Basilica del Santo | ComunicatoStampa
L'8 settembre al Santo “Anch’io Milena Zambon”, una pièce per ricordare la nascita della “Catena di salvezza” l’8 settembre del 1943 che salvò molti perseguitati dal nazifascismo a Padova
Originaria di Malo, la protagonista collaborò con il movimento di carità organizzato in segreto da padre Cortese, francescano del Santo. Insieme a lei molte giovani donne padovane, venete e slovene
“Anch’io Milena Zambon”, la pièce teatrale che verrà rappresentata per la prima volta domani, venerdì 8 settembre alle 20.45, nella Sala dello Studio Teologico del Santo, a Padova, è un inno a quelle giovani donne venete, e non solo, che dopo l’Armistizio del 1943 collaborarono con padre Placido Cortese, all’epoca direttore del «Messaggero di sant’Antonio», per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo.
La data dello spettacolo, con testo di padre Francesco Luigi Ruffato e regia di Filippo Crispo, non è stata scelta a caso: l’8 settembre 1943, oltre che data importante per la storia italiana, segna anche l’inizio della cosiddetta “Catena di salvezza”, quel movimento di grande carità per proteggere i perseguitati organizzato in segreto, sotto le cupole del Santo, da padre Cortese, di cui quest’anno ricorre il 110° anniversario dalla nascita.
La protagonista del testo di Ruffato, Milena Zambon, aveva compiuto 22 anni quando venne deportata nel lager di sterminio nazista con l’accusa di cospirazione contro il Terzo Reich. Nata a Malo (Vicenza) nel 1922 e ultima di otto fratelli, nel 1944 venne arrestata a Padova per aver favorito l’espatrio di ex prigionieri alleati e perseguitati politici e destinata ai campi di Ravensbrück e Wittenberg. Tornò in Italia gravemente malata alla fine della guerra e nel 1948 entrò in un monastero di monache benedettine. Prese il nome di suor Rosaria e per obbedienza scrisse le sue Memorie, che raccontano della sua attività nella “Catena di salvezza” di padre Cortese.
Formata per lo più da giovani donne e studenti, che quotidianamente insieme al francescano rischiavano la propria vita per salvare quella di ebrei, perseguitati dai regimi dittatoriali, rifugiati, civili senza colpa, la “Catena di salvezza” vide operare al suo interno, tra le altre: le sorelle padovane Martini (Renata, Teresa, Lidia e Liliana, quest’ultima vivente), Delia Mazzucato, Franca Decima, Milena Zambon, le sorelle Parisina e Maria Lazzari, Maria Borgato e la nipote Delfina Borgato, Franca Menegon (vivente), tre universitarie slovene della facoltà di medicina di Padova Marija Slapšak, Majda Mazovec, Marija Ujčić.
Padre Cortese venne rapito dalla Gestapo l’8 ottobre 1944 davanti al Santo e ucciso a Trieste dai nazifascisti. Nemmeno sotto atroci torture rivelò i nomi dei componenti della “Catena di salvezza”.