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Il «Messaggero di sant’Antonio» apre il 2026 nel segno della relazione e della cura

Tra i temi, fraternità parola chiave di san Francesco, dossier su intelligenza connettiva, le testimonianze missionarie in Amazzonia ed Ecuador, teologia della liberazione in Perù, i dati del rapporto Italiani nel mondo, la Giornata della Memoria

29 Dicembre 2025| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio stampa Messaggero di S. Antonio Editrice

E ancora: la mostra di incisioni di Escher; le nuove pagine dedicate al Testamento del Poverello e la rubrica sulla spiritualità nella malattia di Elide Siviero


Relazione e confronto da un lato, povertà e cura dall’altro. Sono questi i due filoni principali su cui si concentra l’attenzione del «Messaggero di sant’Antonio di gennaio». Una nuova annata che segna alcune novità, come le nuove pagine di catechesi dedicate all’ottocentenario della morte di san Francesco e la nuova rubrica di Elide Siviero.

Nell’editoriale “Francesco, uomo di relazione” padre Massimiliano Patassini racconta come le scelte di Francesco hanno sempre messo al centro la relazione con l’altro, mostrando così che solo l’amore può cambiare il cuore dell’uomo.

Si intitola «Io ho fatto la mia parte...» la nuova serie 2026 di catechesi della rivista. A presentarla è il direttore Patassini in “Poveri, obbedienti e colmi d’amore”: così san Francesco desiderava fossero i suoi frati. Sarà un viaggio che rileggerà la vita del Poverello attraverso il suo Testamento spirituale. Ogni mese un tema a partire da una parola o da un’espressione del testo di Francesco, affidandolo ad autorevoli collaboratori: suor Marzia Ceschia, che curerà l’approfondimento spirituale e francescano; Paolo Malaguti che rielaborerà in racconto le parole del santo; Gabriele Sanzo, che creerà illustrazioni evocative.

Prende avvio con questo numero anche la nuova rubrica Farsi accanto firmata Elide Siviero. Profonda conoscitrice della Bibbia, la scrittrice convive da anni con una patologia degenerativa e aiuterà a riflettere sulla spiritualità nella malattia, donandoci parole buone, parole di cura. Il primo contributo si intitola “Come stai?”.

Il tema della relazione viene ripreso anche nel dossier “L’unione fa la forza” a firma di Stefano Marchetti. Ogni essere umano, dicevano gli antichi, è una belva nei confronti del suo simile. Ma è davvero, e sempre, così? La natura, e gli studi più recenti, dicono esattamente il contrario: nessuno può stare da solo e, anzi, la crescita migliore si ha proprio tenendo insieme forze e talenti individuali.

Quali parole riflettono il «lascito» più fruttuoso dell’anno trascorso e possono orientarci in quello che verrà? Roberto Reale nella rubrica Scenari, intitolata a gennaio “Senti, ascolta, spera”, riparte da tre parole chiave, ereditate dal 2025, che contraddicono l’imperante clima di violenza. Per iniziare il 2026 con il piede giusto.

Povertà è il secondo filo conduttore della rivista. Antonio Gregolin in «Il mio paradiso si chiama Amazzonia» racconta la testimonianza di suor Rosy Lapo, 74 anni, che da cinquant’anni vive in Brasile, nella foresta ai confini con la Colombia, accanto agli indios. Prega, porta il conforto della fede, serve i poveri, li cura e li assiste. Una «Marta e Maria» dei nostri giorni (pdf integrale in allegato).

“Solidarietà ad alta quota” di Giulia Cananzi è dedicato a un progetto di Caritas sant’Antonio in una parrocchia rurale in Ecuador, a 2.850 metri di altitudine: una casa per accogliere i bambini indios figli di madri sole. Grazie a una missionaria fidei donum, Daniela Andrisano, in Ecuador da molti anni, che ha scelto di stare sempre e comunque dalla parte degli ultimi.

A più di vent’anni da quando padre Gustavo Gutiérrez denunciava l’avanzare di povertà sempre più gravi e massicce, a che punto è la teologia della liberazione in America Latina? Caterina Morbiato in “Dove dormono i poveri?” ripercorre il caso del Perù, patria di Gutiérrez e di molti giovani cattolici, attivisti contro la povertà.

Nella rubrica Poveri noi di Giulio Albanese, intitolata questo mese “Ascoltiamo la voce dei poveri”, spiega perché per affrontare la povertà si debba saper mettere insieme politica, responsabilità civile e fede. E trasformare la solidarietà in giustizia.

Con “Talenti in mobilità” Alessandro Bettero analizza i dati e gli orientamenti degli italiani all’estero certificati dall’ultimo «Rapporto Italiani nel Mondo» della Fondazione Migrantes. Gli italiani continuano a partire: i dati dell’Aire registrano oltre 6,4 milioni di connazionali all’estero che ormai rappresentano la 21ª regione dello Stivale (pdf integrale in allegato).

In vista della Giornata della Memoria Fabio Dalmasso in “L’ultimo treno” ripercorre, con lo storico Alberto Cavaglion, la drammatica vicenda dei 349 ebrei (in maggioranza polacchi, austriaci, ungheresi, ma anche russi, tedeschi, ucraini) che avevano trovato rifugio nel cuneese, che furono deportati ad Auschwitz il 21 novembre 1943. Vennero prelevati da nazisti e repubblichini dalla caserma «Principi di Piemonte» che, insieme a Bolzano, Fossoli (Modena) e la Risiera di S. Sabba a Trieste, fu uno dei quattro campi di concentramento istituiti dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 (pdf integrale in allegato).

Non c’è opera della natura che non custodisca in sé le regole della geometria. Con “Escher e l’im-possibile” Luisa Santinello guida i lettori alla mostra «M.C. Escher. Tra arte e scienza», al Mudec di Milano fino all’8 febbraio, dedicata alla carriera del grande incisore olandese che trascorse gran parte della vita a indagare il rapporto tra arte e matematica.

 

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Al comunicato stampa sono allegati anche alcuni articoli integrali del mensile per cui è consentita la ripresa in toto o in stralcio sui propri organi di stampa, con citazione di fonte «Messaggero di sant’Antonio» e autore/autrice. Si ringrazia per la collaborazione


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