
Basilica del Santo | ComunicatoStampa
Nel 76° anniversario della morte di padre Cortese, medaglia d’oro al merito civile, l’annuncio di una pietra d’inciampo per ricordarlo
Domenica 22 novembre nella santa messa delle 18 in Basilica del Santo a Padova il ricordo del frate che salvò centinaia di ebrei e perseguitati politici nella Seconda Guerra mondiale
La messa, trasmessa anche in diretta web e tivù su Rete Veneta, sarà preceduta alle 16.50 dal documentario “Padre Placido Cortese - Il coraggio del silenzio”
Domenica 22 novembre in Basilica di Sant’Antonio a Padova il ricordo di padre Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio», che durante il secondo conflitto mondiale salvò dalla furia nazifascista centinaia di persone tra civili, ebrei, perseguitati politici e militari alleati. Nella celebrazione, presieduta da monsignor Gianfranco Agostino Gardin, Vescovo emerito di Treviso, verrà anche ufficializzata la notizia della dedicazione di una “Pietra d’inciampo” al francescano Servo di Dio. La collocazione è prevista a fine gennaio, a ridosso della Giornata della memoria 2021, a lato del sagrato del santuario, precisamente davanti all'ex Museo Civico, all’angolo con via Orto Botanico, dove un’altra targa ricorda un altro martire francescano della seconda guerra mondiale: san Massimiliano Kolbe.
Sempre domenica, al termine della celebrazione eucaristica, seguirà un momento di preghiera presso il Confessionale-Memoriale di padre Cortese: da questo luogo il religioso coordinava in segreto le operazioni di salvataggio.
La messa potrà essere seguita anche in diretta tivù su Rete Veneta e streaming web e social sui canali del «Messaggero di sant’Antonio»*. Dalle 16.50 inoltre l’emittente televisiva manderà in onda il film documentario “Padre Placido Cortese - Il coraggio del silenzio” di Paolo Damosso (ed. Edizioni Messaggero Padova), che racconta grazie a numerosi documenti storici e video-testimonianze la straordinaria figura del francescano di cui è in corso la causa di canonizzazione.
«Siamo molto felici della notizia dell’intitolazione al nostro confratello di una “Pietra d’inciampo” – commenta padre Giorgio Laggioni, vicerettore del Santo e vice postulatore della causa di canonizzazione –. È un altro importante tassello che riconosce anche storicamente il valore dell’attività svolta da padre Cortese nella difesa degli oppressi e dei perseguitati e del suo sacrificio per difendere con il silenzio sia quanti collaboravano con lui, sia quanti aveva salvato».
Insignito nel 2018 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella della Medaglia d’oro al merito civile, padre Cortese, originario di Cherso, venne rapito davanti al Santo nell’ottobre 1944 da due emissari della polizia segreta nazista e trasferito nel bunker della Gestapo a Trieste, dove venne barbaramente torturato per estorcergli, invano, i nomi dei suoi collaboratori e alla fine ucciso. Il suo corpo non venne mai ritrovato (venne cremato nel lager nazista della Risiera di San Sabba) e i tedeschi non lasciarono traccia del suo nome, nel vano tentativo che della sua storia si perdessero le tracce.
Sulla figura di Cortese, infine, le Edizioni Messaggero Padova hanno da poco pubblicato due interessanti volumi: il primo, Padre Placido Cortese. Vittima del nazismo, terza edizione ampliata della biografia di Cortese scritta da Apollonio Tottoli; il secondo, I fioretti di padre Placido, a doppia firma di Giorgio Laggioni e Piero Lazzarin, che racconta i momenti importanti e le scelte decisive, ma anche il pulsare quotidiano del cuore di padre Placido, alla maniera dei «fioretti» di san Francesco. I due libri avrebbero dovuti essere presentati nell’ambito di un convegno in occasione del 76° anniversario della morte di padre Cortese, ma l’evento è stato cancellato a causa delle nuove norme anti-covid.
* DOVE SEGUIRE LA DIRETTA
⇒ su Rete Veneta, visibile sui seguenti canali del Digitale terrestre: Canale 18 per il Veneto, Canale 92 per il Friuli Venezia Giulia. È possibile seguire anche la diretta live streaming web di Rete Veneta.
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“Giornata della memoria”, in provincia di Padova, Vicenza e Venezia l’omaggio alla memoria di padre Cortese, frate del Santo e Medaglia d’oro al merito civile
A Limena nel Padovano lunedì 28/01 gli verrà dedicato un albero nel Giardino dei Giusti, mentre da domani al 6 febbraio i frati della basilica saranno impegnati in varie località con incontri nelle scuole e nelle sale comunali per raccontare la sua storia
Da lunedì 28 gennaio padre Placido Cortese sarà ricordato anche come “Giusto dell’Umanità” con un albero nel “Giardino dei Giusti” di Limena, nel Padovano. È una delle molte iniziative che, in occasione della “Giornata della memoria”, vedranno come protagonista il frate del Santo Servo di Dio che durante la Seconda Guerra mondiale salvò centinaia di civili, militari ed ebrei perseguitati dalla furia nazifascista.
Nella mattinata di domani, venerdì 25 gennaio, 450 alunni di terza media delle scuole di Thiene, Lugo di Vicenza, Fara Vicentino, Sarcedo e Zugliano, saranno impegnati nel Teatro Comunale di Thiene nell’incontro “Padre Placido Cortese, la forza del silenzio” nell'ambito della rassegna “Le porte della memoria”. A ricordare padre Cortese, di cui è in corso la causa di canonizzazione, i frati dell’équipe del Centro Francescano Giovani – Nord Italia, fra Alberto Tortelli, fra Fabio Turrisendo, fra Gianbattista Scalabrin e fra Alessandro Fortin.
Domenica 27 gennaio, alle ore 20.30, nella “Giornata della memoria”, andrà in onda sull’emittente televisiva “Cafè TV 24” (canale 95 DT per il Veneto e streaming web) il servizio “Il sacrificio di Padre Placido Cortese, frate del Santo, vittima del nazismo”, curato da Titano Pisani. Il servizio utilizza alcune testimonianze tratte dal DVD “Padre Placido Cortese, Il Coraggio del silenzio”, prodotto nel 2007 dalle Edizioni Messaggero Padova per la regia di Paolo Damosso.
Lunedì 28 gennaio, alle ore 11.15, nel Giardino dei Giusti Yad Vashem “Giorgio Perlasca” di Limena (via Dante), si terrà la cerimonia di piantumazione e dedicazione di un albero a padre Cortese, designato quest’anno dall’amministrazione comunale e dall’istituto comprensivo del comune padovano come “Giusto dell’Umanità”. All’inaugurazione il sindaco Giuseppe Costa, il sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, gli alunni delle scuole locali con gli insegnanti e la cittadinanza. Saranno presenti anche il rettore del Santo, fra Oliviero Svanera, e fra Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di canonizzazione di padre Cortese.
Per mercoledì 30 gennaio, alle ore 20.30, al Circolo San Zenone di Zugliano, nel Vicentino, il comune e la locale Pro Loco hanno organizzato una serata per ricordare la vita di padre Cortese. Interverrà fra Giorgio Laggioni, che in questi anni, come vice postulatore, ha raccolto molta documentazione storica sull’attività del confratello.
Mercoledì 6 febbraio, al mattino, nella Sala della Comunità di Noale, nel Veneziano, l’istituto comprensivo aprirà le porte alla cittadinanza per parlare insieme ai ragazzi del coraggio di padre Cortese. L’incontro sarà animato anche in questo caso dai frati del Centro Francescano Giovani - Nord Italia, che ricorderanno anche il sacrificio di san Massimiliano Kolbe, anch’egli francescano conventuale come Cortese, che nel 1941 sacrificò la sua vita ad Auschwitz per salvare quella di un padre di famiglia.
Insignito lo scorso febbraio della Medaglia d’oro al valore civile alla memoria dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Cortese, che durante la seconda guerra mondiale era direttore del «Messaggero di sant’Antonio», venne rapito, torturato e ucciso dalla Gestapo nel 1944, “reo” di aver soccorso durante la Resistenza centinaia di perseguitati dal nazismo attraverso la “Catena di salvezza”, un movimento organizzato dal gruppo clandestino FRAMA. Nemmeno sotto atroci sevizie rivelò ai suoi torturatori i nomi degli altri componenti del movimento.
Allegati disponibili

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Al Santo la commemorazione di padre Cortese, Martire della carità e Medaglia d’oro al merito civile
Durante la seconda Guerra mondiale il francescano, direttore del “Messaggero di sant’Antonio”, si prodigò per salvare perseguitati politici, internati ed ebrei
Domenica 11 novembre, alle 16.00 in Basilica di Sant’Antonio a Padova, si terrà l’annuale commemorazione del Servo di Dio Placido Cortese, nel 74° anniversario della sua morte. A celebrare la santa messa sarà monsignor Ettore Carlo Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste. Il prelato negli anni 2002-2003 fu giudice delegato nell’inchiesta diocesana per la beatificazione e canonizzazione di padre Placido Cortese, e in tale veste raccolse le deposizioni dei testimoni chiamati a deporre sulla vita, virtù e martirio del francescano. Seguirà la preghiera al Memoriale di padre Cortese, dove ogni anno migliaia di persone sostano invocando la sua intercessione ed esprimendo la loro ammirazione e devozione. Sarà gradita la presenza di amici e fedeli.
Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali (1907-1944) e «Martire della carità», negli anni tragici della seconda Guerra mondiale padre Cortese, all’epoca direttore del «Messaggero di sant’Antonio», si prodigò per soccorrere gli internati nei campi di concentramento a Padova e per salvare civili, militari e appartenenti al popolo ebraico. Rapito dai nazisti l’8 ottobre 1944, morì dopo atroci torture nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste. È in corso la causa di canonizzazione: la Positio sarà esaminata dai Consultori teologi della Congregazione delle cause dei Santi nei primi mesi del 2020. L’8 febbraio scorso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato ai frati del Santo la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria di padre Cortese per il suo «fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile», come si legge nella motivazione del conferimento della medaglia alla memoria (Dpr del 5 giugno 2017).
APPROFONDIMENTI:
Vai al video della consegna della medaglia (video ufficiale della Presidenza della Repubblica italiana)
Comunicati stampa su p. Cortese e la "Catena di salvezza":
- 17 novembre 2017: Dagli USA nuovi documenti sulla “Catena di salvezza” di padre Cortese, tra i collaboratori il medico e politico Angelo Lorenzi, fondatore delle Acli padovane
http://areastampa.messaggerosantantonio.it/content/dagli-usa-nuovi-documenti-sulla-catena-di-salvezza-di-padre-cortese-tra-i-collaboratori-il
- 26 settembre 2017: Si è spenta Carla Liliana Martini, una delle ultime testimoni della “Catena di salvezza”
http://areastampa.messaggerosantantonio.it/content/si-e-spenta-carla-liliana-martini-una-delle-ultime-testimoni-della-catena-di-salvezza
- 7 settembre 2017: L'8 settembre al Santo “Anch’io Milena Zambon”, una pièce per ricordare la nascita della “Catena di salvezza” l’8 settembre del 1943 che salvò molti perseguitati dal nazifascismo a Padova
http://areastampa.messaggerosantantonio.it/content/l8-settembre-al-santo-anchio-milena-zambon-una-piece-ricordare-la-nascita-della-catena-di
- 25 gennaio 2017: Il 27 gennaio al Santo il ricordo di quanti collaborarono con padre Cortese alla «catena di salvezza» di perseguitati e internati dal nazifascismo
http://areastampa.messaggerosantantonio.it/content/il-27-gennaio-al-santo-il-ricordo-di-quanti-collaborarono-con-padre-cortese-alla-catena-di
A questo link le video-testimonianze di due sorelle Martini, Lidia e Carla Liliana (entrambe scomparse), tratte dal libro con dvd Padre Placido Cortese. Il Coraggio del Silenzio di Paolo Damosso (ed. EMP):
https://youtu.be/_B_t5LUZBNg
Le sorelle Lidia e Liliana Martini parlano del funzionamento della «catena di salvezza» coordinata da padre Cortese.
Allegati disponibili

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Il 25 aprile al Santo “Omaggio al Servo di Dio padre Placido Cortese”, Medaglia d’oro al merito civile: negli anni 1942-1944 soccorse gli internati sloveni e croati e salvò militari alleati, civili ed ebrei perseguitati dal nazifascismo
Alle 15.30 nella Sala dello Studio Teologico conferenza storica sul campo di concentramento di Padova-Chiesanuova e sull’opera di Cortese, con il punto sull’iter della causa di canonizzazione. Alle 18.00 celebrazione in memoria del frate martire e omaggio
In occasione del 25 Aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo, la Basilica di Sant’Antonio dedica una giornata al confratello e Servo di Dio padre Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio» che durante la seconda guerra mondiale soccorse gli internati nei campi di concentramento italiani, salvò numerosi militari alleati, civili ed ebrei attraverso la “Catena di salvezza” organizzata dal gruppo clandestino FRAMA, al quale parteciparono in particolare giovani donne e studentesse. L’omaggio a padre Cortese, recentemente insignito della Medaglia d’oro al merito civile dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si svolgerà mercoledì 25 aprile a partire dalle ore 15.30 nella Sala dello Studio Teologico e, a seguire, in Basilica del Santo.
La prima parte del pomeriggio sarà riservata alla storia: il giornalista Ivo Jevnikar illustrerà come si viveva nel campo di concentramento di Padova-Chiesanuova per gli internati sloveni e croati e l’attività caritatevole messa in atto dal frate del Santo originario di Cherso; mentre il biografo di padre Cortese, padre Apollonio Tottoli, racconterà, anche attraverso inserti-video di alcuni testimoni, il soccorso ai perseguitati dal nazismo durante la Resistenza, tra 1943 e 1944, e il “coraggio del silenzio” del Servo di Dio, che guidò nel più stretto riserbo, mantenuto anche nei confronti dei suoi confratelli, le operazioni della “Catena di salvezza”. Quando l’8 ottobre 1944 venne catturato davanti al Santo, portato a Trieste nel bunker della Gestapo e torturato prima della morte, non rivelò nemmeno sotto atroci sevizie i nomi degli altri componenti del movimento.
Nella seconda parte, invece, il vice postulatore della causa di canonizzazione di Cortese, padre Giorgio Laggioni, si concentrerà sui nuovi documenti relativi all’attività segreta del confratello e sull’iter della causa iniziata quasi vent’anni fa. Nel mese di febbraio è stata depositata alla Congregazione delle Cause dei Santi la “Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis”, un ponderoso volume di oltre 750 pagine, che raccoglie tutti gli atti prodotti dal 1999 a oggi (inchiesta diocesana, testimonianze, documenti d’archivio, ecc.).
Alle ore 18.00 in Basilica di Sant’Antonio celebrazione della santa messa e, al termine, omaggio al Memoriale-Confessionale di padre Cortese, nello stesso luogo in cui il frate martire confessava e dirigeva le operazioni di soccorso ai perseguitati.
«La Positio è una tappa fondamentale, non è ancora il traguardo, per la causa di canonizzazione e corrisponde, in termini giuridici, alla conclusione dell’istruttoria – commenta padre Laggioni – Un primo e necessario esame era stato compiuto, con esito favorevole, dai Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi il 31 gennaio 2017. Dopo questa fase, abbiamo raccolto ulteriori documenti per rispondere ad alcuni quesiti posti dai Consultori Storici e la Positio è stata stampata definitivamente. La parola passa ora ai “giudici”, cioè i Consultori Teologi, che dovranno pronunciarsi sulle “virtù eroiche” esercitate dal Servo di Dio Placido Cortese. Ci auguriamo che l’esame possa avvenire in tempi ragionevoli».
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Il presidente Mattarella consegna ai frati del Santo la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria di padre Cortese, che durante la seconda Guerra mondiale si prodigò per salvare perseguitati politici, internati ed ebrei
Il racconto del rettore e del vice rettore della Basilica del Santo, che oggi hanno ritirato dalle mani del Capo dello Stato la prestigiosa onorificenza nel corso di una cerimonia privata a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico a Padova
Con una cerimonia privata, in una sala del rettorato dell'Università di Padova, Sergio Mattarella ha consegnato ai frati della Basilica del Santo la medaglia d'oro al merito civile conferita al servo di Dio padre Placido Cortese (1907-1944), frate conventuale e direttore del “Messaggero di sant'Antonio” che durante l'ultimo conflitto mondiale si prodigò instancabilmente per salvare e aiutare prigionieri politici, internati di guerra ed ebrei perseguitati. Un'opera che gli costò la tortura e l'uccisione da parte della Gestapo nazista.
Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato alla memoria di padre Placido già il 7 giugno 2017; oggi 8 febbraio 2018, in occasione della visita del presidente della Repubblica a Padova per l'apertura del 796esimo Anno Accademico dell'Ateneo patavino, si è creata la possibilità per i frati conventuali di ricevere la medaglia dalle mani della prima carica dello Stato. A incontrare il presidente sono stati fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica del Santo, e fra Giorgio Laggioni, nella doppia veste di vice rettore della Basilica e di vice postulatore della causa di beatificazione di Placido Cortese. Sono loro a raccontare di come l'incontro, pur breve, sia stato intenso e partecipato.
«Il presidente della Repubblica – racconta fra Oliviero Svanera – si è dimostrato molto compiaciuto nel poter onorare con un riconoscimento istituzionale una figura come quella di padre Placido. Ha sottolineato l'importanza di tenere desta la memoria di una figura così esemplare, che ha dimostrato di conoscere molto bene. Ha citato pure le sorelle Martini, collaboratrici di padre Cortese, rammaricandosi per la recente scomparsa di Carla Liliana Martini».
Fra Giorgio Laggioni fa eco al confratello: «Al presidente Mattarella abbiamo descritto il memoriale che in Basilica ricorda l'operato di padre Cortese. Ne è rimasto sorpreso, non sapeva che esistesse. In ogni caso, sembra quasi aver registrato l'informazione a futura memoria, chissà, per un prossimo passaggio a Padova da mettere in calendario...». Questa volta non si è concretizzata l’occasione. «Avevamo fatto una richiesta formale al cerimoniale del Quirinale per poter avere tra noi in Basilica del Santo il presidente, ma purtroppo abbiamo avuto un gentile quanto fermo diniego, perché i tempi della visita a Padova erano molto stretti» prosegue il rettore. E tuttavia, il luogo scelto per la cerimonia privata non è stato solo occasionale, se è vero — come ha affermato Rosario Rizzuto, magnifico Rettore dell'Università di Padova, nella sua relazione di apertura — che «siamo l'Ateneo di Concetto Marchesi, unica università insignita della medaglia d'oro al valore militare per la resistenza al nazifascismo».
Padre Oliviero riferisce anche di aver chiesto al presidente come fosse arrivato a conoscere una figura, quella di padre Placido Cortese, luminosa ma conosciuta più che altro a livello regionale, e poco di più… «La cosa mi incuriosiva, anche perché già in altra occasione Sergio Mattarella aveva citato padre Placido, il 25 aprile 2015, nel discorso dedicato alla Resistenza, insieme ad altre figure di spicco della Padova di quegli anni come Marchesi e Franceschini. Già fu una sorpresa quella volta, ora lo è a maggior ragione. Della medaglia d’oro al valor civile non ce ne eravamo nemmeno accorti: ci ha avvisato il prefetto, e abbiamo così potuto averne conferma sul sito del Quirinale, fino all’invito e all’incontro di oggi. Comunque, alla mia domanda il presidente ha semplicemente sorriso…».
Lo stupore è una delle chiavi di lettura della vicenda dell’ex direttore del «Messaggero di sant’Antonio», come spiega fra Svanera: «Padre Placido continua a stupirci. Testimonianze inedite sulla sua opera arrivano in convento ancora anche negli ultimi tempi. Fa molto effetto vedere quanto una figura così semplice abbia saputo fare nel bene. Nemmeno i frati suoi confratelli sapevano quanto si stesse operando per i disagiati; era arrivato addirittura ad ospitare delle persone in convento all’insaputa di tutti. Poi, va sottolineato che la sua fu un’opera di carità, non di politica. È forzato, come pure è stato fatto, dire che il presidente Mattarella rende omaggio al “antifascista padre Placido Cortese”. Non è così, e per noi, dal punto di vista francescano, è ben più di così. La sua azione di aiuto ai civili ebrei e perseguitati e ai militari anglosassoni è stata il suo modo santo di interpretare la propria vocazione di sacerdote e francescano, di pastore sensibile alle sofferenze del suo gregge. Del resto, la sua figura dà luce anche al “Messaggero di sant’Antonio”, di cui era direttore, e al suo motto “Vangelo e Carità”, che egli ben incarnò con la passione per la divulgazione alta del messaggio antoniano. Infine, se pensiamo a come è morto, torturato dalle SS nel carcere di Trieste, appare lampada che riverbera nei tempi oscuri della seconda guerra mondiale. Noi frati avviciniamo la sua testimonianza a quella di san Massimiliano Kolbe. Furono luci nelle tenebre, trasparenza di Vangelo».
Ed ecco infine la motivazione del conferimento della medaglia alla memoria, come indicato sulla pergamena consegnata ai frati insieme alla medaglia d’oro: «Direttore del "Messaggero di S. Antonio", durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 — Padova».
Vai al video della consegna della medaglia (video ufficiale della Presidenza della Repubblica italiana)
Vai alla pagina dell’articolo sul “Messaggero di sant’Antonio” - “Il presidente Mattarella «incontra» padre Placido Cortese”: http://www.messaggerosantantonio.it/it/content/il-presidente-mattarella-incontra-padre-placido-cortese
APPROFONDIMENTI:
Comunicati stampa su p. Cortese e la "Catena di salvezza":
- 17 novembre 2017: Dagli USA nuovi documenti sulla “Catena di salvezza” di padre Cortese, tra i collaboratori il medico e politico Angelo Lorenzi, fondatore delle Acli padovane
http://areastampa.messaggerosantantonio.it/content/dagli-usa-nuovi-documenti-sulla-catena-di-salvezza-di-padre-cortese-tra-i-collaboratori-il
- 26 settembre 2017: Si è spenta Carla Liliana Martini, una delle ultime testimoni della “Catena di salvezza”
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- 7 settembre 2017: L'8 settembre al Santo “Anch’io Milena Zambon”, una pièce per ricordare la nascita della “Catena di salvezza” l’8 settembre del 1943 che salvò molti perseguitati dal nazifascismo a Padova
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- 25 gennaio 2017: Il 27 gennaio al Santo il ricordo di quanti collaborarono con padre Cortese alla «catena di salvezza» di perseguitati e internati dal nazifascismo
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Le sorelle Lidia e Liliana Martini parlano del funzionamento della «catena di salvezza» coordinata da padre Cortese.
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Veneranda Arca di sant'Antonio | ConferenzaStampa
Restaurato al Santo il "Cristo passo", affresco del tardo Quattrocento attribuito a Jacopo Da Montagnana
L’intervento, finanziato da un’azienda padovana, mette in luce un punto della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio
È tornato all’antico splendore in Basilica del Santo il Cristo passo con gli strumenti della Passione del tardo Quattrocento attribuito a Jacopo Parisati, detto Jacopo da Montagnana. L’intervento di restauro, promosso dalla Veneranda Arca di S. Antonio e finanziato da un’azienda privata del Padovano, la Interchem Italia, mette in luce un punto della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio, una pratica di pietà popolare molto diffusa tra tardo Medioevo e Rinascimento. L’opera è stata presentata oggi nella Sala dello Studio teologico della Basilica del Santo alla presenza del vicerettore del Santo, padre Giorgio Laggioni, del presidente capo della Veneranda Arca di S. Antonio Emanuele Tessari, dell’assessore alla Cultura del Comune di Padova Andrea Colasio, dell’ad di Interchem Italia Gianni Pierbon, l’azienda mecenate che ha sostenuto il risanamento dell’affresco, e di Giovanna Baldissin Molli, del Collegio di Presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio e docente al Dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Padova.
Il restauro si è svolto secondo le indicazioni scientifiche della dottoressa Monica Pregnolato della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. L’intervento, realizzato dal restauratore Giordano Passarella, è durato un paio di mesi e ha riguardato la pulitura e il consolidamento della superficie pittorica.
L’affresco dell’ultimo quarto del secolo XV raffigurante il Cristo passo con gli strumenti della Passione si trova in una delle nicchie della controfacciata della basilica. È completato dalla paretina soprastante con due angioletti a monocromo, dipinti su un fondo imitante un marmo screziato di verde e recanti una targa con l’indulgenza per i defunti. Il restauro non ha soltanto restituito un bel brano di pittura, pervenuto sostanzialmente integro, ma ha anche permesso di identificare un punto preciso della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio. Tale pratica religiosa, pur cambiata nella modalità rispetto a un tempo, è tutt'oggi assai sentita al Santo: ne fanno fede le sante messe ordinate dai fedeli e dai pellegrini che nella stragrande maggioranza sono in suffragio dei defunti.
L’immagine del Cristo passo (cioè sofferente) è una delle più diffuse in tutta la Cristianità, in numerose varianti, a seconda delle accentuazioni che, volta per volta, gli artisti intendevano sottolineare, ad esempio con la presenza del calice, della croce, di Maria e Giovanni, o, come in questo caso, di tutto lo strumentario della Passione. Nel Cristo passo del Santo l’elenco preciso degli oggetti (il gallo, la tunica, i chiodi, le monete, la spugna...) assumeva un vero ruolo di mnemotecnica: guardando l’immagine il fedele riusciva a ripercorrere nella sua mente la Passione di Cristo e a meditare su quella.
A partire dal Medioevo una pia leggenda legata a papa san Gregorio Magno (540 circa - 604) ebbe una grande popolarità. Mentre il pontefice stava celebrando la messa, comparve sull’altare Cristo con la croce. Scosso profondamente da questa visione, Gregorio Magno concesse la possibilità ai fedeli, che avessero pregato davanti a immagini simili, di ottenere indulgenze per le anime dei defunti. Questa pratica pia si diffuse molto rapidamente in Europa, ed è testimoniata in diversi casi (libri d’ore manoscritti e miniati, affreschi, dipinti su tavola).
Qui, nella nicchia del pilastro di destra della controfacciata, la paretina soprastante il Cristo passo assicura che i papi Gregorio (Magno) e Sisto, «concederanno 30.000 anni e 23 giorni di indulgenza a chi reciterà il Pater noster e l’Ave Maria». Il papa Sisto cui allude la scritta sostenuta dagli angioletti è probabilmente Sisto IV, francescano che conosceva molto bene la basilica del Santo e papa dal 1471 al 1484: questa citazione dà probabilmente anche un’indicazione temporale di massima per l’esecuzione dell’affresco.
L’identificazione del punto della basilica come locus dedicato al suffragio è convalidata da altri due elementi. Sulla parete ad angolo, a sinistra, una scritta semicancellata ma ancora leggibile mostra la sequenza delle sette preghiere che, secondo la tradizione, Gregorio Magno compose per essere recitate davanti all’immagine del Cristo passo (intervallate dalla recita del Pater noster e dell’Ave Maria). La prima delle quali dice: «O Domine Iesu, adoro te in Cruce pendentem, coronam spineam in capite portantem. Deprecor te, ut tua Crux liberet me ab Angelo percutiente».
Le strette monofore della facciata della basilica recano vetrate di età moderna, al centro delle quali si trova un oggetto della Passione (la colonna della flagellazione, i dadi, la spugna…), a testimoniare che quell’immagine del Cristo passo ebbe la forza di concentrare in quel punto della chiesa, a ridosso della controfacciata, la preghiera per il suffragio dei defunti.
L’affresco che oggi vediamo, generalmente attribuito a Jacopo Parisati da Montagnana, è un bell’esempio di pittura post mantegnesca databile all’ultimo quarto del Quattrocento. Si conoscono diversi nomi di pittori attivi in quel periodo, ma solo a Jacopo possiamo riferire con certezza documentaria alcune opere. Di altri pittori, come Pietro Calzetta, Pietro Maggi da Milano, Matteo Dal Pozzo, non si conoscono opere sicure, sicché non è facile, per la mancanza di punti di appoggio, distinguere le diverse mani. Pietro Calzetta e Jacopo da Montagnana lavorarono a più riprese nella basilica e, insieme, nella cappella Gattamelata (ora cappella del Santissimo Sacramento), ma gli affreschi sono andati perduti. Va però ricordato che il tema del Cristo passo fu molto diffuso tra i francescani, in quanto proponeva quel tipo di meditazione emotivamente sentita sulle sofferenze di Cristo, che erano diventate, con la stimmatizzazione, anche le sofferenze di san Francesco. Nella basilica, tra opere di pittura, scultura e oreficeria, sono almeno 7 le raffigurazioni del Cristo passo realizzate nel corso dei decenni centrali del Quattrocento.
Le altre tre nicchie dei pilastri della controfacciata ospitano un santo ciascuna, di epoca trecentesca: sant’Antonio, san Ludovico di Tolosa, santa Lucia (agli affreschi che raffigurano gli ultimi due santi è dedicata la rassegna concertistica “Musica al Santo per il Santo” per raccogliere fondi a sostegno del loro restauro). Non sappiamo se nella nicchia oggetto del presente restauro già nel Trecento fosse raffigurato un Cristo passo, poi sostituito dall’attuale, forse perché deteriorato.
Il restauro è inserito in un piano di valorizzazione delle opere del Santo individuato dalla Veneranda Arca di S. Antonio in conformità con i propri compiti statutari e che, nell’ottica di collegare la basilica con la città, cerca di coinvolgere il privato, imprese o singoli cittadini che siano, nella “custodia” delle innumerevoli opere d’arte del santuario antoniano. La scelta di intervenire sul Cristo passo è ricaduta su questo affresco così denso di significati in sintonia con la sensibilità dei rappresentanti della Interchem Italia, che hanno fortemente voluto festeggiare il trentennale aziendale prendendosi cura di un’opera del proprio territorio che aveva necessità di essere restaurata.
FOTO DA UTILIZZARE CON CITAZIONE DEI CREDIT FOTOGRAFICI:
Per le foto dell'affresco del Cristo Passo: foto ©Giordano Passarella / Archivio MSA
Le foto sono nominate con una sommaria descrizione (totale, particolare, ecc.) e con l'indicazione se prima o dopo il restauro: es. "Cristo passo_DESCRIZIONE_prima" (foto prima del restauro) e "Cristo passo_DESCRIZIONE_restaurato" (foto dopo il restauro).
Le foto prima del restauro sono 4, quelle relative all'opera restaurata 6.
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Veneranda Arca di sant'Antonio | ConferenzaStampa
Restaurato al Santo il Cristo Passo del tardo Quattrocento attribuito a Jacopo da Montagnana
Conferenza stampa di inaugurazione martedì 28 novembre 2017, ore 11.00 a Padova, in Sala dello Studio Teologico - Basilica del Santo
È tornato all’antico splendore in Basilica del Santo il Cristo Passo del tardo Quattrocento attribuito a Jacopo da Montagnana. L’intervento di restauro, finanziato da un’azienda privata del Padovano, mette in luce un punto della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio, una pratica di pietà popolare molto diffusa tra tardo Medioevo e Rinascimento.
L'opera restaurata verrà presentata in
CONFERENZA STAMPA
Martedì 28 novembre 2017, ore 11.00 a Padova
Sala dello Studio Teologico, Chiostro della Magnolia - Basilica del Santo
Seguirà INAUGURAZIONE in Basilica
Interverranno:
padre Giorgio Laggioni, Vicerettore Basilica del Santo
Emanuele Tessari, Presidente Capo della Veneranda Arca del Santo
Andrea Colasio, Assessore alla Cultura e Musei del Comune di Padova
Gianni Pierbon, Amministratore delegato Interchem Italia
Giovanna Baldissin Molli, Presidente della Veneranda Arca di S. Antonio - Dipartimento dei Beni culturali, Università di Padova
Giordano Passarella, Restauratore
Con cortese richiesta di partecipazione

Basilica del Santo | ComunicatoStampa
Dagli USA nuovi documenti sulla “Catena di salvezza” di padre Cortese, tra i collaboratori il medico e politico Angelo Lorenzi, fondatore delle Acli padovane
Domani, sabato 18 novembre alle 17.00, nel 73° anniversario della morte, la Commemorazione al Santo del francescano «Martire della Carità» di cui è in corso la causa di canonizzazione
Spuntano nuovi documenti storici sulla “Catena di salvezza” di padre Placido Cortese, frate del Santo e direttore del «Messaggero di sant’Antonio», torturato e assassinato dalla Gestapo nel 1944 per aver salvato centinaia di civili, militari ed ebrei perseguitati dalla furia nazifascista. Tra le novità, il nome, mai emerso fino a oggi tra i collaboratori del Servo di Dio Cortese, del medico e politico padovano Angelo Lorenzi. La notizia anticipa il 73° anniversario della morte del frate che si celebrerà al Santo domani, sabato 18 novembre: alle ore 17.00 la messa presieduta dal biografo di Cortese padre Apollonio Tottoli e trasmessa anche in streaming web sul sito Santantonio.org; a seguire, la preghiera al Memoriale-confessionale dal quale il francescano coordinò le operazioni del movimento segreto di carità. Nell’occasione sarà ricordata anche la figura di Carla Liliana Martini, scomparsa il 25 settembre scorso, generosa collaboratrice, insieme alle sorelle Renata, Teresa e Lidia e ad altri giovani padovani, della “Catena di salvezza”.
Nelle ultime settimane sono giunti a Padova dal National Archives and Records Administration (NARA), USA, alcuni documenti di grande interesse sia per la causa di canonizzazione di padre Cortese sia sotto il profilo prettamente storico. Tra quelli che si sono rivelati una vera sorpresa, una lettera alla Allied Screening Commission (Commissione Alleata di Verifica) spedita da Lugano e datata 5 giugno 1946, in cui si citano due persone “fondamentali” nell’aiutare i soldati alleati a fuggire dall’Italia: padre Cortese e, appunto, Angelo Lorenzi. La missiva, che dai primi riscontri in corso di verifica potrebbe essere stata scritta dall’allora viceconsole britannico in Svizzera, attribuirebbe al francescano l’aver fatto fuggire nel Paese elvetico circa 200 (il numero non è chiarissimo) soldati inglesi. Il mittente della lettera conservata al NARA trascrive a questo proposito una precedente missiva dello stesso Lorenzi, con cui il medico informava della morte in «carcere» (il riferimento è al bunker della Gestapo a Trieste) di padre Cortese e di aver collaborato con lui.
Figura di spicco nel panorama sociopolitico nazionale, Lorenzi, nato nel 1892 a San Pietro Valdastico (Vicenza), all’epoca comune di Rotzo, poi residente a Padova in via del Santo, aderì al Comitato di liberazione nazionale per il quale faceva da collegamento ed ebbe un ruolo importante nelle trattative per la resa dei fascisti che avevano ancora in mano Padova dopo il 25 aprile: i negoziati avvennero nel convento del Santo, nella famosa Sala bianca o Parlatorio del Rettore, detto anche dei Vescovi, dove fu firmato il patto di resa il 27 aprile 1945. Dopo la Liberazione Lorenzi collaborò anche con il prete-partigiano monsignor Giovanni Nervo nel trasporto degli internati dai campi di concentramento al Collegio Barbarigo per una prima accoglienza. Libero docente di Terapia fisica all’Università di Padova, fu senatore della Repubblica dal 1948 per quattro legislature, fondatore e primo presidente delle ACLI padovane. Ebbe tre fratelli tutti sacerdoti, tra questi don Alfonso Lorenzi, che fu per molti anni parroco di Saonara, anche durante l’ultima guerra. Di Lorenzi sono ancora viventi due figlie.
Un altro significativo documento, arrivato recentemente al vice postulatore della causa di canonizzazione, padre Giorgio Laggioni, è un biglietto ritrovato nel fascicolo che raccoglie la documentazione su padre Cortese. Si tratta di un “Report of outside investigation”, nel quale, in poche righe, si afferma che salvò prigionieri di guerra (Pows) ed ebrei (Jews). È uno dei rari documenti in cui si accenna al salvataggio di ebrei da parte del frate del Santo.
«La causa di canonizzazione del nostro confratello prosegue il suo iter – spiega padre Laggioni –. Dopo l’approvazione a gennaio scorso della Positio da parte della Consulta storica della Congregazione delle cause dei santi, passerà all’esame dei Consultori teologi che esprimeranno il loro voto sulle virtù eroiche esercitate dal Servo di Dio. Se tutto andrà bene, la parola passerà al Papa che potrà promulgare il decreto della Congregazione, attribuendo al Servo di Dio Placido Cortese il titolo di Venerabile, come è accaduto in questi giorni per Papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani. Restiamo in attesa del miracolo richiesto per la beatificazione. Intanto continuano le testimonianze di affetto da parte di fedeli e pellegrini che si soffermano in preghiera davanti al Memoriale di padre Placido e chiedono con fiducia la sua intercessione per qualche grazia particolare».
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Si è spenta Carla Liliana Martini, una delle ultime testimoni della “Catena di salvezza”
I funerali della padovana che collaborò con padre Cortese per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo domani a Zanè, nel vicentino
Si è spenta ieri mattina Carla Liliana Martini, un’altra preziosa collaboratrice della “Catena di salvezza”, il movimento fondato a Padova nel settembre 1943 dal Servo di Dio padre Placido Cortese, all’epoca direttore del Messaggero di sant’Antonio, per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo.
Il movimento di carità organizzato in segreto, sotto le cupole del Santo, ebbe come protagoniste molte giovani donne, tra cui appunto Carla Liliana, l’ultima delle sorelle padovane Martini. Con padre Cortese e le sorelle Renata, Lidia e Teresa (deceduta nel dicembre scorso), e altri giovani coraggiosi, Carla Liliana rischiava quotidianamente la propria vita per salvare quella di ebrei, perseguitati dai regimi dittatoriali, rifugiati, civili senza colpa. Per questo, Carla Liliana pagò con il carcere e il lager.
I funerali saranno celebrati domani, mercoledì 27 settembre, alle ore 10.30, nella Chiesa parrocchiale di Zanè (VI), dove abitava. Vi parteciperanno alcuni frati della Basilica di sant’Antonio.
«Ognuno di noi, conserva un ricordo vivissimo di quella coraggiosa donna – commenta padre Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di canonizzazione di padre Cortese – Rimane indelebile tutto quello che lei, assieme alle sorelle e ad altre donne, ha saputo fare collaborando alla mirabile “Catena di salvezza” che ha visto il nostro Servo di Dio padre Placido Cortese tra i protagonisti principali. Ci resta, oltre ai ricordi personali, la sua preziosa testimonianza al processo di beatificazione di padre Cortese, ampiamente riportata nella “Positio”, allo studio dei consultori storici e teologi della Congregazione delle Cause dei Santi ».
Come ha ricordato alcuni anni fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, queste donne incarnarono la «dimensione popolare» e quella «fraterna collaborazione» tra persone di idee politiche diverse che, dopo l’8 settembre 1943 molto contribuì a recuperare nel nostro Paese la «dignità smarrita» (discorso per il 25 aprile 2015 a Milano).
Carla Liliana Martini è nata nel 1926, undicesima di dodici fratelli. Dopo l'8 settembre '43 operò nella rete di solidarietà che aveva il suo riferimento in padre Cortese. Arrestata nel marzo 1944 con altre donne e la sorella, venne prima incarcerata a Venezia, quindi deportata nel lager di Mauthausen e, poi, nel campo di lavoro obbligatorio di Linz. Nel giugno 1945 fece ritorno con la sorella a Padova: appena scesa dal camion in Prato della Valle, corse con Teresa al Santo dove scoprì che padre Cortese era stato rapito dalla Gestapo nell’ottobre del ‘44.
Dopo la Liberazione fu riconosciuta partigiana della Brigata Pierobon. Terminati gli studi, si sposò con Carlo De Muri e si trasferì a Zanè, dedicandosi all'insegnamento. Solo molti anni dopo la prigionia Carla Liliana riuscì a raccontare di quei terribili anni per «cancellare l’odio con l'amore». Negli anni recenti Carla Liliana si recava in moltissime scuole e biblioteche a parlare ai giovani della Resistenza e di quanto accadutole. Quei ricordi confluirono anche in un libro (Catena di salvezza, ed. EMP 2005).

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Il 27 gennaio al Santo il ricordo di quanti collaborarono con padre Cortese alla «catena di salvezza» di perseguitati e internati dal nazifascismo
Alla vigilia della «Giornata della memoria», in basilica si celebra la messa in ricordo dei collaboratori del Servo di Dio padre Placido Cortese, rapito e ucciso dalla Gestapo nel 1944
Giovedì 26 gennaio, alle ore 18, nella Basilica del Santo sarà celebrata la Messa in suffragio dei collaboratori e delle collaboratrici del Servo di Dio padre Placido Cortese, nella sua opera di soccorso dei prigionieri nei campi di internamento (in particolare in quello di Padova-Chiesanuova) e nella «catena di salvezza» dei perseguitati militari, civili, ebrei dal nazifascismo.
La celebrazione presieduta da padre Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di canonizzazione di padre Cortese, rapito dal sagrato del Santo, torturato e ucciso dai nazisti nel novembre del 1944 nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste, sarà l’occasione per ricordare, alla vigila della «Giornata della memoria», persone tanto coraggiose ed esemplari nella loro attività, nascosta e preziosa, che portò in salvo molti perseguitati negli anni terribili 1943-1944, durante i quali la città di Padova conobbe sofferenze, violenze e lutti dolorosi.
In particolare sarà ricordata la padovana Teresa Martini Redetti, scomparsa il 24 dicembre scorso all’età di 97 anni, che dopo l’8 settembre del ’43 assieme alle sorelle Lidia, Carla Liliana e Renata e ad altre valorose giovani, collaborarono attivamente con padre Placido Cortese nell’eroica opera di salvezza di tanti perseguitati. Nel marzo del 1944, Teresa e Liliana vennero arrestate insieme ad altre donne, deportate nel lager di Mauthausen e, successivamente, spostate nel campo di lavoro obbligatorio di Linz. Rientrata a Padova al termine della guerra, Teresa sposò il medico Andrea Redetti, conosciuto nei campi di concentramento. Maestra per anni a Due Carrare e attiva politicamente, Teresa Martini Redetti soltanto molto tempo dopo, negli anni della vecchiaia, riuscì a parlare dei terribili mesi di prigionia nei campi nazisti e lo fece soprattutto con incontri rivolti a giovani e studenti.
Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 25 aprile 2015, nel suo discorso a Milano, queste donne incarnarono la «dimensione popolare» e quella «fraterna collaborazione» tra persone di idee politiche diverse che, dopo l’8 settembre 1943 molto contribuì a recuperare nel nostro Paese la «dignità smarrita».
Al Santo nel 2014, nello stesso luogo in cui padre Cortese confessava e dirigeva le operazioni di soccorso ai perseguitati, è stato inaugurato il suo «Memoriale», visitato ogni anno da migliaia di persone. Molte le testimonianze annotate dai fedeli nel libro qui collocato, a dimostrazione dell’interesse, in costante aumento, verso il frate martire originario di Cherso.
A questo link le video-testimonianze di due sorelle Martini, Lidia (scomparsa) e Carla Liliana, tratte dal libro con dvd Padre Placido Cortese. Il Coraggio del Silenzio di Paolo Damosso (ed. EMP):
https://youtu.be/_B_t5LUZBNg
Le sorelle Lidia e Liliana Martini parlano del funzionamento della «catena di salvezza» coordinata da padre Cortese.