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Credenti e non credenti a confronto

Concluso il convegno interdisciplinare organizzato da Ufficio Scuola della Diocesi e Messaggero di sant’Antonio con la tavola rotonda tra Ritanna Armeni, Ritika Handa e Nader Akkad, e l’incontro con l’autore Matteo Righetto

8 Settembre 2018| di Sara Melchiori - Alessandra Sgarbossa

Dopo aver indagato ieri “chi è l’altro da me?”, stamattina a “Tra l’altro. Crescere nella diversità”, convegno interdisciplinare organizzato dal Messaggero di Sant’Antonio e Ufficio Scuola della Diocesi di Padova, con la tavola rotonda “Visti dagli altri” ci si è interrogati su “chi sono io, visto dai tuoi occhi, che hanno altre leggi, altra cultura, altra religione?”, su identità e diversità, conflitti e abbracci nella letteratura.

Sollecitati dalle domande di Sabina Fadel, caporedattore del mensile «Messaggero sant’Antonio», la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni, l’induista Ritika Handa e l’imam di Trieste Nader Akkad, non credenti e credenti non cattolici, hanno messo sotto la lente di ingrandimento i cristiani e la cultura dell’incontro nella tradizione occidentale, oggi a confronto con un dinamismo culturale, religioso e di pensiero che chiede continuo confronto con l’altro, diverso – per qualche aspetto – da me.

L’imam Akkad ha spiegato con citazioni dal Corano che l'islam, al di là di molte semplificazioni che spesso sentiamo, è la religione più vicina al cristianesimo: crede in Maria Vergine, unica donna citata nel Corano, e attribuisce anche a Gesù caratteristiche uniche. Il testo sacro dell’islam vede i cristiani come gente che accoglie, che ha amore, che non ha superbia e la storia ce lo raccomanda. Alla domanda su cosa si aspetta dal mondo occidentale, considerando anche il clima di paura conseguente ad attentati terroristici di matrice pseudo-islamica, Akkad ha risposto: «Per noi è importante che l’Occidente non perda la fiducia nelle altre culture e religioni, perché la paura crea diffidenza e la diffidenza crea muri. Desidero che l’Europa mantenga saldi nel cuore i suoi valori principali: amore per il prossimo e per il diverso. Come musulmano vedo nella diversità un dono di Dio e conoscersi significa aprirsi l’un l’altro».

Handa ha parlato della propria esperienza in Italia come immigrata e come induista, una religione che è ancora poco conosciuta. Da mamma, considera la scuola come strumento principe di conoscenza e incontro con le altre culture. Handa ha spiegato che l’induismo prima di chiedere all'altro cosa può dargli, sollecita a chiedersi cosa si sta dando. Tra i suoi suggerimenti, la proposta di creare momenti di incontro e conoscenza tra le realtà territoriali delle diverse religioni specie per i bambini, per aiutarli a capire le diverse tradizioni.

Armeni, recuperando il suo vissuto di laica non credente e di donna di sinistra, cresciuta in un’epoca in cui il cristianesimo era parte integrale della vita di ciascuno e del Paese, ha evidenziato il cambiamento storico avviatosi fin dagli anni 80 con la globalizzazione, che ha avuto un effetto dirompente e di rovesciamento tra gli “uni” (i cattolici) e gli “altri” (non credenti). Oggi gli “altri” sono i credenti cattolici, che sono minoranza ma vogliono ancora utilizzare un pensiero critico, a fronte di un pensiero unico dominante e diffuso. La vera sfida attuale rispetto al rapporto con l’altro, secondo la giornalista, è rappresentata dalle migrazioni, su cui anche il mondo dei credenti è spaccato.

Il convegno si è concluso con il dialogo tra Davide Penello e lo scrittore Matteo Righetto, che attraverso i suoi romanzi indaga il rapporto tra diversità e identità, che è rapporto tra umani ma anche tra uomo e natura. «Noi da soli non esistiamo – ha chiosato l’autore – e la letteratura è una forma di comunicazione in cui c’è un confronto continuo con l’altro. La letteratura rende consapevoli».

Tra l’altro. Crescere nella diversità ha il patrocinio di: MIUR - Ufficio scolastico regionale per il Veneto, Facoltà Teologica del Triveneto, Istituto Superiore di Scienze Religiose – Padova, FIDAE Veneto, FISM Veneto, Fondazione “G. Bortignon” per l’educazione e la scuola, Fondazione “Lanza”, Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ed è sostenuto dal contributo di Mediagraf Spa, Fism provinciale di Padova, Banca Sella.

 

Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio - Alessandra Sgarbossa – cell. 380-2038621 - ufficiostampa@santantonio.org

Ufficio Stampa Diocesi di Padova - Sara Melchiori – cell. 347-3367977 - ufficiostampa@diocesipadova.it

 

 


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Gli adulti visti dai ragazzi, il concetto di razza e quello di reciprocità ieri al convegno “Tra l’altro. Crescere nella diversità”

Nel pomeriggio di ieri il convegno interreligioso organizzato da Ufficio Scuola della Diocesi e Messaggero di Sant’Antonio è entrato nel vivo

8 Settembre 2018| di Sara Melchiori - Alessandra Sgarbossa

Fedele al suo intento di approfondire il riconoscimento di elementi di uguaglianza e di singolarità dell’altro da noi, ma anche di sfatare luoghi comuni, il convegno interdisciplinare “Tra l’altro, crescere nella diversità” ieri pomeriggio è entrato nel vivo parlando di razza, di reciprocità e di come i ragazzi vedono gli adulti.

Ad aprire la sessione pomeridiana sono state Patricia Santos e Maria Teresa Vizzari dell’Università di Ferrara che si sono soffermate sul “mito della razza”. «La nostra tendenza a classificare i nostri simili, ad attribuire loro un’etichetta razziale, ci ha impedito per secoli di capire quanto siano piccole le nostre differenze biologiche e come si siano formate. Oggi sappiamo molto meglio chi siamo, ovvero una specie straordinariamente mescolata, in cui ognuno porta pezzi di DNA di provenienza diversissima, e da dove veniamo: dall’Africa – hanno spiegato le due ricercatrici in Biologia evoluzionistica ed ecologia del gruppo di Genetica di Popolazioni dell'Università di Ferrara, guidato dal professor Guido Barbujani -. Sappiamo che le differenze fra le varie popolazioni umane sono sfumature, reali ma minuscole, in una tavolozza genetica in cui ognuno è identico al 99,9% a qualunque sconosciuto. Stiamo studiando come in quello 0,1% di differenze ci siano i fattori che spiegano le nostre diverse tendenze ad ammalarci e a rispondere al trattamento farmacologico, il che apre grandi prospettive in medicina preventiva. E abbiamo capito che il nostro carattere, le nostre scelte e i nostri gusti c’entrano pochissimo con i nostri geni, e molto invece col complesso di situazioni ed esperienze individuali che riassumiamo nella parola cultura. C’è un paradosso: mentre la biologia abbandona la visione razziale, una visione simile sta affiorando in ambito culturale. E così nascono forme di razzismo più sottili, secondo cui quello che ci separerebbe dagli altri non starebbe magari nei geni, ma nei nostri schemi culturali».

Paolo De Stefani, docente di diritto internazionale all’Università di Padova di “Diritti umani e religione” all’Istituto di scienze religiose di Padova, ha relazionato sul principio di reciprocità, che non è sinonimo di giustizia o di reciprocità. «È piuttosto un habitus, un atteggiamento mentale e pratico condiviso, uno stile, che “obbliga senza obbligo” a rendere quel che si è ricevuto; restituire, nel bene e nel male, torto su torto, favore su favore. Serve a ribadire e radicare la giustezza dei criteri che tengono insieme una società e una comunità. La reciprocità conferma e consolida l’ordine sociale, sia nelle relazioni tra persone, sia nelle relazioni tra gruppi e tra stati. La legislazione sullo straniero, il diritto internazionale, il diritto bellico offrono molti esempi dell’operare della reciprocità “difensiva”. L’avvento dei diritti umani ha aperto una breccia in questo meccanismo conservatore, lasciando spazio a una reciprocità “positiva”. L’idea di “umanità” rinvia a uno spazio che va oltre la reciprocità. Uno spazio ideale e storico in cui il diverso, lo straniero, il lontano, lo scandaloso, possono trovare riconoscimento, nella logica inedita del per-dono».

Paolo Berti, psicologo del Villaggio Sant’Antonio di Noventa Padovana, ha riportato i temi del rapporto tra “diversità” nella relazione intergenerazionale: come gli adolescenti vedono gli adulti? Lo psicologo ha presentato i dati di un lavoro di ricerca da lui condotto coinvolgendo circa 250 ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni di Padova, Roma e Salerno. Attraverso un metodo di consultazione partecipata ha chiesto loro di “puntare” lo sguardo sugli adulti e di raccontare ciò che vedevano. Lo scopo di questa analisi non era solo di comprendere meglio le idee, i vissuti e i bisogni dei ragazzi, ma soprattutto raccogliere informazioni utili agli adulti per riflettere sulla propria condizione e sulla relazione con loro, per migliorarsi e per crescere. Se per l’81% i genitori sono un punto di riferimento che sentono vicino, circa metà del campione si sente in difficoltà con un adulto; tra i principali motivi citati dai giovani vi sono l’ansia che generano in loro le pressioni degli adulti, le aspettative dei grandi che non coincidono con i loro desideri, il fatto di non sentirsi capiti nei loro bisogni. A non farli stare bene ci sono adulti che pretendono di avere sempre ragione, litigano tra di loro non li ascoltano o mentono. A farli arrabbiare i grandi quando sono incoerenti o che ripetono sempre le stesse cose. «È emerso che lo sguardo dei ragazzi sul mondo è sempre “competente” - ha concluso Berti - e se gli adulti sono disponibili ad ascoltarli fino in fondo, possono arricchirsi, come persone e come educatori, aprendosi a nuove positive consapevolezze».

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Stamattina, la seconda giornata di convegno, sabato 8 settembre, vede una tavola rotonda sul tema “Visti dagli altri”. Sabina Fadel, caporedattore del mensile «Messaggero sant’Antonio», ragionerà con Ritanna Armeni, giornalista e saggista; Ritika Handa, induista e Nader Akkad, imam di Trieste. Non credenti e credenti non cattolici racconteranno come vedono i credenti cattolici.

Alla tavola rotonda seguirà un intervento dello scrittore Matteo Righetto, che indagherà Identità e diversità, conflitti e abbracci nella letteratura.

Tra l’altro. Crescere nella diversità ha il patrocinio di: MIUR - Ufficio scolastico regionale per il Veneto, Facoltà Teologica del Triveneto, Istituto Superiore di Scienze Religiose – Padova, FIDAE Veneto, FISM Veneto, Fondazione “G. Bortignon” per l’educazione e la scuola, Fondazione “Lanza”, Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ed è sostenuto dal contributo di Mediagraf Spa, Fism provinciale di Padova, Banca Sella.

 

Sul sito http://www.messaggerosantantonio.it/it/convegno2018 sono pubblicati i profili biografici dei relatori e gli abstract degli interventi e, in un secondo momento, saranno inseriti gli atti digitali del convegno ed eventuali materiali didattici.

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Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio - Alessandra Sgarbossa – cell. 380-2038621 - ufficiostampa@santantonio.org

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“Tra l’altro. Crescere nella diversità”, in 900 ad approfondire i temi caldi dell’alterità, dell’ospitalità e dell’inclusione

Domani la seconda giornata con una tavola rotonda con la giornalista Ritanna Armeni, l’induista Ritika Handa e l’imam di Trieste Nader Akkad, e l’intervento dello scrittore Matteo Righetto

7 Settembre 2018| di Sara Melchiori - Alessandra Sgarbossa

Erano in 900 stamattina gli insegnanti e gli educatori arrivati all’Auditorium dell’Opsa di Rubano da tutto il Veneto, in particolare dal Padovano per partecipare a “Tra l’altro, crescere nella diversità”, il convegno interdisciplinare organizzato da Messaggero di sant’Antonio e Ufficio di Pastorale dell’Educazione e della Scuola della Diocesi di Padova e giunto quest’anno alla quarta edizione. Tema “caldo” quello della diversità e dell’integrazione sotto più punti di vista – dalla disabilità agli aspetti etnico-religiosi – che, se è attualissimo nel dibattito pubblico, lo è ancora di più nelle scuole e negli spazi educativi, sempre più spesso veri laboratori di integrazione.

A introdurre la due giorni è stato don Lorenzo Celi, direttore dell’Ufficio Scuola diocesano. «Mi sono chiesto più volte in questi mesi chi è l’altro – ha raccontato ai partecipanti – e la risposta più vera che sono riuscito a darmi è che “l’altro siamo noi”. Riconoscersi parte della grande famiglia umana e rivalorizzare il proprio essere “in relazione”: che sia relazione con se stesso, con gli altri, con l’alterità e, per i credenti, l’Altro per eccellenza, ovvero Dio. Per conoscersi bisogna avere il coraggio di uscire da se stessi e, al contempo, mettersi di fronte all’altro, riconoscendo la sua singolarità specifica, la sua dignità di uomo, il valore unico e irripetibile della sua vita, la sua libertà, la sua differenza; spesso però la differenza e la differenza più radicale che è la diversità destano paura, ed è proprio per questo che occorre lasciarsi “formare”».

Grazie a un parterre di relatori di tutto rispetto, l’incontro ha offerto strumenti di approfondimento che permettono di immaginare percorsi educativi e formativi adeguati a un mondo anche scolastico in continua evoluzione.

Marco Dal Corso, docente all’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia,  ha parlato dell’urgenza di ripensare all’arte dell’ospitalità in chiave pubblica, soffermandosi sul perché e sul come ospitare. Perché abitiamo in un mondo di globale e interconnesso, perché viviamo in un momento di svolta inteso non come un’epoca di cambiamenti ma piuttosto come un cambiamento d’epoca in cui diventa indispensabile superare le forme del pensiero storico ed esclusivista, perché c’è un urgenza civile, politica e umanitaria che coinvolge tutti e dà al dialogo interreligioso un carattere pubblico imprescindibile. Ma come far diventare l’ospitalità una modalità politica e pubblica? Passando dal concetto di identità che deriva dal pensiero greco, e spesso ci incatena, al concetto di alterità della Bibbia, promuovendo l’ospitalità come paradigma del dialogo interreligioso: non un’etica dell’ospitalità ma l’ospitalità come etica in una dimensione civile e pubblica.

Salvatore Soresi, professore di psicologia all’Università di Padova, di è soffermato sul tema della cura delle parole per “dire” la diversità: non esistono parole sbagliate ma un uso sbagliato delle parole. Il concetto stesso di “diversità” rimanda a un costrutto, a un giudizio valoriale, a una classifica. E le etichette finiscono con l’annullare le specificità dei singoli e con esse la loro ricchezza creando stereotipi. Anche nel campo dell’inclusione l’uso delle parole in modo superficiale può generare inesattezze e pregiudizi; e questo accade sia nei mass media, ma anche nelle scuole e persino nel dibattito scientifico. Secondo alcuni studi condotti tra gli studenti, i giovani pensano che l’uso di parole come iperattivi, disabili, diversi, dis-grafici, dis-lessici, dis-calculici diventino un ostacolo all’inclusione, non un aiuto. Il docente ha poi fornito agli insegnati presenti in sala alcuni strumenti concreti che le scuole potrebbero fare in favore dell’inclusione, come il Programma di coinvolgimento precoce ‘Giuggiole di inclusione’ sperimentato in alcune scuole primarie del Veneto e messo a punto dal Laboratorio Larios dell’Università di Padova.

Molti gli applausi per lo spettacolo teatrale Fratelli IN Italia (testo di Loredana d’Alesio e regia di Alberto Riello) che ha messo in scena, attraverso giovani italiani e stranieri, l’aspetto ordinario delle migrazioni. Sul palco giovani attori italiani e stranieri per raccontare non solo storie di migrazioni, accoglienze e pregiudizi ma anche per promuovere progetti concreti di integrazione, a partire dalla realizzazione stessa dello spettacolo.

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Nel pomeriggio si argomenterà “il mito della razza” con Patricia Santos e Maria Teresa Vizzari dell’Università di Ferrara (ore 14.30 -15.30) e si ragionerà sul principio di reciprocità con Paolo De Stefani (docente di diritto internazionale all’Università di Padova). Chiuderà il primo giorno di lavori l’intervento di Paolo Berti, psicologo del Villaggio Sant’Antonio di Noventa Padovana che riporterà i temi del rapporto tra “diversità” nella relazione intergenerazionale: “A contatto. Come i ragazzi e le ragazze vedono gli adulti”.

Domani, la seconda giornata di convegno, sabato 8 settembre, vedrà una tavola rotonda sul tema “Visti dagli altri”. Sabina Fadel, caporedattore del mensile «Messaggero sant’Antonio», ragionerà con Ritanna Armeni, giornalista e saggista; Ritika Handa, induista e Nader Akkad, imam di Trieste. Non credenti e credenti non cattolici metteranno sotto la lente di ingrandimento pregi e difetti della cultura dell’incontro nella tradizione occidentale, oggi a confronto con un dinamismo culturale, religioso e di pensiero che chiede continuo confronto con l’altro, diverso – per qualche aspetto – da me.

Alla tavola rotonda seguirà un intervento dello scrittore Matteo Righetto, che indagherà Identità e diversità, conflitti e abbracci nella letteratura.

 

Tra l’altro. Crescere nella diversità ha il patrocinio di: MIUR - Ufficio scolastico regionale per il Veneto, Facoltà Teologica del Triveneto, Istituto Superiore di Scienze Religiose – Padova, FIDAE Veneto, FISM Veneto, Fondazione “G. Bortignon” per l’educazione e la scuola, Fondazione “Lanza”, Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ed è sostenuto dal contributo di Mediagraf Spa, Fism provinciale di Padova, Banca Sella.

 

Sul sito http://www.messaggerosantantonio.it/it/convegno2018 sono pubblicati i profili biografici dei relatori e gli abstract degli interventi e, in un secondo momento, saranno inseriti gli atti digitali del convegno ed eventuali materiali didattici.

 

Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio - Alessandra Sgarbossa – cell. 380-2038621 - ufficiostampa@santantonio.org

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“Tra l’altro. Crescere nella diversità”, il 7 e 8 settembre a Rubano giornata di studio per insegnanti ed educatori

900 iscritti anche quest’anno per il quarto convegno interdisciplinare organizzato da Ufficio Scuola della Diocesi e Messaggero di sant’Antonio

4 Settembre 2018| di Sara Melchiori - Alessandra Sgarbossa

Per il quarto anno consecutivo l’Ufficio di Pastorale dell’Educazione e della Scuola della Diocesi di Padova e il Messaggero di sant’Antonio propongono un convegno interdisciplinare destinato al mondo degli insegnanti e degli educatori. E per il quarto anno le iscrizioni hanno completato i posti disponibili aprendo una lunga lista d’attesa. Sono, infatti, oltre 900 gli insegnanti che venerdì 7 e sabato 8 settembre parteciperanno all’incontro dal titolo TRA L’ALTRO. Crescere nella diversità.

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Non poteva esserci tema più aderente ai “tempi moderni” per il quarto convegno interdisciplinare promosso e organizzato da Messaggero di sant’Antonio e Ufficio di Pastorale dell’Educazione e della Scuola della Diocesi di Padova che si terrà venerdì 7 e sabato 8 settembre 2018: Tra l’altro. Crescere nella diversità.

Un appuntamento divenuto tradizione di formazione e di approfondimento per gli oltre 900 tra insegnanti ed educatori che, anche quest’anno, popoleranno l’Auditorium dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio a Sarmeola di Rubano (Pd) e il vicino Auditorium di Casa Madre Teresa di Calcutta, collegato in videoconferenza.

Un incontro che cerca di offrire approfondimenti e strumenti per guardare al mondo di oggi e immaginare percorsi educativi e formativi adeguati agli scenari in continua evoluzione, vedendo proprio nelle scuole e negli spazi educativi i primi laboratori di integrazione unici e preziosi. Basti pensare al progressivo incremento della presenza di alunni e studenti provenienti da altre culture e religioni. Secondo i dati del MIUR (luglio 2017 su dati A. S. 2015/2016), gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano rappresentano il 9,2% della popolazione scolastica complessiva (il 10,4% nella scuola dell’infanzia, il 10,6% nelle primarie, il 9,4% nelle secondarie di primo grado e il 7% nelle secondarie di secondo grado). Una popolazione di circa 814.851 persone, che nel periodo di riferimento è cresciuta dello 0,1% (653 unità) sull’A.S. 2014/2015.

Negli anni i convegni interdisciplinari dell’abbinata “Diocesi di Padova&Messaggero di sant’Antonio” si sono soffermati ad analizzare tanti “tra”, binomi che interrogano i percorsi di crescita, la vita stessa delle persone e i rapporti intergenerazionali: tra corpo e spirito; tra mente e cuore; tra tatto e contatto. Quest’anno si entra nel rapporto uno a uno nel contesto della diversità che interroga sempre più la società. Tra l’altro si vuole soffermare sulla “differenza”, sulla “diversità” come elemento qualificante dell’essere umano e determinante nel processo di crescita, ma vuole anche smarcarsi da falsi pregiudizi e aprire prospettive.

«Una differenza – si legge nella presentazione – che qualifica la persona per storia, origini, cultura, formazione, religione, e supera la dimensione del “siamo tutti uguali” per narrare la complementarietà della diversità e disegnare la strada dell’incontro dell’altro come occasione di crescita comune ma anche di scoperta di qualcosa di totalmente nuovo».

Il rapporto con l’altro, oggi più che mai, è segnato dal riconoscimento di elementi comuni e dalla sottolineatura di quelli non-comuni, da uguaglianze e particolarità, che intaccano anche la sfera del diritto percepito.

Ecco che il convegno ospiterà voci e culture diverse, si interrogherà sul quanto mai delicato e prezioso aspetto dell’incontro inteso come “ospitare” l’altro nei propri contesti di vita (sociali, culturali, artistici, religiosi), ma cercherà anche di sfatare luoghi comuni.

Chi è l’altro da me? E chi sono io visto dai tuoi occhi, che hanno nella memoria altre storie, altre leggi, altre regole, altro genere, altra cultura, altra religione? La mia casa è la tua casa? C’è un confine nell’incontro tra culture lontane? L’altro è ospite gradito o inatteso?

Sono davvero infinite le domande che interrogano l’animo umano che riconosce una differenza. Sono altrettanto numerose le possibilità di trovare risposta di crescita, sia nei contesti educativi che sociali, tra generazioni e tra culture.

 

IL PROGRAMMA

Marco Dal Corso, docente all’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia aprirà le relazioni di venerdì 7 settembre (ore 9.15) con un intervento sull’arte dell’ospitalità che sarà integrato dalla capacità di “Dire” la diversità proposta da Salvatore Soresi, professore di psicologia all’Università di Padova.

La mattinata si concluderà con un momento artistico: lo spettacolo Fratelli IN Italia (testo di Loredana d’Alesio e regia di Alberto Riello) che mette in scena, attraverso giovani italiani e stranieri, l’aspetto ordinario delle migrazioni e il dramma del viaggio che troppo spesso accompagna oggi la ricerca di una vita migliore o la fuga dai drammi di guerre e soprusi.

Nel pomeriggio si argomenterà “il mito della razza” con Patricia Santos e Maria Teresa Vizzari dell’Università di Ferrara (ore 14.30 -15.30) e si ragionerà sul principio di reciprocità con Paolo De Stefani (docente di diritto internazionale all’Università di Padova). Chiuderà il primo giorno di lavori l’intervento di Paolo Berti, psicologo del Villaggio Sant’Antonio di Noventa Padovana che riporterà i temi del rapporto tra “diversità” nella relazione intergenerazionale: “A contatto. Come i ragazzi e le ragazze vedono gli adulti”.

La seconda giornata di convegno, sabato 8 settembre, vedrà una tavola rotonda sul tema “Visti dagli altri”. Sabina Fadel, caporedattore del mensile «Messaggero sant’Antonio», ragionerà con Ritanna Armeni, giornalista e saggista; Ritika Handa, induista e Nader Akkad, imam di Trieste. Non credenti e credenti non cattolici metteranno sotto la lente di ingrandimento pregi e difetti della cultura dell’incontro nella tradizione occidentale, oggi a confronto con un dinamismo culturale, religioso e di pensiero che chiede continuo confronto con l’altro, diverso – per qualche aspetto – da me.

Alla tavola rotonda seguirà un intervento dello scrittore Matteo Righetto, che indagherà Identità e diversità, conflitti e abbracci nella letteratura.

 

Tra l’altro. Crescere nella diversità ha il patrocinio di: MIUR - Ufficio scolastico regionale per il Veneto, Facoltà Teologica del Triveneto, Istituto Superiore di Scienze Religiose – Padova, FIDAE Veneto, FISM Veneto, Fondazione “G. Bortignon” per l’educazione e la scuola, Fondazione “Lanza”, Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ed è sostenuto dal contributo di Mediagraf Spa, Fism provinciale di Padova, Banca Sella.

 

Al convegno possono partecipare solo gli iscritti.

Sul sito http://www.messaggerosantantonio.it/it/convegno2018 saranno pubblicati via via i profili biografici dei relatori, gli abstract degli interventi e, in un secondo momento, gli atti digitali del convegno.

 

La stampa è invitata a partecipare e può mettersi in contatto con gli uffici stampa del Messaggero di sant’Antonio e della Diocesi di Padova per concordare eventuali specifiche necessità.

 

Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio - Alessandra Sgarbossa – cell. 380-2038621 - ufficiostampa@santantonio.org

Ufficio Stampa Diocesi di Padova - Sara Melchiori – cell. 347-3367977 - ufficiostampa@diocesipadova.it

 

 


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