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Sul «Messaggero di sant’Antonio» per l’estero di aprile i “profughi italiani dimenticati” di rientro dal Venezuela

In primo piano anche l’intervista a Soleri interprete per 60 anni di Arlecchino, il papà italiano dei robot del MIT di Boston, l’arte eclettica di Raffaello Sanzio a 500 anni dalla scomparsa, l’industria dei cinema indipendenti canadesi che parla italiano

14 Aprile 2020| di Alessandra Sgarbossa - Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio Editrice

La grave crisi umanitaria e politica che vive il Venezuela ha spinto migliaia di italiani e loro discendenti ad abbandonare la nazione sudamericana per raggiungere l’Italia. Marinellys Tremamunno in “Quei profughi italiani dimenticati” racconta la migrazione di ritorno, un fenomeno non sconosciuto per lo Stato italiano: i dati dell’Istat confermano un incremento sistematico del 376 per cento negli ultimi cinque anni. Nel 2014, ben 918 cittadini italiani provenienti dal Venezuela hanno preso residenza in Italia, mentre nel 2018 ne sono stati registrati 3.460. Nonostante tutto, a oggi il governo italiano non ha mai affrontato le problematiche d’integrazione che soffrono questi profughi.

«Piacere, Arlecchino» è l’intervista di Claudio Zerbetto a Ferruccio Soleri, “ambasciatore” delle arti sceniche italiane. Novant’anni già compiuti, sessanta dei quali con la famosa maschera che l’ha reso famoso in tutto il mondo, l’attore racconta con orgoglio la sua lunga attività nei panni di Arlecchino, che l’ha attratto fin da bambino. Una vita di capriole, gesti, parole in veneziano che l’hanno fatto entrare nel cuore di tutti. Dopo tanti anni ha riposto la maschera e il costume a toppe colorate nell’armadio, con il ricordo di tantissime risate e altrettanti applausi.

Si chiama Duckietown, è nata nel 2016 e si compone di mini veicoli a due ruote con a bordo una paperella di gomma, che sfrecciano all’interno di una città in miniatura rispettando il codice della strada. Non un gioco, ma una piattaforma tecnologica del MIT, il Massachusetts Institute of Technology di Boston, per insegnare la robotica agli studenti. Uno dei padri di questo «eco-sistema» è Jacopo Tani che oggi lavora al Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ), e che rappresenta uno dei tanti giovani italiani che nel mondo portano la loro professionalità di grande livello. Ne scrive Laura Napoletano in “I robot di Jacopo Tani”.

Vincenzo Guzzo è il più grande operatore di sale cinematografiche del Québec, il terzo in Canada. Un’eccellenza italiana nel settore dell’industria dei cinema indipendenti, con 145 schermi in 10 multisale. Imprenditore e filantropo, insieme alla moglie Maria, è a capo della Guzzo Family Foundation che dal 2007 ha devoluto quasi 4 milioni e 500 mila dollari a favore della ricerca sulla salute mentale dei bambini. La storia del promotore della settima arte e dei «Cinémas Guzzo», che affondano le radici nel 1974 quando il padre immigrato da Salerno a Montréal acquistò la prima sala, è raccolta da Vittorio Giordano in “Vincenzo Guzzo, una vita al cinema”.

A 500 anni dalla scomparsa, lo storico dell’arte Costantino D’Orazio guida i lettori dell’edizione italiana per l’estero del «Messaggero di sant’Antonio» alla riscoperta di un genio del nostro Rinascimento, Raffaello Sanzio. In “Raffaello svelato” Alessandro Bettero ripercorre insieme al critico i 37 anni, quelli della breve ma intensissima esistenza dell’artista urbinate, conclusasi nell’aprile di 500 anni fa a Roma. Eclettismo, intelligenza, ambizione e opportunismo hanno fatto entrare il giovane Raffaello nel pantheon dei più grandi artisti di tutti i tempi.


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