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Zucchetti, primo italiano alla Royal Opera House di Londra, e la retrospettiva su Mario De Biasi, uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, sul “Messaggero di sant’Antonio – Edizione italiana per l’estero” di luglio-agosto

La danza come occasione per far ripartire la vita, lo sguardo sulla storia attraverso le immagini di Mario De Biasi

9 Luglio 2021| di Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

Quella di Napoleone, un esiliato di eccellenza, all’isola d’Elba fu una presenza di breve durata ma i cui segni restano nella storia di questa isola, troppo piccola per contenere i desideri di un uomo che aveva governato un impero. I luoghi e le memorie di questo primo esilio vengono ricordati quest’anno, in concomitanza con i 200 anni della sua morte, attraverso numerose manifestazioni che possono essere seguite sul sito www.visitelba.info/napoleone-2021. Alessandro Bettero in “Napoleone all’Elba” ci accompagna in un percorso rimasto incompiuto ma che aveva come obiettivo quello di trasformare un’isola toscana in un regno.

 

La città di Venezia, alla “Casa dei Tre Oci”, dedica a Mario De Biasi un’ampia retrospettiva. Uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, De Biase appartiene a un periodo della nostra storia nel quale riviste come Epoca hanno segnato il costume del tempo. L’immagine per raccontare l’attualità è la sfida che accoglie da maestri del giornalismo come Enzo Biagi. Un compito svolto in maniera magistrale così da farlo diventare lui stesso protagonista quell’epoca. Storie costruite dal basso, per raccontare la vita della gente semplice e umile, pur non disdegnando di immortalare le celebrità del cinema, del teatro, della musica o i personaggi del momento. “Dovunque si incontra la vita, s’incontra la bellezza. Basta guardasi attorno per vederla: anche in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei riflessi in una pozzanghera”. Alessandro Bettero in “Mario De Biasi. Un inno alla vita”.

 

“La danza non è ciò che faccio, ma ciò che sono. È tutta la mia vita”: è il racconto di Valentino Zucchetti, intervistato da Nicoletta Masetto. Zucchetti, 32 anni, originario di Calcinate (BG), è primo coreografo italiano sul palco della Royal Opera House di Londra, fatto mai accaduto nella centenaria storia di questa istituzione. Un incarico ancor più prestigioso perché segna la ripresa di una attività che, grazie ad una serie di spettacoli, intende segnare la ripartenza del calendario dal vivo, dopo la crisi della pandemia.

 

Sara Bavato, con l’articolo “Sulle orme di nonno Peppino” ci racconta l’avventura umana di Ippolito Moscatelli, prigioniero di guerra nella lontana Australia. Grazie all’opera di Joanne Tapiolas, “storica per caso”,  che ha costruito un sito internet dedicato, raccogliendo la storia di 1500 prigionieri di guerra italiani nel Queensland: www.italianprisonersofwar.com. Francesca Maffietti ha potuto scoprire questa pagina tragica ma anche straordinaria della vita del nonno Ippolito, che avrebbe per sempre legato la sua vita a questo continente e alla sua gente.

 

Marinellys Tremamunno nell’articolo “Un Arsenale di speranza” ci racconta l’opera svolta dal “Sermig – Fraternità della Speranza”, fondato da Ernesto Olivero, presente a san Paolo in Brasile dal 1996. La casa accoglie 1200 senzatetto che, attratti da una città, capitale industriale del Brasile, si ritrovano ai margini, senza un futuro. L’iniziativa dei volontari ha trasformato l’antica “Hospedaria de imigrantes”, luogo di quarantena per milioni di migranti europei, in un luogo di accoglienza.

 

Vittorio Giordano presenta Fabio Varlese “il paladino degli anziani”: medico internista e geriatra italo-canadese, docente all’Università di Toronto, primario al Runnymede Hospital e fondatore della Toronto Clinic. Uno dei maggiori esperti dei processi biologici dell’invecchiamento. La sua famiglia è originaria di Cassino (Frosinone). Racconta la sua storia di vicinanza agli anziani, in particolare in questo tempo di pandemia. “Il rapporto umano può avere lo stesso effetto della medicina”. La società deve cambiare atteggiamento verso la Terza età. “Mi piace definirmi un “cavaliere” contro l’ageismo (la tendenza a discriminare una persona in base alla sua età): un fenomeno sempre più diffuso in Nord America”.

Il sommario del nuovo numero sul sito Messaggerosantantonio.it


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