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Marilynne Robinson: «un nuovo umanesimo per contrastare egoismo, tecnologia e materialismo». L’intervista alla premio Pulitzer sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo
Il “reportage dal mondo” con i principali rituali delle esequie e della Pasqua nelle diverse comunità di italiani all’estero. Lo Spider-man tutto italiano in corsia che porta goia ai bambini malati
«Nonostante l’individualismo e il materialismo, donne e uomini sanno essere creature meravigliose». Lo afferma Marilynne Robinson in un’intervista in esclusiva per il «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo. Sollecitata dalle domande di Alessandro Bettero in “Oblio o utopia?”, l’acclamata scrittrice americana offre una lettura dell’attualità in prospettiva storica e sociale. Nel suo libro The Givenness of Things (Quel che ci è dato) l’autrice, considerata una delle più importanti della letteratura americana dei nostri tempi, interpreta in chiave quasi metafisica, illuminante e provocatoria le contraddizioni del mondo contemporaneo. Cristiana calvinista, Robinson analizza con il suo stile inconfondibile l’animo umano e la crisi dei valori della società americana e occidentale, e i rischi derivanti dall’imperante impoverimento culturale, destinato a minare il ricco contributo di idee e di insegnamenti che abbiamo ereditato dai grandi pensatori del passato. Un’intervista a tutto tondo, dal messaggio evangelico della Bibbia alle divisioni degli USA di oggi, dall’escalation della violenza alla chiusura nei confronti dei migranti contemporanei in un Paese, come l’America, nato grazie ai migranti, dal cambiamento nelle nostre società dovuto al Covid-19 fino alle prospettive di “salvezza” dell’umanità.
Come viene vissuta la celebrazione del lutto e della memoria tra le nostre comunità all’estero? A queste domande cerca di dare risposta “Quell’amore senza fine”, una sorta di “reportage dal mondo” scritto a più mani sul tema della morte intesa non solo come liturgia delle esequie ma anche come resurrezione, il più alto messaggio di speranza che Cristo rinnova ai cristiani attraverso la Pasqua. In un mondo che vede scomparire lentamente le tradizioni che hanno ispirato la quotidianità degli italiani all’estero, il ciclo dei rituali per i defunti rappresenta ancora quell’insieme di sentimenti, etichette e consuetudini che sono manifestazioni della loro cultura d’origine, regionale e non solo. E pur adattandosi alle leggi e agli usi della nuova patria d’adozione, non smarriscono mai del tutto la loro matrice identitaria. Lo speciale della rubrica Italiani nel mondo racconta i rituali più rappresentativi con cui, in questo tempo liturgico, le diverse comunità italiane all’estero onorano la dipartita dei loro cari, ne coltivano la memoria, ne perpetuano l’affetto ben oltre i segni e le liturgie che la tradizione confina, in genere, al 2 novembre. I servizi sono di Generoso d’Agnese (USA, Islanda e Sudafrica), Andrea D’Addio (Germania), Vittorio Giordano (Canada), Nicola Nicoletti (Messico) e Sara Bavato (Australia).
Anche l’Italia ha il suo Spider-man, noto personaggio dei fumetti della Marvel nato nel 1962 dalla vivace fantasia di Stan Lee e Steve Ditko. O meglio, il suo Uomo-ragno, per dirla come si usa nel Belpaese. Ma il nostro Peter Parker, ovvero l’alter ego reale di Spider-Man, è italianissimo. Si chiama Mattia Villardita, ha 27 anni, vive in Liguria, e da più di tre anni va a trovare i bambini ammalati negli ospedali locali. Perché, per combattere la battaglia della vita, anche l’aiuto di un supereroe è decisivo. Ne scrive Alessandro Bettero in“Spider-Man in corsia”.
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