti da New York a Botuverà in Brasile, fino in Svizzera, nei cantoni di Argovia e Zurigo.

Come la statua di Cristoforo Colombo in piazza Marconi, ancora al suo posto malgrado i recenti tentativi di rimozione sull’onda del movimento anticoloniale, c’è un’Italia antica, fiera e autentica che resiste in Pennsylvania, nonostante la furia assimilatrice del melting-pot americano. È quella di COSMI, Comitato Organizzativo San Marziale Inc., conosciuto anche come Southeast

Philadelphia, una delle 27 sezioni di Filitalia International: un’organizzazione no-profit fondata nel 1987 per preservare e promuovere il patrimonio, la lingua, gli usi e i costumi italiani. Lo racconta Vittorio Giordano in “La fede per san Marziale”.

Nel dopoguerra il numero di persone in Germania desiderose di iniziare o mantenere un costante contatto con l’Italia fu tale che non solo si formarono tante associazioni italo-tedesche, ma anche che, nel 1953, tali sodalizi si riunirono in una federazione capace di coordinarli. Sono passati più di settant’anni e queste organizzazioni, oltre 50 per più di 6 mila iscritti in totale, sono più che mai attive. Con l’articolo “L’Italia nel cuore” Andrea D’Addio intervista Rita Marcon-Grothausmann, dal 2012 la presidentessa di questa federazione denominata Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften e.V.

L’articolo “Napòlide a Copenaghen” di Laura Napoletano presenta Giulia Longo, traduttrice in italiano delle opere del filosofo danese Søren Kierkegaard. Borsista per tre anni all’Accademia di Danimarca, in Italia vive tra Napoli e Roma, mentre a Copenaghen collabora con l’Istituto italiano di cultura e con la sede locale della Società Dante Alighieri, organizzando incontri letterari con scrittori e poeti italiani invitati in Danimarca. Giulia incarna l’anima poliedrica che appartiene a molti giovani italiani, capaci di vivere in Paesi geograficamente e culturalmente lontani dal nostro, senza mai perdere la propria identità.


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