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Canada, il viaggio della “riconciliazione” con i nativi di papa Francesco sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero nel numero doppio di luglio-agosto 2022

L’intervista a Oscar De Bona, presidente Unaie; il fotogiornalista erede di Marco Polo; l’Integrazione Film Festival di Bergamo; la storia del Bonegilla Migrant Reception and Training Centre in Australia

1 Luglio 2022| di Ufficio stampa Messaggero S. Antonio Editrice

E altre storie di migranti di origine italiana in Bolivia, Guatemala e Repubblica Ceca


Dal 24 al 30 luglio papa Francesco sarà in Canada per il suo trentottesimo viaggio apostolico, che ha un carattere «storico» perché è incentrato «sulla guarigione e riconciliazione» con i popoli indigeni. Un gesto dal profondo valore simbolico, dopo il mea culpa che il Papa ha rivolto ai nativi Inuit, Métis e delle Prime Nazioni qualche mese fa in Vaticano. “Il Papa in Canada” è l’intervista di Vittorio Giordano a padre Pierangelo Paternieri che spiega le motivazioni per cui papa Bergoglio ha chiesto perdono ai nativi canadesi per gli abusi perpetrati da alcuni religiosi. «È la Chiesa che si mette in ginocchio e non ha paura di riconoscere i propri errori», osserva il missionario scalabriniano, vicario episcopale delle Comunità culturali e rituali dell’arcidiocesi di Montréal.                                                                                

Fotogiornalista (i suoi scatti sono stati usati da prestigiose testate internazionali) e guida ai confini del mondo, Gianluca Pardelli esplora, per passione e professione, gli angoli più remoti del pianeta. Classe 1988, livornese di origine, ma di base a Berlino, in Germania, da dieci anni viaggia nei Paesi meno inflazionati del mondo: tanta Asia, dal Turkmenistan alla Corea del Nord, ma anche un po’ di Africa ed Europa. E dopo vari fotoreportage da zone di guerra e nelle repubbliche non riconosciute dell’ex URSS, tra i suoi viaggi, anche quello in Africa con nonna Lia, 86 anni, che sognava di vedere i gorilla. Andrea D’Addio racconta la sua storia in “L’erede di Marco Polo”.

Sul grande schermo i film che affrontano i temi della diversità e dell’inclusione raccontano una società, non solo italiana, sempre più multiculturale. In “Le sfide dell’integrazione” Michela Manente fa il punto sulla 16° edizione dell’Integrazione Film Festival (IFF) di Bergamo, in cui i processi immigratori e le culture del mondo diventano un assist per riflettere sull’inclusione e sul futuro della nostra società.

Nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina, l’Unione nazionale delle associazioni di immigrati ed emigrati (Unaie) incalza le istituzioni con un’agenda fitta di proposte e iniziative. In “L’Unaie non si ferma” Alessandro Bettero intervista il bellunese Oscar De Bona, presidente Unaie. Per l’ente che fa da collante tra il mondo dell’associazionismo in emigrazione e le istituzioni nazionali, europee e internazionali, è un momento cruciale, con i sodalizi nel mondo alle prese con il ricambio generazionale e le innumerevoli iniziative che risentono degli effetti dell’instabilità mondiale.

In Bolivia, secondo i dati forniti dall’Ambasciata d’Italia, vivrebbero quasi 4 mila italiani, ma molti discendenti dei primi immigrati hanno perso la nazionalità italiana pur avendo cognomi italianissimi. Spesso neanche si rendono conto delle loro radici, avendo poca dimestichezza con la lingua italiana. Un problema che rientra tra le priorità della nuova attivissima presidente della Camera boliviana italiana di commercio e industria, Giovanna Gismondi Alcoreza. I progetti dell’istituzione italo boliviana vengono presentati da Generoso D’Agnese in “Un cuore, due nazioni”.

In “L’avvocato degli italiani” Nicola Nicoletti racconta la storia di Aldo Fabrizio Grazioso Bonetto, avvocato e rappresentante della comunità degli italiani in Guatemala alla Camera di Commercio, nonché presidente del Rotary a Città del Guatemala. Padre piemontese e madre calabrese, racchiude un bel concentrato di italianità che condivide con la numerosa famiglia e con i tanti emigrati dal Belpaese, ma non solo. L’avvocato sostiene i poveri contadini guatemaltechi, dall’aiuto a recuperare la pensione alla tutela dei loro diritti.

Sara Bavato ci porta invece in Australia a conoscere, con l’aiuto dell’ex direttrice dell’Italian Historical Society di Melbourne, Laura Mecca, “La rivolta di Bonegilla”. Ancora oggi questo nome ispira racconti, ricordi e impressioni vivide, talvolta discordanti, in chi ci è passato. La località del Victoria al confine con il New South Wales è nota perché ha ospitato il più grande e longevo campo di accoglienza di migranti in Australia, attivo tra il 1947 e il 1971. Oltre 300 mila persone di 41 nazionalità passarono per le sue baracche in lamiera, prima di iniziare una nuova vita. Il Bonegilla Migrant Reception and Training Centre accolse inizialmente i rifugiati dell’IRO, l’International Refugee Organisation (tra cui gli italiani dell’Istria) e poi coloro che usufruirono del programma governativo di immigrazione assistita e che dovevano «ripopolare» il Paese e dargli una nuova spinta economica.

Con “Comites alla prova”, infine, Alessandro Bettero ci fa conoscere il neo nato Comites nella Repubblica Ceca, di cui Roberto Massa, imprenditore italiano di origini bolognesi, è il presidente. Perfettamente bilingue (madre ceca, padre italiano), Massa, che vive e lavora a Praga dal 1997, sulle colonne dell’edizione italiana per l’estero del «Messaggero di sant’Antonio» racconta come la Repubblica Ceca sia «uscita in modo brillante dallo sgretolamento dell’ex blocco sovietico. Una delle pietre miliari di questo percorso è stata la sua adesione all’Unione europea, nel 2004. Gradualmente il Paese è migliorato in tutti i settori, a partire da quello industriale. E anche gli standard di vita sono migliorati».

 

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