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Il Canada serra i ranghi contro i progetti annessionistici di Trump nel «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di marzo 2025
I commenti dei politici italo-canadesi contro The Donald, il Michelangelo dei Lego, L’Aquila ricostruita dagli abruzzesi nel mondo, l’eredità del francescano padre Gonelli in Australia, il “migrante italiano” a Capo Verde
Levata di scudi degli italo-canadesi - e non solo - contro i dazi USA e il proposito di Trump di annettere il Canada agli Stati Uniti. Nel «Messaggero di sant’Antonio» edizione italiana per l’estero di marzo l’articolo “Trump, go home!” di Vittorio Giordano dà spazio alle opinioni e ai commenti di parlamentari italo-canadesi, avvocati, presidenti di associazioni, e leader della comunità italofona, interpellati in esclusiva per la rivista antoniana. Una provocazione grottesca e antistorica che la comunità italo-canadese respinge in blocco, come emerge dalle autorevoli voci raccolte. Per il senatore Tony Loffreda quella dell’inquilino della Casa Bianca è un’ipotesi irrealistica e contraria ai valori fondamentali del Canada, legato al Commonwealth e alla Monarchia costituzionale britannica. La deputata federale Patricia Lattanzio racconta invece come il petrolio canadese a basso costo sia essenziale per le raffinerie statunitensi, sostenendone l’occupazione, mentre la deputata provinciale Filomena Rotiroti promette battaglia per difendere il mercato comune canadese. Il consigliere comunale di Montréal, Dominic Perri, sottolinea come l’intervento di Trump abbia risvegliato il sentimento patriottico canadese, con l’auspicio che il movimento separatista del Québec cambi strategia. L’avvocata Anna Colarusso, presidente del Comites (Comitato degli italiani all’estero) di Montréal rimarca come il Canada si distingua per il sistema sanitario universale e le politiche multiculturali, mentre Roberto Colavecchio, presidente del Congresso nazionale degli italo-canadesi riconosce che i valori, i sistemi di governance e lo stile di vita canadesi pongano l’accento su benefici per la comunità, equità e inclusione.
Con “Il Michelangelo dei Lego” di Alessandro Bettero il mensile porta i lettori a conoscere Luca Petraglia, un trentaquattrenne milanese con ascendenze venete e lucane, che negli anni ha fatto di una passione viscerale per i Lego un vero e proprio lavoro. Il geniale artista progetta e costruisce con i famosi mattoncini della nostra infanzia dettagliatissimi manufatti che riproducono in scala il patrimonio architettonico italiano, da piazza Navona alla Basilica del Santo fino al Teatro San Carlo. Veri e propri «gioielli di plastica» a cui è dedicata anche la copertina di marzo.
Sono passati 16 anni dal devastante terremoto del 6 aprile 2009 che ha distrutto L’Aquila e molte località dell’area dello sciame sismico, oltre 150. Fin da allora è iniziata una corsa alla solidarietà per la ricostruzione che ha coinvolto anche le comunità abruzzesi in Italia e all’estero. Segno di un legame con la terra d’origine che il sisma ha rafforzato. A ripercorrere l’alacrità degli abruzzesi nel mondo impegnati nel post-sisma è Michela Manente in “L’Aquila, capitale del mondo”. In prima fila all’indomani del sisma e tutt’ora il Cram, il Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo.
Ci porta in Australia Luciano Gerry Gerardi con “L'eredità di padre Gonelli”. Giovane frate cappuccino italiano, fra Atanasio Gonelli (1923-2012) si trasferì a Sydney come missionario nel 1949, diventando da subito un punto di riferimento per la comunità italiana, offrendosi non solo come guida spirituale, ma anche come supporto concreto per un’intera generazione di italiani: trovando lavoro ai migranti, organizzando eventi e costruendo luoghi d’incontro dove riscoprire il senso di appartenenza (scuole di lingua, attività sportive e ricreative per giovani come l’Apia Club, il Coasit, Comitato assistenza italiani, attivo dal 1968, giornali). Oggi il «Father Atanasio Gonelli Charitable Fund» porta avanti la sua opera.
Capo Verde, considerato il punto più occidentale dell’Africa continentale, per secoli colonia portoghese, è un arcipelago di dieci isole vulcaniche nell’Oceano Atlantico, al largo delle coste del Senegal. Tra i suoi 526mila abitanti, accoglie anche circa 10mila italiani. Tra loro Claudio Pretelli, arrivato da “migrante” nel 2001 all’età di 23 anni. «La mia esperienza come migrante a Capo Verde è stata un’avventura affascinante che ha radicalmente cambiato il corso della mia vita - racconta l’uomo che lì vive con la moglie e lavora nel settore turistico - L’accoglienza del popolo locale mi ha fatto sentire a casa fin dall’inizio». La sua esperienza la racconta Generoso D’Agnese in “Un italiano ai tropici”.
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