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Santo, moriva un anno fa il “rettore con la penna nera”

Il 16 agosto celebrazione in suffragio di padre Enzo Poiana in Basilica del Santo

11 Agosto 2017| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

Mercoledì 16 agosto alle ore 18.00 nella Basilica di Sant’Antonio a Padova si terrà la celebrazione di suffragio per padre Enzo Poiana, compianto rettore del Santo deceduto improvvisamente un anno fa, ad appena 57 anni, mentre si trovava a vivere alcuni giorni di riposo a Bibione, nella casa estiva dei francescani conventuali. Una morte inaspettata che ha lasciato sgomenti non solo i frati ma anche tante persone e pellegrini che lo avevano conosciuto negli undici anni del suo servizio di rettore della Basilica.

Fra Enzo era originario di Corona, frazione di Mariano del Friuli, nel goriziano, e proveniva da una famiglia di contadini. Il suo percorso di formazione alla vita fu plasmato dal suo arruolarsi, nel 1979, nella gloriosa brigata alpina Julia, compagnia fucilieri. Ordinato sacerdote nel 1991 visse il suo primo impegno pastorale a Roma, dove rimase quattro anni come viceparroco. Nel 1997 era a Trieste, nella chiesa di San Francesco, come superiore della comunità e parroco. Nel 2005 l’arrivo a Padova, come rettore della Basilica del Santo e superiore del convento.

Degli anni del suo rettorato si ricordano in particolare l’Ostensione del corpo di sant’Antonio nel febbraio del 2010, che richiamò in basilica 200mila devoti in una sola settimana e l’opera infaticabile, con tutti i frati della Basilica, per accogliere i milioni di pellegrini accorsi per vivere il Giubileo straordinario della Misericordia negli anni 2015-2016.

A un anno dalla morte, la comunità dei frati del Santo lo ricorda con un messaggio pieno di gratitudine per la preziosa e qualificata eredità spirituale trasmessa, invitando i padovani e quanti lo hanno conosciuto e amato a ricordarlo nella Santa Messa di mercoledì 16 agosto. «Come rettore della Basilica del Santo – scrivono i frati –, padre Enzo si è lasciato progressivamente conquistare dalla grandezza di sant’Antonio, diventandone interprete autorevole, grazie alle sue non comuni doti di comunicatore, vagliate sempre dalla personale esperienza di fede, schietta, genuina».

Così si ricordava invece lui, con la consueta ironia e spontaneità, nel marzo 2010, all’indomani dell’Ostensione del corpo del Santo, in un’intervista di Laura Pisanello al «Messaggero di sant’Antonio» intitolata “Il rettore convertito dai devoti”: «Fino al 2005 il mio rapporto con sant’Antonio era superficiale, ne conoscevo la vita, ma non avevo mai approfondito i Sermoni o la teologia di sant’Antonio. Ho l’impressione che il Santo abbia fatto un miracolo anche su di me, chiamandomi a fare il rettore della Basilica. In quattro anni il mio rapporto con sant’Antonio e cambiato moltissimo. Sono stati i pellegrini il mezzo attraverso il quale e avvenuto questo cambiamento. Mi hanno fatto scoprire una verità nuova su Antonio. Prima non avevo la percezione del suo essere presente e amico: sono stati i fedeli, i devoti che, con le loro storie e testimonianze, mi hanno fatto capire, per esempio, che la fede deve coinvolgere interamente tutto il nostro essere. Alla fine del mio primo anno come rettore della Basilica di sant’Antonio ho detto ai pellegrini: “Voi avete convertito anche il rettore alla devozione. Mi avete insegnato a esprimere la fede con il cuore, che è un atteggiamento profondamente francescano”».


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