
Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
Migranti ai vertici nel dossier del «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di aprile, quando l’affermazione sociale misura integrazione ed emancipazione
Gli italiani di Vancouver, l’azteco piemontese, il sogno di suor Crepaldi in Brasile e altre storie di connazionali emigrati
È possibile, molto difficile o impossibile raggiungere i vertici della politica, dell’economia, dell’impresa, così come della ricerca scientifica, dell’istruzione, dello sport in un Paese di cui non si è nativi, ma nel quale si è immigrati o figli di immigrati? Esempi come l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, l’attuale vicepresidente americana Kamala Harris, il sindaco di Londra Sadiq Khan, l’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, o ancora Sergio Marchionne (figlio di emigrati in Canada), o le dinastie di costruttori di origine italiana Grollo in Australia e Pallaro in Argentina, tutti discendenti di immigrati, sono segni dei tempi oppure solo delle eccezioni? Le domande non sono peregrine poiché dalla risposta si può capire quanto una nazione sia permeabile al cambiamento, all’inclusione, alla valorizzazione delle risorse umane che compongono il suo mosaico sociale. L’approfondito dossier “Le ragioni del riscatto” di Alessandro Bettero analizza a 360° il fenomeno dei cittadini stranieri che, indipendentemente dall’origine anagrafica o dall’appartenenza etnica o religiosa, sono arrivati ai vertici, non solo della politica, ma anche del business, della cultura, delle arti, nei rispettivi Paesi di nascita o di radicamento.
A Perth, sulla costa occidentale australiana, sono moltissime le associazioni culturali nate da emigranti italiani: dalla Siciliani Association of WA di Sterling al Laguna Veneto Social and Bocce Club, dalla Tuscany Association WA all’Abruzzo & Molise Sporting Club di Wattle Grove. E l’associazionismo italiano è stato il motore di Colours of Italy, uno degli eventi di maggior successo della comunità italiana di Perth negli ultimi anni: un festival all’aperto che ha tinto di verde, bianco e rosso una delle capitali più isolate del mondo. Ne scrive Sara Bavato in “Perth l'italiana”.
Gli italo-canadesi della Provincia della British Columbia sono concentrati soprattutto a Vancouver, la terza area metropolitana del Canada, con circa 2,5 milioni di abitanti. Oggi gli italiani iscritti all’Aire presso il Consolato Generale d’Italia a Vancouver (che include anche le Province dell’Alberta, del Saskatchewan e dello Yukon) sono quasi 34 mila, ma quelli di origine italiana sono circa 160 mila. Nell’articolo “British Columbia tricolore” Vittorio Giordano racconta la presenza dei nostri connazionali in quell’area del Canada.
In Italia aveva studiato psicologia, ma dopo la laurea, nel 2004, decise di volare in Messico in cerca di esperienze stimolanti, scoprendo un continente nuovo. Da allora Franco Grasso, o come preferisce farsi chiamare, Frank Gras, non si è ancora stancato di viaggiare. Lasciate le aguzze cime del suo Piemonte, Frank in Messico ha conosciuto alture e vulcani che ha scalato, organizzando corsi per arrampicarsi in sicurezza, diventando manager, istruttore e divulgatore. Ce lo fa conoscere Nicola Nicoletti in “L’azteco piemontese”.
Marinellys Tremamunno con “Il sogno di suor Crepaldi” ci porta in Brasile per scoprire l’attività quasi trentennale dell’Associazione Ponte «Brasil Italia», fondata nel 1992, da suor Maria Crepaldi, una religiosa di origine italiana della Congregazione dell’Assunzione, che ha seminato amore nel quartiere di Vila Dalva a Rio Pequeno, una favela di San Paolo. Oggi suor Crepaldi non c’è più, ma rimane la sua opera: a favore di famiglie svantaggiate della zona.
Il sogno di lavorare negli Stati Uniti ha spinto Stella Musi, nata a San Daniele del Friuli nel 1989, ad attraversare l’Atlantico per raggiungere la costa della California e diventare un’affermata professionista nel campo del design. Ed è sempre il sogno il carburante che alimenta quotidianamente l’impegno di questa giovane italiana, da alcuni anni a Los Angeles, che come tanti altri nostri connazionali, è finita nella nuova diaspora dell’emigrazione italiana. La intervista Laura Napoletano in “Stella conquista gli Angeli”.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»

Messaggero di sant'Antonio | ComunicatoStampa
«Vogliamo giustizia per George Floyd. Il razzismo è un sottoprodotto della segregazione nelle grandi città americane». Sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero l’intervista ad Antonio M. Romanucci, avvocato della famiglia Floyd
Sul sito del mensile in anteprima l’intervista esclusiva che uscirà a ottobre all’avvocato della famiglia Floyd. Le aspettative per l’esito dei processi e un’analisi lucida delle cause e degli antidoti alle discriminazioni razziali negli Stati Uniti
«Il razzismo è un sottoprodotto della continua segregazione nelle grandi città americane e della nostra incapacità di educare i giovani sui danni causati dalle disuguaglianze in tutte le classi sociali. Alla fine, tutti pagano un prezzo per il razzismo e le disuguaglianze, sebbene questo non sia sempre evidente nella vita quotidiana». Sono le parole raccolte dal «Messaggero di sant’Antonio» di Antonio M. Romanucci dello Studio Romanucci & Blandin di Chicago, uno dei legali che rappresentano la famiglia di George Floyd nella causa civile intentata contro la Città di Minneapolis e i quattro agenti coinvolti nella sua morte durante un fermo di polizia nel maggio scorso. Il sito del «Messaggero di sant’Antonio» pubblica in anteprima l’intervista esclusiva, che uscirà a ottobre sull’edizione italiana per l’estero all’interno di un ampio dossier di Alessandro Bettero dedicato alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, nella quale il legale (che insieme al collega Ben Crump rappresenta i Floyd nell’azione civile ma non nel procedimento penale) racconta sia le aspettative per i processi, sia la preoccupazione per il clima di discriminazione e pregiudizi che si respira negli Stati Uniti e interessa vari gruppi etnici, soprattutto gli afroamericani.
Al di là della causa penale - per cui la famiglia, molti attivisti del movimento Black Lives Matter e l’opinione pubblica internazionale si aspettano giustizia sulla base dei video che tutti abbiamo visto grazie a tivù e social network -, c’è grande attesa anche per le ricadute della causa civile. «Speriamo che essa possa essere di stimolo a riforme permanenti e significative negli Stati Uniti per una polizia al servizio di tutti senza distinzioni, smilitarizzando i dipartimenti di polizia e facendo in modo che siano espressione delle comunità locali», afferma ancora Romanucci.
Sollecitato dalle domande di Alessandro Bettero, il legale dei Floyd parla del “sogno americano” a quasi 250 anni dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America e della promessa dei diritti alla vita, alla libertà e alla felicità invocati da Thomas Jefferson: «Jefferson viene citato quando si parla del “sogno americano”: non solo la ricerca della vita, della libertà e della felicità, ma in particolare il fatto che tutte le persone sono create uguali. Attualmente, negli Stati Uniti è difficile pronunciare le parole fondative su cui è nato il Paese ed essere sinceri al riguardo. Non c’è dubbio che gli Stati Uniti siano diventati molto ricchi, ma anche le disuguaglianze economiche si sono ampliate».
Tra gli altri temi trattati, la protesta violenta e le statue abbattute o danneggiate come quelle di Cristoforo Colombo, i pregiudizi e gli stereotipi sugli italiani e sugli italoamericani, e il futuro delle giovani generazioni.
L’intervista integrale si può leggere qui: https://messaggerosantantonio.it/content/romanucci-vogliamo-giustizia
Pdf intervista integrale scaricabile dall’area download ALLEGATI
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»

Basilica del Santo | ComunicatoStampa
Il Santo di Padova “in trasferta” in Bangladesh, India e USA
Da febbraio a metà marzo le reliquie di sant’Antonio in pellegrinaggio all’estero
Da questo mese fino a metà marzo le reliquie di sant’Antonio, accompagnate dai frati della basilica padovana, saranno in pellegrinaggio in Asia e Stati Uniti.
La teca a forma di busto che custodisce una parte di “massa corporis” di sant’Antonio è arrivata in Bangladesh ieri e fino all’8 febbraio sarà esposta alla venerazione dei fedeli in molte città. È la prima volta che le reliquie del Santo vengono portate in questo Paese. Ad accompagnare le spoglie sono padre Alessandro Ratti e padre Paolo Floretta, insieme a due frati indiani residenti nel convento padovano, fra Steven e fra Justin. La reliquia proseguirà quindi il suo pellegrinaggio in India dal 10 febbraio al 15 marzo, dove farà tappa in numerose località.
È stato Patrick D’Rozario, il primo cardinale bengalese della storia della chiesa nominato a novembre scorso dal pontefice, a invitare espressamente i frati del Santo con le reliquie in Bangladesh. I cristiani di questo Paese a maggioranza musulmana guardano con molto entusiasmo a questa visita; il culto per sant’Antonio dei cattolici bengalesi infatti è molto forte. «La grande devozione per sant’Antonio in Bangladesh è un’eredità della dominazione portoghese del 16esimo secolo. La popolazione sente già vicino il Santo ma la presenza fisica delle reliquie ispirerà ulteriormente la sua fede», ha dichiarato al «Messenger of Saint Anthony», l’edizione inglese del mensile antoniano, il cardinale D’Rozario, che qualche giorno prima di ricevere il “cappello rosso” dal papa era venuto in visita nella basilica antoniana di Padova.
In particolare le reliquie si fermeranno il 2 e il 3 febbraio nel santuario dedicato a sant’Antonio a Panjora, il principale del Bangladesh, dove il cardinale D’Rozario, arcivescovo di Dhaka, presiederà una messa concelebrata da tutti i vescovi bengalesi e dal nunzio apostolico monsignor George Kocherry. Le reliquie faranno quindi tappa in varie città tra cui Pirchaga, Chittagong, Rajshahi e Dhaka. L’attesa per l’arrivo delle reliquie nella capitale è molto grande: la popolazione di Dhaka è ancora scossa dall’attacco terroristico dello scorso luglio all’Holey Artisan Bakery, un bar ristorante frequentato da molti turisti, dove sono stati uccisi dagli attentatori una ventina di clienti, tra cui nove italiani.
Dal 10 al 19 febbraio sarà invece padre Mario Conte, direttore del «Messenger of Saint Anthony», a portare le reliquie in Texas. Si tratta della terza “trasferta” del Santo nello Stato nordamericano e il pellegrinaggio toccherà quest’anno le città di Austin, Bryan, Waco e Belton. E nel centenario dell’apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima, che cade appunto nel 2017, la reliquia che verrà esposta nelle chiese texane sarà proprio quel frammento di costola venerato nel 1995 da suor Lucia di Fatima nel convento di Coimbra, in Portogallo.
Gli annuali pellegrinaggi all’estero delle reliquie di sant’Antonio sono un modo non solo per agevolare l’incontro del Santo con i milioni di devoti sparsi in tutto il mondo, ma anche per ricordare i numerosi viaggi come missionario del francescano di origini portoghesi. In questo periodo i pellegrinaggi assumono una valenza in più, visto che febbraio è il mese della “Festa della traslazione delle reliquie”, popolarmente nota come “Festa della Lingua”, che ricorda il ritrovamento nel 1263, dopo più di trent’anni dalla morte, della lingua incorrotta di Antonio. Quest’anno la festa si celebra domenica 19 febbraio.
Immagini e comunicato scaricabili dall’area download
Per le foto d’archivio di un precedente pellegrinaggio delle reliquie in India – CREDIT Foto Archivio MSA
Per consultare tutte le date del pellegrinaggio delle reliquie in Bangladesh, India e USA: http://www.santantonio.org/en/content/february-march-2017-saint-anthonys-relics-visit-usa-bangladesh-india